Capitolo 17: You are my war

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MEGAN'S POV.
"Non allontanarti dal mio fianco!" Mi aveva imposto mio fratello con un abbraccio caloroso.
"Non so cosa farei senza di te..." sussurrò tra i miei capelli scaricando i suoi tormenti.
Mi lasciai andare al suo abbraccio e lo consolai: "non lo scoprirai mai..."
Anche Hvitserk mi aveva ordinato: "Non allontanarti dal mio fianco!"
Così mi ritrovai a prendere posto in battaglia tra Hvitserk ed Heahmund.
Uno più rompiscatole dell'altro.
Dopo un padre nostro e due ave Maria iniziammo la battaglia.
Un rombo di olifante trombò nell'aria sancendo l'inizio.
Il suono della battaglia che iniziava traforò le mie orecchie costringendomi ad arrestarmi. Tutti i suoni divennero ovattati e le sagome confuse.
Mi piegai in due stringendomi la testa tra le mani e chiudendo gli occhi. Trattenni un urlo.
"Meg, non ora. Alzati e pensa soltanto a come usare la tua spada!" mi implorò Hvitserk scuotendomi le spalle.
Mi sollevò e mi spinse a stargli dietro mentre lui liberava la strada.
Non sapevo perché mi sentissi soffocare ma seguii il consiglio di Hvitserk. Mi soffermai su come sfruttare al meglio la mia strada e l'ansia passò.
Riuscii ad essere disinvolta e non mi lasciai travolgere dagli occhi delle persone che uccidevo, le uniche cose nel mio mirino erano il mio corpo e la mia spada. Quando fui abbastanza disinvolta superai Hvitserk e continuai a combattere.
Grazie allo scudo riuscivo a difendermi anche alle mie spalle. Mi sentivo forte e invincibile ad ogni movimento. Sferzavo la spada che sembrava segnare alla perfezione ogni mio pensiero. Gli avversari erano forti. Ero sicura che il mio corpo fosse pieno di ferite ma non potevo perdere la concertazione per soffermarmi su di esse.
Quando una pioggia di frecce si abbatté su di noi, riuscii in tempo a difendermi con il mio scudo, e catturai in tempo una freccia che mirava a Hvitserk.
"Ti ho appena salvato la vita, Hvitserk Lothbrok." Gli sussurrai con un occhiolino.
Con un sorrisetto di sfida mi sfidò, e in un attimo, tagliò la gola al norreno che mi stava per attaccare.
"Siamo pari."
Rimasi stupefatta. Mi ridestai velocemente per continuare il combattimento. Una sola distrazione sarebbe stata fatale.
Non vedevo più mio fratello e questa sua assenza mi provocava angoscia.
Sentivo che le cose stessero andando male. I guerrieri di Ivar si sforzavano di restare alla pari ma era difficile.
L'esercito di Björn sembrava stesse avendo quasi la meglio, ed io cercavo di sopravvivere in tutti i modi.
Notai con un certo stupore Björn passarmi davanti e sorpassarmi , senza attaccarmi. Lo stesso fece Ubbe con Hvitserk.
Ubbe era un abilissimo guerriero, molto simile a Hvitserk. Ma Björn era imbattibile... osservai incantata ogni suo movimento. Neanche un graffio riusciva a sfiorarlo mentre cercava di farsi valere nel campo avversario.
Era feroce e imponente, chiunque avrebbe voluto stargli alla larga. Ed ero certa che mi avrebbe ucciso in un battito di ciglia, se non avesse deciso di risparmiarmi.
Combattemmo fino a notte fonda, quando Ivar e Harald chiesero la ritirata.
Restai ancora nel campo, in attesa di Heahmund. Lo cercavo ovunque ma non lo trovavo.
"Aiutami Hvitserk. Anche morto ma devo trovarlo..." lo implorai mentre con sguardo apprensivo e rammaricato acconsentì di soddisfare la mia preghiera.
Cercammo tra i feriti ma non c'era. Osservai con disillusione tutti i volti dei combattenti invano. Di mio fratello neanche l'ombra.
"Basta, Megan." Mi scongiurò Hvitserk mentre disperata mi recavo presso i corpi dei soldati.
"Basta! Non possiamo andare nel campo avversario. Sarebbero centinaia di loro contro di te, moriresti sicuro. Lo raggiungeresti prima del previsto... tuo fratello..." mi redarguì mentre con foga mi avvicinavo a lui.
"Non è morto, me lo ha promesso... che non sarebbe morto..." sussurrai tremante.
Hvitserk mi porse il suo boccale di acqua.
"Non spetta all'uomo decidere il proprio destino... vieni. Torniamo da Ivar. Forse lui ha sue notizie..."
Hvitserk mi invitò a seguirlo e tornare indietro. Lo seguii. Non aveva tutti i torti . Ivar sarebbe stato il primo a conoscere la sorte dei suoi guerrieri. Ed Heahmund era uno di loro.
Ivar era preoccupato. Il suo sguardo cupo si spostò da re Harald a me.
Ero sporca di fango e sangue. Ivar, nonostante fosse in perfette condizioni anche quella sera, si alzò per venirmi incontro.
Provò ad abbracciarmi mentre con l'altro braccio si sorreggeva al ferro.
"Grazie Hvitserk..." sussurrò piano mentre il fratello si scostava dal mio fianco.
"Devo parlarti..." continuò, "promettimi che non farai pazzie..."
Scossi il capo spazientita pronta ad ascoltare la sentenza finale.
"È morto?" Domandai sicura di me.
Cercai di mantenere il mio controllo e non crollare nonostante il volto di Ivar confermasse le mie parole.
Mi posò un bacio sulla fronte e chiamò Freydis che , in preda alle lacrime, mi soccorreva. Mi portò con sé nel mio accampamento. Non mi ero neanche accorta avesse improvvisato una vasca in legno per lavarmi.
Mi guardai nello specchio opaco che ero riuscita a recuperare da Essex.
Il sangue sul mio volto mi dava il voltastomaco adesso. Avrei dovuto cancellare ogni parte di esso per poter provare anche in parte a cancellare i ricordi.
Non dovevo allontanarmi da lui. Dovevi restare al suo fianco e proteggerlo o almeno essergli vicino nel suo ultimo viaggio verso un mondo migliore. Quando Freydis iniziò a lavarmi per poi pettinarmi restai impassibile , quasi fossi uno scheletro in sua presenza. Inutile affermare come stesse ogni secondo morendo anche una parte di me.
Rammentai me e Heahmund nel prato di Sherborne. Mia madre ci urlava perché eravamo tutti sporchi di fango e ci divertivamo come i pazzi a rincorrerci.
Ora ero solo io quella sporca di sangue e il sorriso sul mio volto cancellato per sempre.
Mi feci preparare da Freydis abiti neri. La mia amica acconsentì preoccupata ogni mia richiesta. Ero pronta ad attraversare il campo avversario L'indomani per poter degnare mio fratello di un suo doveroso funerale.
Ero così persa al pensiero di Heahmund che non mi accorsi dell'assenza di Freydis. Al suo posto c'era Ivar a tracciare il confine delle mie spalle con teneri baci.
"Voglio restare con te stanotte..." sussurrò piano spostandomi i capelli.
Lo abbracciai forte. Piccole lacrime bagnavano il suo petto mentre Ivar continua ad accarezzarmi i capelli...
Il suo tocco era dolce e tenero, così soffice da avvertire appena lo schiocco delle sue labbra sulle mie.
Mi fece strada sul letto e lo seguii.
Poggiai la mia testa sul suo petto sentendomi maggiormente al sicuro. Sdraiati era più facile per lui stringermi forte, ed io mi lasciai cullare... come una bambina desiderosa d'amore.
Mi sarei vendicata. Nessuno poteva toccare mio fratello e restarne illeso. Senza dubbio mi sarei recata da sola nel campo avversario. Ma Ivar non doveva saperlo...

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