Capitolo 11: Look After You

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MEGAN'S POV.
Dopo due settimane circa eravamo finalmente arrivati. Ivar aveva liberato mio fratello e gli aveva confessato tutte le speranze che riponeva in lui. Ivar sembrava affascinato dalle argomentazioni di mio fratello ma non lo avrebbe mai ammesso. Io, invece, mi stavo legando ogni giorno sempre di più a lui. E questo legame mi stava portando alla paura. Non aveva un nome e nessuno ne era a conoscenza. Inoltre non riuscivo a definire i sentimenti di Ivar.
"Sicura di voler combattere?" Mi domandò Hvitserk mentre gli altri allestivano gli accampamenti.
Stava incombendo la notte, i preparativi erano sempre più veloci.
"Sinceramente no. Era il mio desiderio più grande ma ora come ora non vedo altro che uno stupido  scontro tra fratelli che dovrebbero amarsi e non uccidersi a vicenda." Rivelai perlustrando la zona. Ivar mi aveva promesso un tendaggio privato per poter cambiare il mio abito e indossare l'armatura. Non che mi cambiasse la vita, ma anche Freydis si sarebbe sentita maggiormente a suo agio in un luogo privato e condiviso solo da noi due.
"Lo so, lo so..." sussurrò Hvitserk rammaricato.
"Domani rivedrai Ubbe. Sicuro di volerlo affrontare?" Domandai incuriosita.
Scosse il capo turbandomi.
"Lo scontro avverrà fra tre giorni. Domani chiederemo aiuto a re Harald. Abbiamo bisogno di un esercito potente..."
Non conoscevo Harald, non conoscevo tutti gli stabilimenti vichinghi. Dovevo provvedere.
Per adesso provavo solamente a prepararmi mentalmente e moralmente per la battaglia.
"Non hai risposto. Pronto ad affrontare il fratello che ami di più?" Insistetti fermandomi.
Ci eravamo allontanati troppo dagli accampamenti e davanti a noi si trovava un piccolo e maestoso lago.
Lo guardai affascinata mentre Hvitserk elaborava la mia domanda.
"Certo che no..." sospirò.
"Non dovete farlo... proverò ancora a convincere Ivar..." lo rassicurai battendogli un piccolo colpo sulla spalla.
Hvitserk era soprappensiero. Mi trattenne per un braccio e mi si avvicinò.
"Si sta facendo buio però non riuscirò a passare la notte da solo, insonne e in ansia. Ti aspetto, anche se dovessimo restare da soli in silenzio..." propose agitandomi.
Era una proposta difficile da decifrare ed io avevo già altri piani per quella serata.
"Credo sia meglio che tu riposi. Dopo due settimane di sonno incostante sulla nave e una guerra incombente sarà meglio che tu provi almeno a dormire come si deve. Domani vi aspetta un accordo, tu dovrai stare attento e assicurarti che tuo fratello non combini guai in uno scatto d'ira!" Gli sussurrai provocandogli un sorriso.
"Hai ragione." Mi posò un bacio tra i capelli e mi prese il viso tra le mani, "avremo giorni più tranquilli per parlare e stare insieme, anche tu sei stanca e dovresti dormire..."
Acconsentii con il capo e tornammo agli accampamenti. Freydis mi informò che mio fratello discuteva con Ivar. Sembrava che ogni giorno lo convincesse sempre di più a lottare contro gli altri pagàni. Non sapevo cosa si dicessero ma provavo uno strano orgoglio dentro di me, forse perché speravo che mio fratello non prendesse tanto male la mia "relazione" con Ivar, nel caso improbabile in cui sarebbe uscita allo scoperto.
"Conviene mangiare prima, Megan" mi sussurrò Freydis guidandomi verso il falò.
Il modo in cui i norreni mi guardavano infastiditi mi desistette dal provare qualsiasi cibo. Ero delusa dal loro atteggiamento. Per la prima volta mi sentivo a casa ma nessuno mi accettava.
"Ti ameranno dopo che combatterai con loro..." sussurrò Freydis scrutando il mio viso. Le strinsi forte una mano del tutto incerta delle sue supposizioni.
Quando notai Ivar uscire dalla tenda di mio fratello lo raggiunsi . Si fermò in attesa che lo affiancassi e , quando lo feci, riprese il suo passo.
"Non mangi?" Gli domandai mentre si sforzava di camminare più veloce ma con un sorriso gli mostrai che non ce ne fosse bisogno.
"Il cibo può aspettare..." sussurrò con un sopracciglio alzato.
Gli facevo strada verso il lago in lontananza che avevo intravisto con Hvitserk. Il buio era calato ed era più complicato riconoscere il cammino ma in sua compagnia mi sentivo al sicuro.
"Non c'è bisogno di allontanarmi per uccidermi, tanto ti troveranno ovunque lo stesso." Ironizzò Ivar con un sorriso.
"Shh" lo esortai posandogli un bacio sulle labbra.
Eravamo abbastanza lontani e nessuno ci avrebbe più curato.
Mi incuriosita come Ivar fosse sempre stupito ad ogni mio bacio. Ormai passavo più tempo con lui che con Freydis e mio fratello.
"C'è un lago, dovrebbe essere qui..." gli rivelai scrutandomi intorno.
"Non è prudente fare il bagno di notte..." mi redarguì rallentando il passo affaticato.
"Certo che no. Ma sdraiarsi sull'erba sulle rive del lago può essere considerato prudente." Precisai guadagnandomi una sua occhiata furtiva.
"E se ci attaccassero?"
"Ci sono io, nessuno può competere con lady Megan di Sherborne." Bisbigliai divertita provocando la sua risata.
Ultimamente sorrideva molto di più. Aveva un sorriso perfetto, giovanile e maestoso. Gli donava quella bellezza innocente che si sforzava sempre di nascondere per far spazio al terrore.
"Eccoci, vuoi che ti aiuti a sederti?" Domandai cortesemente ma Ivar mi aveva già preceduto.
Affondai velocemente i piedi scalzi nel lago. L'acqua era gelida. Li ritrassi velocemente e affiancai Ivar che mi osservava divertito.
"Ti piacerà Kattegat..." sussurrò avvicinandomi con un braccio maggiormente a lui.
Gli sfilai lentamente i guanti di cuoio ai polsi. Sapevo cosa significasse per lui. Lo stavo privando della sua sicurezza, della sua forza. Lasciarmelo fare voleva dire abbandonarsi alle mie mani, e a me...
"con te di più, sicuramente..." bisbigliai salendogli sulle gambe.
Mi baciò. Un bacio che non era più furtivo, ma mi chiedeva di restare.
Provai ad adottare i consigli che avevo chiesto in quei giorni.
Mi staccai dal suo bacio per posargliene altri sul mento e a seguire sul collo. Gli lasciai un bacio più sensibile alla base del collo ed Ivar mi spinse a baciarlo di nuovo, stavolta con più trasporto. Con le sue mani ormai libere cercò i lacci del mio abito sulla schiena, e una volta allentati l'abito sarebbe caduto morbidamente sulle spalle.
"Baciami e non perdere il contatto visivo con i miei occhi, okay?" Mi rassicurò avvertendo il mio corpo tremare ad ogni suo tocco. Accennai un sì con il capo mentre Ivar, ottenuto il mio consenso, lasciava cadere lentamente il mio vestito sui fianchi.
Come promesso non staccò il bacio e, quando provò a togliere la sua armatura al busto non staccò il contatto con i miei occhi.
Eravamo soli, i miei occhi incastrati nei suoi azzurri , entrambi privi delle nostre corazze, i nostri corpi che si sfioravano.
Mi accarezzò piano i capelli e posò una ciocca dietro il mio orecchio.
"Megan... non meriti di stare con uno storpio." Sussurrò piano incupendo il suo sguardo. "Ho paura anche solo di osservare il tuo corpo e rendermi conto che meriti molto più di quello che uno storpio possa darti. Hai un re che ti aspetta ad Essex..."
"Shh..." lo esortai baciandogli la punta del naso, "forse non merito uno storpio, come dici tu, ma sto perdendo pian piano la testa per un re dalla mente pericolosa ma dal valore inestimabile , che incute timore a qualsiasi esercito al mondo..." rivelai osservando una piccola luce accendersi nei suoi occhi.
Non mi lasciò terminare, riprese a baciarmi rincuorato e orgoglioso delle mie parole. Stavamo per continuare a spogliarci quando una voce mi fece alzare di scatto.
"Non ci credo!" Urlò Hvitserk mentre mi rivestivo con la velocità di un lampo.
Ivar indossò i suoi guanti per poter riuscire a rialzarsi. Quando lo fece, il pugno di Hvitserk che gli arrivò in faccia accese la sua ira, e , nonostante l'imbarazzo provato in quel momento, mi intromisi tra i due per evitare ogni scontro.
"Fermati, Hvitserk. Davvero vuoi perdere l'unico fratello rimasto al tuo fianco?! E perché poi? Per uno stupido bacio che ho iniziato io?!" In parte era vero, avevo trascinato io Ivar lì, non volevo essere la causa di nessun litigio.
"Lasciaci soli, Ivar!" Impose Hvitserk al fratello.
Stranamente Ivar non era arrabbiato. Sul suo volto scorgevo un velo di tristezza per ciò che era accaduto. Se ne andò senza proferir parola mentre la furia di Hvitserk si trascinò su di me.
"Sul serio, Megan?! Ivar? Tra tutti proprio lui?" Iniziò e non capivo dove volesse parare.
"Sì, Hvitserk. Il cuore non si comanda e il mio mi conduce a tuo fratello..." rivelai piano mentre Hvitserk provava a ricomporsi.
"E cosa ne sarà del tuo cuore quando Ivar sarà re e vorrà una pagana al suo fianco? Oppure , mettiamo caso che sia così folle da sposarti, quando proverà a darti dei figli e non ci riuscirà? Perché è impotente, non lo sapevi? O quando ti renderà vedova in giovane età perché gli storpi non vivono a lungo!" Urlò provocandomi un sussulto.
Mi stava sputando la verità in faccia ma non riuscivo a dare ascolto ad una singola parola pronunciata da lui.
"Smettila, Hvitserk. È tuo fratello e anche lui merita di essere amato! L'amore dovrebbe andare oltre i problemi!" Lo redarguii ma mi rispose con un sorriso scettico.
"Megan, credevo fossi molto più sveglia di così, non puoi credere alle storie magnifiche che tuo fratello ti raccontava la sera. L'amore non basta a superare i problemi e Ivar ti renderà infelice. Io ti ho avvisato. Sei una donna libera ormai..." sussurrò.
Mi lasciò lì, sola, in preda all'angoscia. Aveva ragione probabilmente, ma al momento non riuscivo a veder altro che un fratello geloso. L'unico mio desiderio al momento era riappacificare i due fratelli e, magari, convincerli a non scontrarsi con Ubbe e Bjorn.

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