Capitolo 1- Let's fight

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MEGAN

"Stai partendo con re Aethelwulf, vero?" domandai con indifferenza a mio fratello mentre pettinavo i miei lunghissimi capelli lisci e corvini alla toeletta in legno di ciliegio della mia camera. Odiavo la nostra dimora, era troppo scura e mi angosciava costantemente.
Mio fratello Heahmund tirò un sospiro frustrato. Gli avevo chiesto all'infinito di portarmi con sé e non aveva voluto. Era stato lui ad appassionarmi alla cavalleria e all'utilizzo della spada, eppure non mi aveva mai permesso di seguirlo nelle sue battaglie.
"Megan, la regina Judith vorrebbe la tua compagnia agli accampamenti. Perché Non vai da lei?" mi domandò mentre terminava di sistemare gli accessori della sua armatura.
Quasi d'istinto mi rinchiusi nel mio mantello e lui dovette accorgersene.
"Vai a cavallo?" mi domandò incerto e un pò distratto.
Annuii velocemente mentre il suo cipiglio alzato mi fece capire che voleva mi preparassi per raggiungere la regina.
"Non voglio, Heahmund. Preferisco restare qui a leggere e andare a cavallo piuttosto che andare dalla regina e pensare costantemente che tu possa non tornare per una guerra che non ti spetta..." lo redarguii ma lui, al mio contrario, si addolcì.
"Sono il vescovo di Sherborne, Mae. Lottare contro i pagani mi spetta, così come salvare i cristiani, non credi?" domandò avvicinandosi e posandomi un bacio sulla fronte.
Tremai. Il suo avvicinamento avrebbe potuto mandare all'aria il mio piano.
"sai che non è solo una questione di fede... il re li ha ingannati, non ha mantenuto l'accordo e adesso sono qui a reclamare ciò che spetta loro. La loro terra. Non lo trovo così sbagliato come credete voi." sottolineai voltandomi di spalle.
"Mae..." quando mi chiamava con il mio soprannome voleva incitarmi a fare qualcosa," questi discorsi da donna diplomatica e intelligente conservali per quando diventerai regina..."
RIECCOCI!
"Non sarò mai regina, Heahmund!" Lo scostai sprezzante posando il pettine bruscamente sul legno.
"Non lo sarai perché non vuoi sposare il principe Alfred!" Sentenziò a denti stretti pur sapendo quanto mi desse fastidio  quell'argomento.
"Esattamente! E' noioso e... malaticcio... suppongo. Heahmund ti supplico, non voglio fare la fine della moglie infedele o tradita. Voglio sposarmi per amore..." precisai scandendo bene ogni parola. Non che avessi un'opinione così bassa di Alfred. Era intelligente, pacifico e molto religioso, eppure non mi aveva affascinata al punto di sentire il bisogno della sua compagnia.
"Ne riparleremo. Devo andare..." sussurrò posandomi un bacio sulla guancia.
Era il suo arrivederci timoroso di diventare addio. Glielo leggevo negli occhi. Aveva il timore di lasciarmi sola e non farcela... Non avrebbe permesso che ciò accadesse.
"Heahmund..." lo chiamai quando ormai era arrivato alla porta. Fermò il suo cammino e si voltò a guardarmi.
"Tornerai, vero?" sussurrai addolcendomi improvvisamente. Era raro vedermi vulnerabile e lui se ne approfittava per compiacersene.
"Certo. Sarò qui quanto prima e con la vittoria in pugno!" mi rassicurò porgendomi un sorriso. Aspettai che se ne andasse e attesi il rumore del suo cavallo allontanarsi dalla nostra grande dimora.
Quando tutto ciò avvenne misi in atto il mio piano.
Levai velocemente il mantello blu notte che mi copriva e lasciai risplendere la mia armatura argentea . Scesi cauta le gradinate lasciandomi aiutare da Kath, la mia dama.
"Signorina è una stupida idea, rischieremo tutti la pelle!" Esclamò agitata mentre io rappresentavo la personificazione della calma assoluta.
"Oh, figurati Kath. Mio fratello è un uomo di Dio e non farebbe del male ad una mosca. In più conosce me , sua sorella, e sa essere giusto e quindi sapere con chi prendersela ." la tranquillizzai raggiungendo le stalle.
"Signorina, voi siete un' incosciente. E' una missione suicida! Dio mio, fermala dal suo irrazionale cammino!", Kath iniziò ad implorare Dio sapendo di non convincere me.
"Kath, non essere drammatica. Tornerò prima di Heahmund, non accadrà nulla e nessuno si accorgerà di tutto ciò . Ho questo, ricordi?" spiegai mostrando l'elmo che mi copriva il volto e i capelli. Di fatto raggruppai tutti i miei capelli sul capo e li coprii con esso.
"Come sto?" domandai sorridente ascoltando la mia voce diventata ormai profonda e irriconoscibile.
Con un salto preciso riuscii a salire sul cavallo e badare la mia piccola puledra dal manto bianco.
"Siete magnifica come un cavaliere da cui è meglio stare alla larga. Vostro fratello riconoscerà il cavallo e l'armatura, signorina Megan..." sussurrò Kath con un sospiro arrendevole.
Ci pensai su... era una delle dinamiche a cui avevo già pensato, ecco perché non poteva spaventarmi.
"Hai ragione Kath. Quando mio fratello se ne accorgerà, se se ne accorgerà, sarà troppo tardi e non potrà impedirmi più nulla."
Presi le redini del mio destriero e tentai di proseguire quando Kath mi trattenne ancora una volta per una gamba.
"Non avete paura della guerra? Perché dovete rischiare così tanto?"
Tirai un sospiro di tregua. Era difficile spiegare ciò che provavo e fare in modo che mi capisse . Nessuno poteva farlo.
"Non ho paura della guerra, Kath. La mia unica paura è restare qui e osservare in che modo gli altri decidano per me in nome di un onore e un potere che credono di possedere per aver riposto il regno nella pace. Sono stanca. Da oggi prenderò io in mano le redini del mio destino e sarò colei grazie alla quale York sarà liberata dai norreni. Allora sì che non potranno far altro che portarmi rispetto!"
Le mie ultime parole furono il movente principale per spingermi a partire.
La mia Luna partì a passo veloce senza darmi più tempo di voltarmi indietro,e , di fatto, non lo feci. Non bisognava mai voltarsi e domandarsi se la decisione presa fosse quella giusta. Bisognava prendersi le proprie responsabilità e affrontarle al meglio pur di uscirne vincitori. Ecco perché, durante tutto il mio tragitto verso gli accampamenti anglosassoni, non pensai neanche minimamente a tutti i punti a sfavore della mia scelta.
Era tardi quando raggiunsi l'esercito. Il cielo aveva iniziato a brillare grazie alla luce delle prime stelle. L'indomani sarebbe stata una giornata memorabile e che avrebbe segnato le nostre vite, o almeno la mia.
Legai il mio destriero in un posto isolato rispetto agli altri. Quella notte non avrei dormito e non era mia intenzione farlo.
"Come ti chiami, giovane?" domandò il re Aethelwulf alle mie spalle mentre mi sforzavo a mantenere la calma per non farmi riconoscere. Ricordai vagamente una famiglia inglese che venne a trovare me e mio fratello qualche anno prima.
"Alexander il nero, mio re..." sussurrai rendendo più cupa la mia voce.
Evitai di guardarlo negli occhi pur sapendo quanto fosse sbagliato nei confronti di un re. Eppure, i miei occhi, nascosti dalla visiera a sbarre, erano l'elemento più caratteristico della mia figura, l'unico che mi avrebbe esposto maggiormente.
"Bene. Ti ho visto arrivare da lontano. Conosco tuo padre e i suoi legami con il vescovo Heahmund. Ecco perché lo affiancherai nella battaglia di domani. Che il Signore sia la tua luce nel fardello che affronteremo...".
Le sue parole mi provocarono un sussulto. Mio fratello mi avrebbe sgamata all'istante. Tuttavia non potevo tirarmi più indietro e non potevo rifiutare l'ordine del re.
"Ai vostri ordini..." gli assicurai e mi voltai per una riverenza ad occhi chiusi. Non ci volle molto affinché il re si allontanasse.
Mi sdraiai sul terreno accanto ad una tenda improvvisata. L'indomani la mia vita sarebbe cambiata. Non avrei affrontato soltanto mio fratello, ma anche i figli del più grande re norreno mai esistito, Ragnar Lothbrok.

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