Capitolo 22: Leave me alone

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MEGAN'S POV.
Lanciai tutto ciò che avevo tra le mani. Un vaso di terracotta che si ruppe in mille pezzi. Proprio come il mio cuore in quel momento... le donne di Freydis scapparono via spaventate mentre quest'ultima assisteva al mio sfogo impietrita.
Lanciai abiti, bicchieri, ruppi tende e coperte.
Tutto ciò che capitava tra le mie mani si frantumava.
Non avrei mai pensato di assistere ad un tradimento simile. Non avevo lacrime da riservare a due traditori come Freydis e Ivar.
Le distrussi tutto.
Avrei voluto spaccarle anche il cuore come aveva fatto lei ma non potevo. E non ne avrei mai avuto il suo coraggio.
"Fermati, Megan!" Urlò tra le lacrime facendomi imbestialire ancora di più.
"Chiudi quella bocca!" Sbraitai raccogliendo la collana di perle che aveva tra le mani (e le avevo regalato io!).
Spezzai il filo facendo ricadere le perle lungo il pavimento.
"Questa collana era destinata al tuo matrimonio con la persona che amavi! Non ad un atto così vile! Sei solo una serva ingrata, non meritavi neanche di avvicinarti a me!" Le urlai contro impiegando tutta me stessa per non picchiarla. Avrei mantenuto il mio status di lady in ogni circostanza. Soprattutto con lei.
"Io amo Ivar..." balbettò offuscando la mia vista.
Scoppiai in una risata fragorosa e irrisoria. Volevo tanto svegliarmi da quell'incubo atroce.
"Tu non sai cos'è l'amore Freydis. Se lo avessi saputo non avresti neanche osato immaginare un tradimento del genere. Tu conoscevi tutto, sapevi ogni dettaglio di me e Ivar..." mi bloccai.
La voce mi si mozzò e non riuscivo a proseguire.
Scossi il capo e tirai un respiro profondo.
"Avrei dovuto lasciarti una schiava."
Le avevo dato tutto. Aveva dormito con me, pranzato con me, le avevo regalato abiti e gioielli preziosi in cambio del suo ascolto. L'avevo resa libera!
Mi mancò l'aria ma nascosi tutto tranquillamente per evitare di dargliela vinta.
"Megan... io non so che fare." Sussurrò piangendo.
La odiavo , le sue lacrime facevano soltanto crescere il mio odio.
Qualcuno corse da noi. Quando mi voltai e vidi gli occhi di Hvitserk compassionevoli mi resi conto che anche lui era a conoscenza di tutto. Non era sorpreso dal soqquadro che avevo combinato.
"Tu sapevi tutto e non mi hai detto niente..." sussurrai piano provando a mantenere la calma. Solo quella mi avrebbe dato la lucidità.
Hvitserk mi guardò amareggiato, provò a toccarmi ma mi scansai.
"Ti avevo avvertito ma tu non mi hai dato ascolto. Sapevo che avrebbe scelto una norrena e quando l'ho saputo morivo al pensiero di dirtelo e quando ho provato a farlo , tu eri così felice di essere tu la sua futura sposa che non ne ho avuto il coraggio. Io ti voglio bene, Megan. E per me non c'è paragone tra voi due. Mi dispiace ma non ci sono riuscito." Rivelò d'un fiato.
Mi lasciai abbracciare. Gli occhi di Freydis bruciavano alle mie spalle, infastidita dalle parole di Hvitserk.
"Me ne vado Hvitserk..." sussurrai uscendo dalla tenda di Freydis.
"Non puoi, Meg." Urlò inseguendomi.
Avevo desiderato così tanto arrivare a Kattegat e ora che c'ero riuscita me ne stavo scappando.
"Hvitserk , non resterò qui. Non più ormai." presi due abiti al volo e una coperta per poterli trasportare. Luna avrebbe retto anche quello.
"Parla almeno con lui!"
Mi bloccai di colpo e mi voltai verso Hvitserk che mi seguiva alle stalle.
"Tuo fratello non mi vedrà mai più!"
Gli puntai un dito contro e proseguii.
"Almeno salutami... io non c'entro nulla." Mi supplicò.
Aveva ragione. Ero così arrabbiata da non riuscire più a riconoscere chi non mi aveva fatto del male.
Abbracciai Hvitserk dicendogli addio. Sicuramente mi sarebbe mancato. Avevo sempre voluto che fossimo cognati, fratelli... a lui che era il mio migliore amico.
"Mi mancherai..." sussurrò tra i miei capelli facendomi scoppiare in singhiozzi che non riuscivo più a trattenere.
"Ci rivedremo, Hvitserk. Lo sento... ti prego abbi cura di te."
Mi strinse forte la mano e sicuramente voleva dirmi dell'altro ma si trattenne.
Mi lasciò andare piano e si allontanò.
Sentivo le lacrime bagnarmi il viso quando lo fece.
Fino a quella mattina credevo che la mia vita fosse con Ivar. Ora lui ne era la rovina.
Raggiunsi Luna alle stalle.
Le sistemai il carico da portare e la borraccia di acqua sperando di riuscire a trovare il tragitto che mi aveva indicato Björn.
Provai a partire ma qualcuno mi tirò una gamba costringendomi a scendere.
Quando lo feci e mi voltai i miei occhi si scontrarono con quelli impenetrabili di Ivar.
Il fuoco nel mio petto sembrò riaffiorare e lo schiaffo che colpì il suo volto ne fu la prova.
Non si arrabbiò. Era consapevole che in quel momento l'unica ferita fossi io!
"Resta..." sussurrò trattenendomi un braccio. Provò a baciarmi ma Mi divincolai violentemente .
Non mi avrebbe più ferita.
"Neanche morta resterei qui."
"Ti prego. Ho ottenuto tutto questo e volevo che tu fossi al mio fianco per vederlo. Non voglio che tu te ne vada..." sussurrò cauto provando a trattenermi.
Lo odiavo in quel momento. Come osava farmi una proposta del genere?
"E vedere te e Freydis sposarvi, essere felici , costruire un regno e una famiglia insieme? No! Me ne vado prima che tu mi distrugga. Mi hai risparmiato la vita ma mi hai ferita terribilmente."
Provai a rimettermi in sella.
"Mi hai promesso che non te ne saresti andata..."
"Finché non mi avresti tradito e lo hai fatto." Precisai.
I suoi occhi si fissarono nei miei credendo di avere ancora effetto su di me.
"Perché proprio lei?" Ebbi il coraggio di chiedergli.
Tirò un sospiro lungo e provò a prendermi per mano: "perché è l'unica norrena che mi ricorda te."
"L'unica di cui mi fidavo e non avrei immaginato al tuo fianco..." sottolineai con disprezzo, "ma ti ringrazio. Mi hai fatto capire che non bisogna fidarsi di nessuno.".
"Non era mia intenzione." Si scusò.
"Me ne vado, Ivar. Ti auguro una vita meravigliosa al fianco di Freydis." Sussurrai calma finalmente pronta per partire.
"Dove andrai?" Domandò fingendo indifferenza.
"Non lo so. Forse da mio fratello, forse da Alfred. O forse a Roma... ho sempre amato Roma." Lo presi in giro procurandomi un suo sguardo di rabbia.
"Se andrai da Björn, ti conviene non tornare mai più." Urlò a denti stretti.
Non c'era bisogno di Björn per abbandonare per sempre quel posto.
"Non tornerò, Ivar."
Volevo tanto fargli provare cosa fosse il tradimento. Andare da Björn, suo acerrimo nemico, significava proprio quello.
E me ne andai. Me ne andai nonostante il mio cuore si fermasse ogni volta che Ivar pronunciava il mio nome per farmi fermare.
Non mi voltai. Perché amare se stessi è essenziale per imparare ad amare gli altri.

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