Capitolo 46: you are my king

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MEGAN'S POV.

Katherine, basta. Non voglio festeggiare con i norreni." La redarguii quando si presentò in camera mia.
"Io credo che ti convenga venire..." precisò vaga avvicinandosi a me.
Conoscevo ormai la mia amica abbastanza bene da capire che qualcosa realmente non andasse.

"E' successo qualcosa?" le domandai preoccupata.

Il suo cipiglio si trasformò in un tenero sorriso, mi prese per mano e mi trascinò verso una delle stanze di Bjørn. Era da solo. O almeno credevo.
All'angolo della stanza c'era una schiava. Il suo vestito era troppo scollato e mostrava troppo poco all'immaginazione per i miei gusti.
Bjørn lavorava attentamente su alcune cartine e non si accorse né di me né di lei.

"Fà così da giorni. Bjørn lavora e lei si offre di servirlo e badare ad ogni sua richiesta. Me lo ha rivelato Hvitserk ed io non ho voluto nascondertelo.." bisbigliò Katherine mentre io osservavo tutto con attenzione.

Avrei tanto voluto entrare e mostrare la mia presenza. Purtroppo ero consapevole di essermi assentata così tanto da poter dare l'idea che chiunque altro potesse diventare regina di Kattegat.

"Forza, entra!" mi incitò Katherine con una piccola spinta. Mi bloccai.

"No, Kat. Devo assolutamente farmi bella prima di presentarmi a Bjørn. Devo mostrarle chi è la vera futura regina di Kattegat."

Katherine fu molto contenta del mio ritrovato entusiasmo e con un gridolino divertito mi indicò la sua camera.

"Questo è meraviglioso. Lo avevi ad Essex ma non volevi portarlo." mi indicò un abito bronzo scollato, un profondo scollo a V sul petto e uno spacco laterale che metteva in evidenza le gambe.

"Lo provo." acconsentii.

L'abito mi andava perfettamente. Cadeva a pennello. Il sorriso che mi mostrò Katherine mi fece capire che anche lei approvasse quell'abito.

"Mi piace da morire, Katherine" le sussurrai felice, "Ora sì che posso andare da Bjørn."

"No." mi redarguì Katherine. "Sorprendilo durante la festa che si terrà tra poco."

Così feci. Aspettai che tutti fossero al banchetto prima di presentarmi. Però tremavo al pensiero di attirare l'attenzione di tutti. Per fortuna avevo Hvitserk al mio fianco:
"Mostra di essere la persona spavalda che voleva uccidere Ivar quando ti ha reso prigioniera."
Hvitserk sembrava star molto meglio. Ivar lo ossessionava continuamente. Da quando Bjørn lo aveva implorato di stare meglio per me, sembrava averlo ascoltato.

"Non lo so, e se sono troppo spavalda con questo abito?" gli domandai.

"Sei bellissima, Meg. Di cosa ti preoccupi?" rispose con un sorriso.

Mi preoccupavo di tante cose, molte delle quali non potevano essere rivelate. Dov'era Ivar? Stava bene? E perché mi preoccupavo per lui se amavo Bjørn? Cosa sarebbe stato del mio futuro? E se effettivamente anche Bjørn si stesse allontanando da me? Che quella serva davvero fosse un mio rimpiazzo?

"Bjørn non è Ivar" sussurrò Hvitserk quasi leggendomi nel pensiero.

Bjørn non è Ivar. Dovrebbe essere un sollievo o un'affermazione che avrebbe continuato a portare confusione alla mia mente?

Il mio cuore batteva fortissimo. Bjørn non mi avrebbe mai tradito come aveva fatto Ivar.

"Ti voglio bene, Hvitserk." rivelai abbracciandolo, "E sappi che piaci tanto a Katherine quindi potresti provare almeno a baciarla". Scherzai con una linguaccia.
Hvitserk arrossì, dalle sue labbra uscì un lamento soffocato quindi evitai di dilungarmi sull'argomento.

Trovai il coraggio necessario per attraversare la sala della festa.

Tutti gli occhi si spostarono su di me e mi vergognai da morire al pensiero che tutti si accorgessero della mia presenza diventata così assente nell'ultimo periodo. Bjørn stava conversando con qualcuno al suo fianco quando i suoi occhi si accorsero di me e si illuminarono.   Non staccò la sua visuale dal mio corpo mentre mi avvicinavo a lui con passo svelto e deciso per evitare che quel silenzio assordante continuasse a persistere intorno a noi.

Bjørn mi venne incontro, si inginocchiò ai miei piedi e baciò le mie mani. Lo pregai di alzarsi e non attirare l'attenzione.

"Complicato non attirare l'attenzione quando io sono il re e tu la più bella di tutta Kattegat ed Essex." sussurrò maliziosamente al mio orecchio, "e a proposito di questo vestito... accenderebbe diverse fantasie in me che non mi dispiacerebbe soddisfare...".

Arrossii compiaciuta alla sua reazione mentre di sottecchi osservai la serva che, a quanto pareva, moveva delle avance a Bjørn.

Il suo volto si incupì, consapevole che il mio ritorno avrebbe frenato il suo sogno di diventare regina.
Ci sedemmo al banchetto. Tutto quell'umore di festa contrastava con il lutto nel mio cuore. Björn sorrise calorosamente al suo popolo per poi posare su di me il suo sguardo premuroso.
Lasciò scivolare la sua mano nella mia che io lasciai cadere maliziosamente nello spacco del mio abito fino a lasciargli sfiorare la mia gamba.

Il suo sguardo sicuro si tramutò presto in un sorriso impacciato rivolto alla persona al suo fianco. Si voltò precipitosamente su di me e avvicinò le sue labbra al mio orecchio:
"Smettila, prima che anticipi di molto la fine di questo banchetto... non ci penserei due volte a lasciare il tavolo e mangiare da un altro tipo di piatto..." sussurrò osservando poi attentamente le mie labbra.

Sorrisi compiaciuta di non aver perso il mio fascino su di lui. Mi persi a guardare per un attimo la serva alle sue spalle quando con un gesto improvviso Björn mi baciò.
Eh sì, pensavo che avesse capito la lezione e quale fosse la vera situazione.
Mi lasciai andare ad una sonora risata con Björn. Tornare a vedere il suo sorriso regalò un tuffo al mio cuore.

"Grazie, per essere tornata a sorridere. Non so come avrei fatto senza aver sentito nuovamente la tua risata. Sembra riesca a coprire il silenzio del mio dolore..." sussurrò piano.
Ed era vero. Intorno a noi c'era un banchetto pieno di voci e rumori. Ed io non vedevo e non ascoltavo altro che la voce di Björn.

Poi accadde qualcosa. Un piccolo movimento mi attirò.
Seguii piano la piccola ombra che mi portava lontano da lì.
"Vado in bagno..." sussurrai a Björn che mi lasciò andare accarezzando i miei capelli.
Capii subito che fosse un messaggio per me.
Lo seguii fino alla spiaggia.
L'ombra fece poco rumore. Si voltò e mi accorsi che non era un norreno.
Senza parlare lasciò cadere qualcosa dalle sue mani e se ne andò.
Ed io scrutai l'oggetto misterioso:

Piccoli guanti di cuoio neri. Quelli che Ivar non toglieva mai, se non con me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 26 ⏰

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