Capitolo 12: New Era

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MEGAN'S POV
"Sei innamorata, vero?" Mi domandò improvvisamente Freydis cogliendomi alla sprovvista.
Stavo osservando Ivar discutere con re Harald le trattative per la battaglia futura. Bastò che il suo sguardo incontrasse il mio per scorgere, per una frazione di secondo, il suo sorriso. A ciò seguì lo sguardo fulminante di Hvitserk che mi spinse a rivolgere la mia più totale attenzione a Freydis.
"Dipende, cosa vuol dire essere innamorati?" Le chiesi inesperta mentre lei scuoteva il capo sconsolata. Iniziò a pormi delle domande:
"Senti un formicolio al ventre quando pensi a lui o quando ti sfiora?"
"Sì."
"Pensi a lui ogni momento?"
"Può darsi."
"Muori al pensiero che possa morire?"
"Ovvio."
"La sera, prima di dormire, ti immagini con lui?"
"Forse..." sussurrai imbarazzata mentre Freydis batteva le mani divertita.
"Sei cotta, Megan. Presto sarai regina ed un'ottima mamma." Esclamò contenta facendomi irrigidire.
Ricordai le parole dì Hvitserk la sera precedente. Non sarei stata né una mamma né una regina con Ivar.
"Non essere stupida, Freydis. Ivar non mi sposerebbe mai." Sospirai.
Ivar aveva lo sguardo corrucciato, le trattative con Harald non stavano andando come sperava.
Hvitserk non mi parlava. Fingeva di non vedermi e non capivo perché tanti scrupoli nei miei confronti. Perché era arrabbiato con me quando il mio unico scopo era rendere felice suo fratello, il suo stesso sangue, la sua spalla, il suo unico appoggio rimanente?
"Tornerà a parlarti quando gli sarà passata la gelosia." Sussurrò Freydis leggendomi nella mente.
Quella ragazza mi spaventava e le sue parole mi confondevano.
"Gelosia per cosa? Per avergli rubato il fratello? Non mi intrometterei mai tra loro!" Urlai infastidita mentre Freydis scuoteva il capo.
"Gli piaci tu! Il problema per lui non è che tu gli porti via Ivar ma che Ivar porti via te!" Precisò.
"No! È impossibile, sarebbe da stupidi! Non credo a queste menzogne." La redarguii facendola sorridere .
"Gli passerà, tornerà a parlarti." Sussurrò allontanandosi.
Era impossibile che Hvitserk provasse qualcosa per me. Dovevo parlargli e risolvere il problema che era sorto tra noi.
Lo raggiunsi per parlargli.
"Hvitserk..." lo chiamai ma lui finse di non sentirmi.
"Fermati, Hvitserk!" Urlai aumentando la velocità del mio passo.
Niente.
"Basta Hvitserk! Smettila! I bambini si comportano così , non i guerrieri!" Sbraitai posizionandomi dinanzi a lui.
Sbuffò.
"Parlami..." sussurrai più dolcemente.
"Non ho niente da dirti , Megan..." sibilò provando ad allontanarsi.
Lo bloccai.
"Io sì, quindi non vai da nessuna parte. Io ti avevo detto che per te ci sarei sempre stata e la mia promessa non sarà cancellata da un bacio. Quello che c'è tra me e Ivar non deve interferire con l'amicizia che io ho stretto con te. Non mi fido mai di nessuno ma di te e Ivar stranamente sì quindi non sprecherò tempo a trovare nuovi amici!" Sbraitai sistemandomi l'armatura da Shield Maiden.
"Sbagli a fidarti di lui. Ricorda queste parole." Continuò.
Mi spazientii .
"Hvitserk. Tralascia Ivar. Voglio parlare di te. Vuoi continuare a tenermi il muso o vuoi riprendere la nostra alleanza?" Gli domandai a bruciapelo ma ancora una volta non ottenni una risposta concreta.
"Si sta innamorando di te, Megan. Non lo ammette ma sono suo fratello, non ho bisogno di ascoltare le sue parole per capirlo. Ma lui le persone che ama le fa soffrire, le distrugge prima che loro distruggano lui. A quel punto io non potrò offrirti altro che una spalla su cui piangere ..." sussurrò accarezzandomi una guancia.
"Non piango per nessuno, tanto meno per un uomo, Hvitserk." Ribattei .
"Lo spero, almeno ti terrai pronta..."
"Perché sei così certo che mi deluderà?" Gli domandai scettica incrociando le braccia.
"Perché credi che abbia reso segreta la vostra relazione? Non vuole te come regina!"
Hvitserk ancora una volta aveva colpito i tasti giusti per ferirmi, ciò che più mi feriva però era che nei suoi occhi lèggevo sincerità e preoccupazione.
La nostra conversazione si concluse con quella domanda in sospeso.
Quando fu ora di cena mi recai nella mia tenda. Non mangiavo tra i norreni. Non più almeno. In realtà non mangiavo affatto. Mi odiavano. I loro sguardi si posavano infuocati su di me ogni volta che richiedevo delle posate, ogni volta che parlavo con Ivar e Hvitserk o mi allenavo.
Eppure per loro avevo rinunciato al mio paese, alle principali funzioni della mia fede, alle mie ricchezze, stavo per rischiare la vita pur di combattere con loro e per loro.
Ecco perché Hvitserk era certo che quella relazione mi avrebbe procurato soltanto del male.
Ero persa nei miei pensieri quando , mentre mi pettinavo, qualcuno balzò alle mie spalle. Sobbalzai dallo sgabello posandomi una mano sul petto mentre Ivar se la sghignazzava di gusto.
"Ti prego non ridere..." lo implorai mentre riprendevo il mio posto.
Posò due ciotole sul tavolino e si sedette sul mio letto, aiutandosi con il suo sostegno in ferro.
Ovviamente non smise di ridere.
"Cosa sono questi?" Domandai corrucciata voltandomi verso di lui.
Incrociò le braccia sulla stampella e mi guardò di sottecchi.
"Quello che vedi. Della carne di cinghiale..." sussurrò ovvio.
Scossi la testa energicamente.
"Credi non mi sia accorto che non mangi? Se continui così non scenderai in campo durante la battaglia! Non te lo permetterò." Mi richiamò.
"Non sarai tu a deciderlo!"
"Sì, invece. Non avrò persone deboli a combattere. E tu lo sei se non ti curi di te stessa. Ho rischiato di cadere per portarli, quindi non accetto un rifiuto!" Continuò facendomi scappare un lieve sorriso che cancellai subito.
"Ti prego," mi implorò, " Harald mi ha già incupito la giornata. Vuole che sia lui il mio successore ma io non voglio che Hvitserk perda la sua eredità al trono. Almeno tu... rendimi tranquillo ogni tanto."
Acconsentii lievemente scossa dalle sue parole. Il compito di un re non era affatto facile, dovevi rinunciare alla tua felicità per quella altrui. Seguendo quel ragionamento ripensai alle parole di Hvitserk.
"Ivar..." sussurrai sedendomi accanto a lui, "ricordi quando mi dicesti che meritavo un re?"
Accennò un sì.
"È vero che non mi renderai mai tua regina?" Domandai improvvisamente facendolo irrigidire.
"Non lo so, Mae (pronunciato Mei.) . Dovrei prima diventare re e poi..." iniziò.
"... e poi sceglierai una norrena..." conclusi al suo posto scostandomi.
"No. Non se ti convertirai... sarà solo una formalità, nessuno più ti giudicherà." Sussurrò incerto in attesa di una mia risposta.
"Non voglio rinunciare a Dio!"
"Ed io non voglio rinunciare a te!" Affermò deciso avvicinandomi a sé.
Mi soffermai nei suoi occhi e per qualche istante la mia mente immaginò me raggiungere Ivar a letto che dormiva con nostro figlio tra le braccia.
Gli sfiorai lievemente le labbra con le mie.
"Se ti fidi di me ti renderò felice." Sussurrai al suo orecchio.
"Tu mi rendi già felice..." mi posò un altro bacio agli angoli della bocca.
Pensavo a come dirlo a mio fratello. Non credo sarei sopravvissuta alla sua furia. Probabilmente sarei diventata una martire nella mia giovane età.
"Basta." Mi urlò mentre provavo a baciarlo.
Mi scostai confusa poi mi indicò le ciotole con il cibo, "mangia, non credere che mi sia dimenticato il motivo del mio arrivo. Dopo riposiamo insieme. Domani ci aspetta una lunga giornata..." sussurrò posandomi un bacio sulla fronte.
"Ho portato anche le posate..." continuò facendomi sorridere. Lo aveva ricordato.
Mangiai di gusto tutto quel cibo che non toccavo da giorni.
Ivar attendeva che terminassi tutto per assicurarsi che io avessi mangiato.
Speravo di fermare quell'attimo, il momento di quiete prima della tempesta assoluta, quella che avrebbe travolto tutto.

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