Capitolo 13: Fight with me

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MEGAN'S POV.
"Non dovresti combattere. La prima e ultima volta sei stata rapita da questi pagàni!" Esclamò Heahmund facendomi roteare gli occhi.
"Quei pagàni mi trattano meglio degli inglesi!" Ribadii convincente, convincente di una mezza verità.
"Sul serio? Vieni trattata meglio qui che a corte? Hai visto come ti guardano? Come ti repudiano? Non ti ameranno mai. Sei una cristiana!" Urlò al culmine dello sconforto.
Scherzavo, il peggio doveva ancora venire.
Si avvicinò indeciso per poi passarsi una mano tra i capelli e allontanarsi nuovamente.
"Gira voce che tu sia l'amante di Ivar... Preferirei non credere alle parole altrui ma alle tue. Davvero saresti così stupida da perdere l'onore non solo con un pagano, ma anche storpio?!" Urlò infuriato sbattendo dei pugni su un albero.
.
"No, Heahmund. Non aspetto altro che tornare da Alfred." Risposi ironica guadagnandomi una sua occhiata omicida.
"Okay. Tralasciamo re Alfred. Dimmi che le dicerie sono false. Se dovessi morire domani almeno lo farei con l'anima in pace!" Mi supplicò cercando di tornare calmo.
In fondo non erano dicerie vere. Non potevamo essere considerati amanti, non con un bacio almeno.
"No, Heahmund. So che il tempo scorre e dovrò trovare presto un marito, forse quanto prima ma sarà un Cristiano." Lo tranquillizzai .
Tirò un sospiro di sollievo e mi abbracciò.
"Promettimi che se dovessi morire domani tornerai in Inghilterra." Mi impose tra i capelli mozzandomi il fiato.
Come potevo promettere di tornare in Inghilterra quando stavo stringendo un legame profondo lì.
"Non morirai, Heahmund. Non deve accadere una cosa del genere, ne morirei anch'io." Rivelai stringendolo più forte.
"Promettilo e basta!" Mi implorò.
Non seppi desistere. Acconsentii con il capo e mio fratello sembrò tranquillizzarsi.
"Bene. Domani non muoverti dal mio fianco. Non deve accaderti nulla e in questo esercito mi fido solo di me stesso... e di te. A dopo piccola Meg." Sussurrò posandomi un bacio sulla Fronte.
Si allontanò velocemente. Non capivo il perché. Aveva in mente qualcosa.
Ne approfittai per parlare con Ivar. Quando lo raggiunsi era con Hvitserk. Non appena mi vide i suoi occhi rotearono in segno di disappunto.
"Eccola, non sono proprio in vena di sopportare due piccioncini come voi oggi. Meglio che vada." Esclamò provando ad allontanarsi e facendomi sorridere.
Prima di farlo gli posai un bacio sulla guancia. Notai le sue guance arrossire, balbettò qualcosa di confuso e poi se ne andò.
"Se continuerai così gli passerà prima del previsto..." sussurrò Ivar con un sorriso.
"Lo so." Risposi.
Ero stranamente allegra nonostante la guerra in corso.
"Senti, Ivar. Sono venuta qui per parlarti. Credo tu sappia già di cosa..." rivelai invitandolo a seguirmi.
"Dei miei fratelli scommetterei..." intuì capendo al volo.
Accennai un sì.
"Stamattina parlavo con mio fratello e mi sono resa conto che perderlo significherebbe perdere metà di me stessa, del mio cuore. Cosa farai se dovesse capitare uno dei tuoi fratelli dinanzi a te in battaglia? Lo uccideresti? Come vivresti dopo?" Gli domandai.
Notai la sua mascella muoversi e un cenno di rabbia infiammare i suoi occhi.
"Non mi creerò problemi. Lagertha ha ucciso mia madre ed io ucciderò chiunque si intrometterà nella mia vendetta, anche Björn o Ubbe!" Rispose risoluto irritandomi.
"Saresti esattamente come lei! Anzi peggio. Lei ha ucciso una sua nemica, una donna che le ha rubato l'uomo che amava e un regno in cui si sentiva a casa. Tu invece uccideresti il tuo stesso sangue, non credo Ragnar volesse questo!" Gli rinfacciai.
"Tu non sai niente di Ragnar e non sai niente di mia madre, non osare intrometterti altrimenti morirai con uno di loro!" Urlò sul mio viso ma non indietreggiai.
Certo, le sue parole mi avevano ferito. Neanche quando ero in catene mi aveva mai minacciato così. Ora quelle parole avevano tutto un altro effetto.
"Fallo ora. Nessuno ti ostacolerà , ti rispetteranno soltanto di più. Un Cristiano in meno nel tuo esercito!" Urlai di rimando spingendolo.
Vacillò e cadde a terra. Me ne pentii immediatamente ma la mia rabbia e la sua al momento erano troppo in alto.
"Me la pagherai. La morte sarà soltanto un desiderio per te." Mi minacciò facendomi chinare verso di lui.
"Ricorda bene le parole che hai detto perché non ti permetterò più di avvicinarti a me!" Sbraitai.
"Non lo farò. Ti spedirò in Inghilterra non appena avrò finito questa guerra!"
Mi allontanai. Era arrabbiato nero mentre io ero sempre di più preoccupata per lui.
Volevo salvare la sua famiglia e lo avevo fatto per lui.  Non volevo si pentisse delle sue azioni.
Volevo raggiungere gli altri ma Ivar stranamente mi seguì. Era riuscito a rialzarsi e mi aveva raggiunto in preda all'ira. Non mi spaventava, neanche in quello stato.
"Mi hai detto che non mi avresti tradito!" Mi rinfacciò bloccandomi un braccio.
"Non l'ho fatto! Tu hai minacciato di uccidermi io volevo solo salvarti dalla tua coscienza!" Urlai.
"Perché non hai paura di me?!"
"Perché ti voglio bene, Ivar. Ma non mi lascerò trattare così da te. Una persona che ti vuole morta non nutre niente nei tuoi confronti." Sussurrai provando nuovamente ad allontanarmi.
"Ho perso mia madre. Ho perso mio padre. Ho due fratelli contro e un difetto fisico. Non posso permettere che qualcuno mi renda debole. Che qualcuno mi influenzi o mi tradisca. Non mi fido di nessuno. Neanche di te in questo momento." Rivelò bloccandomi ancora.
"Bene. Io invece avevo riposto in te la mia fiducia, ma oggi la ritratterò, anzi, alla prima occasione tornerò in Inghilterra. Non c'è bisogno che mi spedisca tu." Mi svincolai.
"Non puoi farlo!"
"Sì! Volevi farlo tu ma lo farò da sola. Sposerò re Alfred e quando ci rivedremo sarai un mio rivale!" Gli rinfacciai e notai uno scintillio nei suoi occhi.
"Non sposerai Alfred!" Sussurrò a denti stretti.
"Sì, lo farò. Alfred mi ha sempre trattato come una dea, sì una delle vostre dee, e mi renderà una regina felice in una corte che mi ama. Con te rischierei di morire ogni volta che ti contraddico, non funziona così l'affetto." Rivelai piano.
"Questa è devozione. L'amore è altro, è simile alla follia, ti porta alla paura e tu lo sai bene perché me lo spiegasti tu." Sussurrò Ivar mentre il suo respiro si alterava velocemente.
"Alfred mi am..." iniziai ma le labbra di Ivar mi bloccarono.
Mi scansai velocemente dal suo bacio.
"No, Ivar. Non si dimenticano così le parole che hai detto. Non mi toccare e me ne andrò al più presto." Sussurrai voltando lo sguardo altrove.
Si allontanò velocemente. Avevo ferito il suo orgoglio e lui aveva ferito il mio.
Non gli avrei permesso di calpestare il mio onore, anche se era il futuro re dei norreni.

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