MEGAN'S POV.
La battaglia stava per iniziare. Le nostre bandierine arancioni stonavano con le blu della fazione avversaria.
Björn, Lagherta, Ubbe e altre figure che non conoscevo sfilavano in prima linea.
Nel nostro campo avevamo Hvitserk, Ivar, re Harald e sua moglie Astrid, mio fratello e me.
Ivar e Hvitserk non mi parlavano quindi nessuno ha potuto evitare che io portassi Luna con me. Mio fratello, ignaro di tutto, credeva fossi finalmente pronta a prendere marito e staccarmi dai norreni.
Quando vidi Björn e quello che, secondo le dicerie, era il fratello di Harald, Halfdan, venire a cavallo verso il nostro campo, capii che forse il mio sogno si stava avverando. Forse loro avrebbero convinto Ivar a non lottare.
Ivar mandò di rimando Harald e Hvitserk. Scelta azzardata secondo me, dal momento che Hvitserk aveva un debole per Björn e Ubbe.
"Vado anch'io." Avvertii Ivar avvicinandomi con Luna a lui.
"Assolutamente no. Se mio fratello dovesse tradirmi tu resterai qui." Sussurrò cercando di non farsi sentire dagli altri.
Era ovvio. Avere il timore che il fratello lo tradisse spiegava la precarietà del loro rapporto. Gli altri non potevano conoscere le debolezze di Ivar.
"No, Ivar. Tornerò, te lo prometto. Anche se non lo meriti..." rivelai finalmente e, nonostante il cipiglio incupito, tirò un sospiro di sollievo e mi invitò a proseguire.
Affiancai Hvitserk che sbuffò non appena mi vide.
"Propongo uno scambio. Mio fratello con noi e Hvitserk nel vostro campo finché non ci riuniremo per l'accordo..." propose re Harald ottenendo il consenso di Björn.
Quest'ultimo era diverso da come lo immaginavo. Era più alto dei fratelli e aveva delle spalle imponenti che mettevano in risalto la sua forza in battaglia. Non appena affiancai Hvitserk i suoi occhi si spostarono su di me. Erano azzurro chiaro, rispetto ai fratelli i suoi capelli erano biondi e lunghi, legati in una stretta capigliatura.
"Non puoi venire." Mi intimò Hvitserk.
"Sì, Hvitserk. Posso e devo!" Gli urlai mentre Björn ci invitava a seguirlo, sicuramente confuso su di me.
"Perché mai?" Mi domandò scendendo dal cavallo una volta attivati nel campo nemico.
Feci lo stesso e lo affiancai.
"Perché ti ho promesso che avrei appoggiato ogni tua decisione. Se tu decidessi di restare qui con i tuoi fratelli non ci penserei due volte a tornare sola da Ivar e farmi ammazzare per entrambi!" Rivelai.
Hvitserk mi guardò stupito poi mi abbracciò. La sua collera stava passando e con un certo sollievo e calore ricambiai il suo abbraccio.
"Andiamo... spero che questa storia si risolva senza sangue..." continuai stringendogli una mano.
Non appena Ubbe scorse Hvitserk corse ad abbracciarlo dimostrando il loro legame indissolubile. Ivar era nel torto ed io non mi pentivo di essergli andata contro per far valere la sua famiglia.
"Ciao, Megan. Sono contento di vederti viva. Ivar a quanto pare ha avuto un po' di magnanimità e ti ha risparmiato." Mi appellò Ubbe scombinandomi i capelli.
Dal mio volto uscì una smorfia mentre Hvitserk con un colpo di tosse alludeva alla mia "relazione" con Ivar. Ubbe per fortuna non capì.
Ci portò attorno al fuoco. Ad attenderci Lagertha ed una donna, Torvi l'avevano chiamata, che affiancò immediatamente Ubbe. Lagertha sprigionava forza e magnificenza ad ogni suo passo. Avevo dinanzi agli occhi la Shieldmaiden più famosa di sempre ed invece di provare rabbia come Ivar, ne ero affascinata. I suoi occhi azzurri erano contornati da del trucco nero che li risaltava. I suoi capelli sciolti erano contornati da due trecce laterali che le scoprivano il viso.
Ero così presa dalla sua visione che non mi accorsi di aver qualcuno alle mie spalle.
"Dovresti legare i tuoi capelli. Sono troppo lunghi, rischieresti di distrarti durante la battaglia . Una sola distrazione e sei fuori." Sussurrò Björn porgendomi delle forcine. Le usavamo anche in Inghilterra.
Borbottai un grazie confuso sotto l'ansia e la distrazione dei suoi occhi espressivi che mi fissavano. Incuteva più soggezione e timore di Ivar all'apparenza. Ma bastava che aprisse bocca per far ricredere chiunque della sua giustizia.
Improvvisamente i suoi occhi ricaddero sul ciondolo al mio petto. Era la spada chiusa in un cerchio , l'avevo resa una collana per poterla indossare.
"Dove l'hai trovata?" Mi domandò impaziente facendomi arrossire.
"Era a York. Sul pavimento della chiesa..." rivelai.
Lasciò la presa sulla collana e mi guardò negli occhi.
"Me la regalò Ragnar durante il nostro scontro contro Parigi."
"Tienila, sicuramente ha un valore più alto per te..." gli proposi togliendola ma mi bloccò.
"Shh... ho la sensazione che ci rivedremo presto e avrai occasione di ridarmela." Sussurrò al mio orecchio.
"Non voglio combattere contro di te , fratello. Non posso permettere che il sangue del mio sangue soffra a causa mia e non voglio finire nel Valhalla osservando un mio fratello farmi del male." Si rivolse poi a Hvitserk.
"Non convincerete Ivar così facilmente..." rispose Hvitserk osservando Ubbe.
Inutile spiegare quanto questo sguardo fosse diverso da quello che riservava ad Ivar.
"Chiunque può ricredersi delle proprie convinzioni. Ragnar non voleva questo." Si intromise Lagertha.
Hvitserk mi guardò cercando un appiglio in me.
"No, Hvitserk, non guardarmi. Se non morirò in battaglia tornerò ad Essex il giorno seguente la sua conclusione. E questa è solo la conseguenza migliore che mi spetta perché ho provato a convincerlo a non lottare. Questa carneficina sarà sulla coscienza di voi tutti." Rivelai mentre Hvitserk mi raggiungeva incredulo.
"No, è impossibile... non ti ha chiesto di andartene." Sussurrò avvicinandosi.
"Infatti. Mi ha solo minacciato di uccidermi e poi di mandarmi in Inghilterra. Non avrò questa umiliazione, me ne andrò con le mie mani." Gli svelai.
"Non capisco ancora perché ti abbia risparmiato... e continua a farlo..." si intromise Ubbe guadagnandosi una mia occhiata, "non che io ti voglia morta..." chiarì creando l'ilarità generale.
Si respirava un clima di famiglia, che con Ivar e Harald Non esisteva.
"I tuoi occhi sono dorati come i tesori che i norreni bràmano con avidità, rari da far invidia e contornati da ciglia folte che ne amplificano la bellezza generando stupore. Le labbra carnose... il naso sottile... i lineamenti delicati e i tuoi capelli lunghi e maestosamente lisci..." mi si avvicinò Lagertha accarezzandomi i capelli, "sembri generata da Freya per vendicare tutti gli uomini sulla terra. La tua bellezza è un'arma pericolosa. Non mi meraviglio di come Ivar ti tenga in vita." Concluse fissando i suoi occhi nei miei. Sembrava leggermi nell'anima. Distolsi lo sguardo dai suoi occhi e li posai su Ubbe che commentò:
"Certo, finché non apre bocca. Ha minacciato e provato ad uccidere Ivar più volte. Non è da sottovalutare!" Mi sorrise facendo incupire Hvitserk.
"Sei indietro con gli eventi , fratellino. Le carte in tavola si sono invertite e sono diventati amanti!" Informò il fratello.
Si creò un silenzio carico di imbarazzo.
"Ancora Hvitserk?! Non c'è stato niente oltre qualche bacio e credevo ti fosse passata! Hai una guerra a cui pensare quindi tira fuori l'uomo che è in te e privati di queste tue paranoie adolescenziali. Io sono dalla tua parte e rischierei la vita per te! Te lo ripeterò all'infinito!" Sentenziai.
"Ve l'avevo detto. Bella , divina, meravigliosa finché non apre bocca."Sorrise Ubbe.
Mi infastidiva che tutti ormai sapessero di me e Ivar. Avrei ucciso Hvitserk.
"In realtà, Ubbe..." si intromise Lagertha, "questo caratterino, unito al suo coraggio e alla sua saggezza (ha rischiato la vita e l'amore per una causa più che giusta!), sarebbe l'ideale per una Shield Maiden..."
Ero onorata che pensasse questo di me. La miglior shieldmaiden!
"Hvitserk. Se ti sei pentito di essere sceso dalla nave quel giorno , combatti con noi." Implorò Ubbe il fratello.
Non mi capacitavo di quella situazione inutile e senza senso. E stavo per emozionarmi dinanzi ad un fratello che implorava l'altro di non essergli rivale.
"No, a cosa serve il pentimento se segui il volere degli dei." Gli rispose .
"Gli dei ora ti hanno portato qui..." sussurrò di rimando con fermezza.
Hvitserk scosse la testa ma lèggevo nei suoi occhi un velo di incertezza.
"Ho visto anche il vescovo Cristiano. Perché Ivar lo ha risparmiato?" Domandò improvvisamente Ubbe catturando la mia attenzione. Parlava di mio fratello.
"È un grande, grandissimo guerriero. Vi consiglio di stare alla larga da lui." Chiarì Hvitserk.
"Lui farebbe meglio a stare alla larga da me!" Lo corresse Björn ferendo l'orgoglio di mio fratello e , di conseguenza, il mio.
"Tu non conosci mio fratello!" Mi intromisi con la voce mossa dalla rabbia.
"Tu non conosci me!" Ribatté Björn avvicinandosi pericolosamente a me. Arrivavo sotto al suo mento e il suo fisico mi sovrastava sprigionando potenza da tutti i pori. Non mi sarei fermata per quello.
"È vero , ma prova soltanto a sfiorare mio fratello e ricorda che alle sue spalle ci sarò io a vendicarlo!" Gli urlai .
Björn stava per ribattere quando la madre si intromise tra noi.
"Mi ricordi me alla tua età quando incontrai Ragnar la prima volta. Sfrutta questa rabbia sul campo di battaglia e sarai invincibile!" Mi sussurrò piano poi si rivolse al figlio, "ma non domani. Non incontrerai suo fratello sul campo perché non ci sarà alcuna battaglia. Non dovrà esserci , per l'amore del nostro Ragnar." Terminò.
Detto ciò si allontanò e ci lasciò soli con mille domande ad aleggiare tra di noi.
"Hvitserk, scegli ciò che ti rende felice..." sussurrai accarezzandogli una guancia.
Mi posò un bacio sulla mano e mi sorrise.
Dopo quel gesto mi allontanai , lasciando che i tre fratelli rivivessero i bei momenti insieme. Avevo solo una speranza nel cuore: che non ci sarebbe stata alcuna battaglia.
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Love and Fear
Ficción históricaMegan ha 17 anni ed è la sorella del vescovo Heahmund di Sherborne. Siamo nel IX secolo dopo cristo e i Pagani attaccano il Wessex e invadono York. Megan è così forte e testarda da manipolare e prendersi gioco di chi le sta attorno. Non a caso riesc...