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La mora mi fissò senza dire una parola e il suo sguardo vagò in tutto il mio corpo, studiandomi attentamente per poi lasciarmi andare e allontanarsi severa.
Mi aveva tenuta come se fossi una piuma e avevo calcolato a mente 20 secondi.
20 secondi in cui i miei occhi verdi si erano scontrati con i suoi e l'avevo irritata in mezzo secondo per il mio gesto.
Ma non l'avevo fatto apposta, per niente.
Ero ricoperta di brividi dalla testa ai piedi e la sua presa era stata ben salda sui miei fianchi, evitandomi una caduta.
Risparmiandomi una figuraccia enorme oltre a quella che già avevo fatto.
"Mi dispiace, davvero." sussurrai dopo un po' con una vocina esile e Zulema sospirò sorpassandomi, fregandosene totalmente di ciò che era successo.
Era più alta di me e il suo corpo magro era fasciato da un tubino nero stretto che le arrivava al ginocchio, con il camice bianco addosso e dei tacchi altissimi impeccabili, che la rendevano ancora più slanciata e affascinante.
Ero sconvolta dalla potenza dei suoi occhi neri ed era truccata perfettamente, i capelli le arrivavano alle spalle ed erano di un nero pece strabiliante.
Come lei.
"Avrei un colloquio con lei." dissi ancora con un tono di voce più deciso e scoppiò a ridere entrando nel suo ufficio, la sua era una risata particolare.
Stupenda.
Afferrai la borsa che avevo lasciato nella sedia e non sapevo che fare perché non mi stava considerando per niente.
Ma dovevo provarci, no?
"Devo dire che come prima impressione sei sulla cattiva strada con me, come sospettavo." disse camminando e nemmeno si voltò, mi vennero i brividi per la sua voce così sicura di sé e serrai la mascella.
Anche la sua voce era perfetta, profonda con un pizzico di sensualità.
Aveva letteralmente il controllo di tutto.
In particolare di se stessa.
Entrai dentro chiudendo la porta vedendola sedersi sulla sua poltrona e mi guardò dritta negli occhi facendomi quasi svenire per come fosse bella e maledettamente autoritaria.
Incrociò le gambe appoggiandosi nella sua poltrona e sussultai notando la scollatura del suo tubino che faceva risaltare il suo seno, il suo camice si era accidentalmente spostato ma lei notando il mio sguardo lo rimise al suo posto.
Guardandomi dritta negli occhi, male.
Si accorgeva di tutto, maledizione.
"Senta, non era mia intenzione andarle addosso ma l'ho aspettata per più di mezz'ora e avevo la necessità di prendere un caffè." incominciai nervosa e la mora appoggiò le mani sotto al mento scrutandomi attentamente.
Mi stava già studiando, per distruggermi.
La voce mi tremava appena per tutto ciò che era successo in dieci minuti e avanzai verso la sua scrivania, ero impalata in mezzo alla stanza come un'idiota senza un briciolo di maturità.
Dovevo salvarmi un minimo.
"Interessante, quindi?" disse dopo un po' con un tono di voce menefreghista e boccheggiai davanti alla sua autorità.
La gamba mi tremava appena e lei se ne accorse facendo un sorrisetto divertito.
Non mi aveva fatta accomodare davanti a lei apposta per deridermi solamente con lo sguardo, aveva notato il mio tremore.
"Vorrei lavorare qui, mi mancano due anni alla specializzazione e penso che questo sia il posto perfetto per me." dissi decisa e Zulema sorrise appoggiandosi di nuovo nella sua poltrona, guardandomi con un divertimento mai visto prima d'ora.
Le facevo pena forse? Come biasimarla.
"Dovrei deciderlo io questo, posso trovare una miriade di specializzandi bravi il triplo di lei che il giorno del loro colloquio non vanno addosso al loro capo quindi, perché lei Ferreiro?" disse con una sfrontatezza unica e non avevo mai visto una persona che si divertiva a intimorire chi aveva davanti.
Spalancai la bocca incredula non appena pronunciò il mio cognome con un pizzico di autorità e volevo sparire.
Mi conosceva già e questo significava solamente una cosa: aveva letto il mio fascicolo perché era incredibile come già avesse tanto potere nei miei confronti.
E il fascicolo l'avevo spedito, ieri.
Quindi già aveva memorizzato tutto quanto in meno di 24 ore, era assurda.
Era così particolare, mi metteva tantissimo in soggezione ma volevo dimostrarle che io sarei stata la sua eccezione, l'avrei resa orgogliosa di me.
Oh sì, mi aveva già inquadrata ma volevo che capisse che non doveva giudicare il libro dalla copertina, nonostante il mio fosse rovinato.
Riacquistai un minimo di sicurezza e pensai bene a cosa dirle davanti a quella affermazione dato che mi stava mettendo alla prova, voleva farmi crollare.
Chissà quanti colloqui aveva fatto.
"Insomma mi guardi, per davvero." dissi indicandomi e i suoi occhi neri ebbero una scintilla mentre si posavano in tutto il mio corpo.
"La sto guardando, arrivi al punto." mormorò leccandosi il labbro inferiore e per poco non svenni davanti a quel gesto ma comunque mantenne il suo atteggiamento strafottente e menefreghista che odiavo a morte.
"Ho fatto un viaggio abbastanza lungo per arrivare qui, vengo da un'ospedale letteralmente diverso da questo. Ma l'unica cosa che mi ha tenuto lucida nel mentre che cambiavo vita è stata la mia ambizione nel voler diventare chirurgo a tutti gli effetti. So benissimo che là fuori ci sono tantissime altre persone che sono migliori di me, ma forse non hanno la mia ambizione o il mio cuore." dissi con il tono di voce che tremava appena e la donna davanti a me mi guardò senza nessuna espressione in viso, rimanendo ferma come una statua.
Passarono alcuni secondi di totale silenzio e Zulema non si era mossa di un millimetro scrutandomi attentamente, ma poi si decise a parlare e la sua voce era una delle mie distruzioni più grandi.
"Queste cose le ho già sentite una miriade di volte, le stronzate sul cuore o sull'amore verso il proprio obbiettivo mi fa venire la nausea. Ho bisogno di persone forti qui dentro, solitamente gli altri trasformano gli specializzandi in dei fottuti robot mentre io, sono propensa alla realizzazione di un'artista vero. A partire dalla minima sutura o un semplice prelievo, la medicina non è per tutti ma ancora di meno questo posto quindi, ci pensi bene." disse alzandosi in tutto il suo splendore e mi diede le spalle guardando la sua vetrata.
Guardò il paesaggio e i raggi del sole facevano risaltare ancora di più i suoi lineamenti scolpiti e i suoi occhi grandi.
Rimasi colpita dalle sue parole e presi un lungo respiro profondo chiudendo gli occhi per non cadere nel ridicolo totale.
Dovevo sedermi per forza e lo feci, non avevo smesso di tremare come una foglia sopratutto osservando il suo profilo.
Non dovevo mollare, dato che il mio discorso l'aveva terribilmente annoiata.
Ma cosa colpiva davvero a Zulema Zahir? Le sue interviste erano tutte maledettamente serie e non aveva mai svelato appieno la sua persona.
Era troppo forte, voleva proteggersi.
Ma come faceva a farlo se era letteralmente sulla bocca di tutti essendo una delle più grandi ispirazioni?
"So che lei può insegnarmi veramente tante cose, ho seguito tutte le sue innovazioni nel mondo della medicina. Il suo nome, è sempre stato citato durante i miei anni all'università quindi vorrei che lei mi assumesse." dissi serrando la mascella e dopo aver sentito le mie parole si voltò verso di me.
"E lei crede a tutto quello che dicono di me in giro, Macarena Ferreiro?" disse guardandomi dritta negli occhi e tremai sotto al suo sguardo penetrante.
Dentro di me questa donna scatenava delle emozioni mai viste prima e non mi ero mai sentita così debole e indifesa.
Macarena forza, non sprofondare.
"Non posso credere a delle cose alla quale non ho testato personalmente." le risposi seria e mi sorrise mostrandomi i suoi denti perfetti, rimasi incantata fissando quel sorriso meraviglioso e questa donna non aveva imperfezioni.
"27 anni, viene da Malaga e si è laureata ad Harvard con il massimo dei voti, beh a primo impatto devo dire che il suo curriculum è eccellente. Però mi sembra che lei nasconda molte altre cose nel profondo, no?" mi stuzzicò venendo davanti a me e la guardai con uno sguardo quasi di sfida.
Voleva farmi cedere e l'ultima cosa che volevo non era sicuramente uscire dal suo ufficio in lacrime come mi aveva detto Richard.
"Ora siamo passati a psicologia?" dissi provocandola e mi maledii subito morsicando in automatico la mia lingua.
Era stato più forte di me e tra di noi stava nascendo una gara ancora ignota.
Stavo sbagliando e la mia impulsività non doveva essere così, senza controllo.
La sua espressione in viso cambiò e si abbassò alla mia altezza, appoggiando le mani nei braccioli della mia sedia guardandomi con una serietà unica.
Si porse verso di me e la collana che aveva sul collo pendeva davanti al mio viso, ma non staccai gli occhi da lei.
"Stia attenta, ancora non mi conosce bene e se decidessi di assumerla stia tranquilla che le farei passare le pene dell'inferno qui dentro. Essere il diavolo della situazione è una delle mie cose preferite al mondo. Di sicuro fare la bionda insolente come sta facendo ora non la porterà da nessuna parte quando si tratta di me." sussurrò abbassando la voce di un'ottava e sostenni il suo sguardo eccome tremando sul posto.
Non riuscivo a muovere un muscolo.
Il mio sguardo si posò sulle sue labbra per una frazione di secondi ma lo puntai nuovamente ai suoi occhi nero pece.
Il suo profumo meraviglioso mi stava uccidendo e se avessi sospirato per sentirlo minimo mi avrebbe uccisa, non le piaceva quando qualcuno le teneva testa e lo appuntai mentalmente.
Rimase ancora in quella posizione e decisi di parlare anche se avevo il suo viso vicinissimo, stavo per piangere come una bambina per come mi intimoriva il suo atteggiamento forte.
Che cosa mi stava succedendo?
"Mi metta alla prova, la sorprenderò." le sussurrai mordendomi il labbro inferiore nervosamente per trattenere le lacrime e lei seguì quel gesto distrattamente.
Si allontanò facendo una risatina divertita e si sedette nuovamente, aveva il mio fascicolo davanti e lo lesse infilandosi in modo perfetto gli occhiali da vista.
La rendevano ancora più bella e sensuale ma dovevo darmi un contegno perché ero impegnata con Kayla e sopratutto dovevo mostrarmi una persona matura.
Lei non era una qualunque.
Passarono alcuni minuti e mi guardai attorno studiando ogni particolare del suo ufficio ed era tutto così perfetto.
Tossicchiò leggermente e la sua mascella era contratta da morire senza smettere di leggere tutto quello che riguardava la mia vita, aveva già levato ogni mia maschera.
E lei ora sapeva molte cose di me.
Finì di leggere l'ultima riga e senza staccare lo sguardo dal mio, fece un lungo sospiro alzando gli occhi al cielo.
Depositò il fascicolo al suo posto e aprì uno dei suoi cassetti togliendosi gli occhiali da vista, sistemandosi poi la sua frangia perfetta che le stava da Dio.
Mi passò la sua penna insieme ad un foglio e sussultai sorpresa perché stava accadendo davvero, ci aveva pensato.
Il mio contratto.
"Deve ringraziare che non l'ho mandata via circa una decina di minuti fa ma, seguo molto il mio istinto quindi legga bene ciò che ha davanti sperando che non mi faccia pentire." disse autoritaria e incrociò le sue gambe magre, annuii leggendo e distrattamente tracciai le mie labbra con la sua penna.
Solo Dio sa quanto mi aveva resa nervosa, la testa mi stava scoppiando.
Me ne accorsi dopo del mio gesto innocuo e notai che non mi aveva staccato gli occhi di dosso, feci finta di niente e firmai in modo impeccabile sotto al suo sguardo penetrante.
Mi aveva assunta, quindi poteva significare che da una minima parte avevo fatto colpo su di lei.
Ma cosa l'aveva colpita per davvero?
"La ringr-" dissi emozionata ma alzò una mano interrompendomi con fare annoiato, incredibile come la sua corazza fosse a dir poco forte e irresistibile.
"Incomincia già da domani, odio tremendamente il ritardo quindi se sbaglia con me, è licenziata. Qui c'è molto lavoro da fare e non sarà per niente una passeggiata, ricordi che è una specializzanda al momento. Sta all'ultimo vertice della catena alimentare ma sta a lei dimostrarmi quanto vale, quindi attenderò." disse guardandomi dritta negli occhi e si avvicinò piano non appena mi alzai, era più alta di me e la guardai incantata.
Come un'idiota.
Era ancora più bella così da vicino e anche il suo camice era perfetto.
"Sono una persona, molto esigente." sussurrò provocandomi un calore nel basso ventre unico e sorrise divertita non appena notò il mio sussulto immediato.
Maledetta provocatrice.
"Questa è sua." dissi porgendole la penna che mi aveva dato ma scosse la testa staccandosi piano da me.
Volevo stringerle la mano ma non appena gliela porsi fece finta di niente.
Evitandomi per l'ennesima volta.
I suoi occhi mi avevano perforato l'anima non so quante volte e l'avevo vista solamente per quasi mezz'ora.
Si sedette nuovamente e mi guardò autoritaria per poi accennarmi un sorriso stupendo da figlia di puttana, perché lei lo era, tanto.

"Se la tenga, lo consideri come un regalo per darle il benvenuto nel mio mondo, sono proprio curiosa di vedere quanto resiste, con me al comando."

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