Capitolo 44: Ivar

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MEGAN'S POV.

"Mangia. Non fare così..." mi obbligò Katherine porgendomi del cibo.
"Ho perso tutto..." rivelai nel pieno sconforto.
"No, no e poi no... Ci sono io, c'è Björn , Lagertha e Ubbe e Hvitserk... non potremo mai sostituire vostra grazia il vescovo di Sherborne ma... proveremo a colmare il suo amore. Te lo prometto."
Katherine trovava sempre le parole giuste, per tutto.
Presi un pezzo di pane dal piatto e posai nuovamente il piatto. Stavo provando ad accontentare tutti mangiando ma il dolore alla pancia persisteva. Avevo perso molto sangue quando avevo perso il bambino. Björn aveva obbligato Katherine a darmi del cibo, ed io volevo tanto scorgere un piccolo sorriso sul suo volto. Mangiai qualcosa lentamente e mi lasciai sprofondare nuovamente sul letto.

Katherine si sdraiò accanto a me e mi sorrise piano.

"Voglio raccontarti qualcosa..." rivelò arrossendo. A quel punto catturò la mia curiosità. Katherine da un pò era strana. Aveva perso quell'aria autoritaria che mi riservava ogni momento della giornata. Aveva lo sguardo perso ed era distratta costantemente.

"Puoi dirmi tutto, lo sai..." la rassicurai incitandola a continuare.

"Ricordi quel ragazzo che incontrai qualche notte fa... nei pressi del bosco?"

"Sì..." sussurrai confusa aggrottando un sopracciglio. Si era fidanzata?!

"Si tratta di Hvstyudil" rivelò.

"Chi?!" esclamai contrariata alla sua paura di svelarmi il nome.

"Hvstdijf" continuò mangiando le parole.

"Basta, Kat. Dillo in un lampo. Non ti giudicherei mai!"

"Hvitserk." rivelò con un sospiro meravigliandomi.

Hvitserk... il dolce Hvitserk aveva conquistato l'attenzione della mia dolce dama che era contraria a ciò che rendeva debole una donna. Ero contraria a questa sua considerazione dell'amore. La donna non era resa debole dall'uomo, non nel mondo vichingo. Lo vedevo ogni giorno in Lagertha, ciò non accadeva in Inghilterra.

"E' una cosa bella, ho conosciuto bene Hvitserk. Tra tutti i fratelli è il ragazzo dall'animo più dolce e spontaneo. Io gli voglio un mondo di bene." sussurrai.

E lo pensavo sul serio. L'unica persona che avrei visto bene al fianco di Hvitserk era Katherine. Così leale, così sincera, così affettuosa.

"Mi riempie di lusinghe... ma ho paura che mi prenda soltanto in giro..." rivelò facendomi scuotere fortemente il capo.

"Hvitserk non lo farebbe mai..."

Le presi una mano e lei sembrò sicura delle mie parole.

Mi abbracciò provando a non farmi male e di fatto non lo fece.

Sapeva come prendersi cura di me, ed io non facevo altro che pensare a Freydis. Aveva tradito Ivar, proprio come aveva tradito me. Mi sarei data ogni giorno la colpa per averla resa libera.

Katherine mi viziava e proteggeva in ogni modo possibile, anche quando aveva compreso che non fossi incinta del suo re, nonostante mi fossi comportata malissimo con lei inizialmente. Ormai sbagliavo tutto e donavo il mio cuore a chi non lo meritava e al contrario non mi fidavo di chi era sinceramente devoto a me.

"Mae..." sentii pronunciare mentre i miei occhi crollavano. Sobbalzai e riconobbi la sua voce. Solo lui mi chiamava così...

"Ivar..." sussurrai provando ad alzarmi nonostante il dolore ma Ivar mi bloccò mentre con fatica si sedeva accanto a me, prendendo il posto di Katherine che si era alzata sconvolta.

"Come hai fatto a superare le guardie?" lo accusò Katherine incrociando le braccia.

Non riuscivo a distogliere gli occhi da Ivar che mi rivolgeva la sua più completa attenzione.

"Le ho uccise" rivelò gelido, privo di alcun tono, senza togliermi gli occhi di dosso.

Ed io restavo immobile ad osservarlo, ad imprimere nella mia mente ogni angolo del suo viso che non vedevo da troppo tempo.

Katherine camminava per la tenda sconvolta. Non sapeva come comportarsi e se scegliere di dare ascolto alle mie parole o a quelle di Björn.

"Ha ucciso le guardie. Ha ucciso le guardie. Cosa dirò a Björn?" bisbigliava piano incurante di noi.

"Ivar... sei vivo" sussurrai ancora allungando le braccia per provare ad abbracciarlo. Ivar si avvicinò a me per permettermi di abbracciarlo.

"Mi dispiace, mi dispiace troppo... per te, per ciò che è successo a tuo fratello, e per tuo figlio. Sento che è tutta colpa mia..." si scusò.

Le sue lacrime mi bagnavano la vestaglia. Ivar mi stava stravolgendo la vita nuovamente. Non potevo permettere che riaccadesse. Stavo finalmente trovando un equilibrio nella mia vita nonostante le brutte esperienze che negli ultimi giorni mi stavano affliggendo.

Scossi la testa velocemente.

"Non è colpa tua, Ivar. E' solo colpa mia. Se quel giorno fossi rimasta a casa invece di lasciarmi catturare da te..."

"Io non ti avrei mai incontrata..." sussurrò piano accarezzandomi i capelli. 

Annuii con il capo.

"Forse sarebbe stato meglio così..." rivelai i miei dubbi.

Questa volta fu lui a scuotere il capo. "Preferisco soffrire in questo momento, vedere Björn prendere il trono, prendere Kattegat, baciarti e scoprirti ogni giorno al posto mio, che non averti conosciuta affatto. Io merito la tua indifferenza ma tu meriti le cose più belle e preziose di questo mondo. Un giorno smetterai di odiarmi..."

"Come puoi pensare che io ti odi? Certo, quello che mi hai fatto mi ha spezzato il cuore, ma non sarebbe successo se io ti avessi odiato. Ci ho provato e riprovato ma è stato impossibile." ribattei cauta.

Mi abbracciò piano, sfiorandomi soltanto.
"Ti porterei con me, se non fossi in queste condizioni. Ti ucciderei, e quello non me lo perdonerei mai, ucciderebbe anche me."

"Cosa dirò a Björn quando troverà le guardie prive di vita?" Domandai seria trovando un appiglio in lui .

"Alcuni componenti della mia cerchia ristretta hanno provato ad attaccarti, ma quando ti hanno visto in queste condizioni hanno avuto pietà." Mi consigliò mentre il mio cuore iniziava a battere all'impazzata.

"Faccio pena?" Domandai osservandomi.
Trattenne un sorriso soffocato tra le lacrime. Mi prese il viso e cominciò ad accarezzarlo lentamente quasi ad imprimere ogni mio tratto nella sua memoria.

"Assolutamente no. O almeno... a me non sarebbe dispiaciuto svegliarmi con te ogni mattina, anche in queste condizioni. Io invece non riesco a non odiarti. Ti amo e ti odio. Ti odio perché adesso ogni giorno Björn potrà osservarti, baciarti, curarti... ma allo stesso tempo non riesco a smettere di amarti." Sussurrò piano.

Non provò nemmeno a baciarmi, ed io gliene fui grata. Mi stava rispettando.

"Io... volevo dirti che mi fido di te. Sono in partenza, troverò appoggio nei Rus' di Kiev. Ho la mia vita nelle tue mani, ma so che è al sicuro. Non potevo andarmene senza vederti almeno l'ultima volta..." continuò.

"Non sarà l'ultima volta, Ivar..." sussurrai piano trattenendogli le mani opportunamente rivestite dai guanti.

Un forte boato di voci, proveniente dall'esterno catturò la nostra attenzione.
Ivar si agitò posandomi velocemente un bacio sulla guancia e mi osservò un'ultima volta:
"Ti amo." Sussurrò.

E scappò via, lasciando me e Katherine nella confusione di ciò che era accaduto.

Love and FearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora