46.

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La pioggia non si era cessata nemmeno un pochino e tra le braccia avevo una bellissima mora che si era addormentata.
Zulema era esausta.
La sua guancia era appoggiata sul mio petto e le nostre gambe erano intrecciate di poco, era comunque rigida ma non volevo che questo momento finisse.
Tracciai i suoi lineamenti piano ed era tanto rilassata, il suo braccio era stretto attorno alla mia vita e mi sentivo bene.
Al sicuro da tutto il male del mondo.
La strinsi a me accoccolandomi a lei e la guardai come un'idiota, non l'avevo mai vista dormire ma era meravigliosa.
Un angelo dannato.
Le sue labbra era socchiuse e il suo corpo mi copriva quasi tutta ma questa cosa la amavo da morire.
Le lasciai dei piccoli baci tra i capelli e la sua presa aumentò, coprì il mio seno con il braccio borbottando e sorrisi.
I suoi capelli erano sparsi tra i miei e presi ad accarezzarle la spalla nuda, un tuono riecheggiò su tutta la stanza e notai che erano quasi le tre del pomeriggio.
Sussultai impaurita e strinsi maggiormente la donna tra le mie braccia, osservai il suo braccio e finalmente vidi il suo tatuaggio: un piccolo scorpione sul suo polso.
Lo tracciai piano con l'indice e a quel punto la vidi svegliarsi, aprì i suoi occhi neri meravigliosi e mugugnò piano.
"Ciao." sussurrai mordendomi il labbro inferiore e speravo che non si arrabbiasse per averla vista dormire.
"Hey." ricambiò chiudendo nuovamente gli occhi e si rilassò tra le mie braccia, spostò i suoi capelli di lato e non resistetti a lasciarle un bacio sul collo.
"Sei esausta Zule, riposati." mormorai dolcemente e annuì stringendomi il fianco e affondando il viso nell'incavo del mio collo.
Zulema Zahir era nuda sopra di me e si stava beatamente riposando senza nessun tipo di problema.
"Ieri ho avuto un'intervento devastante sotto ogni aspetto, mi fa male tutto." sussurrò parlando sottovoce e mi venne in mente un'idea.
"Dimmi dove ti fa male." sussurrai seria e gemette dal dolore, indicandosi.
"Mi fa male tutto, bambina." disse tesa e mi venne in mente un'idea.
"Girati." mormorai severa e alzò la testa dalla mia spalla, inarcando un sopracciglio confusa e mi squadrò seria.
Arrossì per il suo sguardo penetrante e mi guardò dritta negli occhi.
"Vestiti, apri quel cassetto e prendi quello che vuoi." disse indicando il comodino al mio fianco e allungai un braccio aprendo il cassetto e afferrando una felpa completamente nera e larga.
Amavo il suo stile.
La indossai afferrando i miei slip da terra e mi vestii velocemente, legandomi poi i capelli scompigliati.
Zulema nascose un sorrisetto nel vedermi con i suoi vestiti e si girò mostrandomi la sua schiena perfetta.
"Sali piccola." sussurrò rilassandosi e gemette non appena mi misi a cavalcioni.
Obedii e spostai tutti i suoi capelli lisci, feci pressione sulle sue spalle e sussultò.
"Il muscolo è contratto." mormorai abbassandomi e le lasciai un lieve bacio.
Le feci dei piccoli massaggi e gemette sottovoce, sicuramente era rimasta molto in piedi senza riposarsi.
Massaggiai anche la parte bassa della sua schiena ed era bellissimo vedere tutti i brividi e i muscoli contratti non appena la toccavo, era perfetta.
Baciai ogni centimetro della sua colonna vertebrale e passai alla sua spalla nuda, aveva gli occhi chiusi e notai un sorrisetto sulle sue labbra che nascose.
Era bellissima.
"Ti lascio riposare, vado a casa." dissi notando quanto fosse stanca ma l'araba scosse la testa.
"Sta diluviando, scordatelo che ti lascio andare a casa così, fai quello che vuoi e rilassati." disse tranquillamente e annuii, mi alzai da sopra al suo corpo e le lasciai un lungo bacio sulla guancia uscendo dalla sua camera.
Le chiusi la porta e gironzolai lungo il suo corridoio lunghissimo, mi portai la sua felpa al viso e inspirai gemendo.
Il suo profumo era buonissimo.
Casa sua era maledettamente silenziosa ed enorme, mi dispiaceva che vivesse qui da sola senza nessuno con cui stare.
Mi preparai un the caldo e fissai le sue mensole, guardando le foto sue e di Saray in bella mostra.
Erano ai tempi dell'università e sorrisi guardando la mora in tutta la sua bellezza, era molto più giovane e sorrisi.
Aveva veramente tante foto in casa e presi a guardarle ma non c'era nessuna figura maschile.
Forse aveva cancellato suo marito per davvero, al 100%.
Zulema aveva visto molte parti del mondo e sussultai vedendo una foto di lei con il velo, nell'Arabia Saudita.
Si vedevano solamente gli occhi e spalancai la bocca incredula dalla sua bellezza mozzafiato.
La tazza mi stava per cadere tra le mani talmente era bella, stavo scoprendo tantissime altre cose su di lei.
Ad un certo punto due mani mi afferrarono per i fianchi e sussultai, le labbra della mia regina araba si posarono sul mio collo e mi rilassai.
"Stai cercando di memorizzare più informazioni possibili per stalkerarmi?E poi uccidermi mentre dormo?" disse appoggiando la testa sulla mia spalla e risi, scuotendo piano la testa.
Non era arrabbiata.
"Sei bellissima." mormorai indicandole alcune foto e mi cinse la vita da dietro piano, facendomi fare il tour della casa che non avevo visto.
"Lì avevo la tua età, quasi." disse afferrando una foto da una mensola e indicò Saray ridendo appena.
"Non sei vecchia." borbottai mettendo il broncio e la mora scoppiò a ridere.
Aveva i capelli umidi dalla doccia e indossava una camicia leggermente sbottonata con i pantaloni della tuta.
"Sono più grande di te, bambina." disse guardandomi intensamente e mi avvicinai senza pensarci due volte.
"Allora vado da una mia coetanea." dissi ad un centimetro dalle sue labbra e la sua mano afferrò la mia gola, forte.
"Provaci." ringhiò nervosa e la baciai cogliendola di sorpresa, morsicai le sue labbra e mi prese in braccio.
Legai le mie cosce nude attorno alla sua vita e scoppiai a ridere.
"Che?" disse guardandomi dal basso e le tirai leggermente i capelli.
"Ammettilo, sei gelosa." dissi guardandola amorevolmente e mi trascinò sul divano, mi prendeva in braccio come se fossi una piuma.
"Non sono gelosa di nessuno." disse sedendosi ed ero a cavalcioni sopra alle sue gambe perfette.
"Si invece." dissi imprigionandola e alzò gli occhi al cielo, mettendo il viso di lato.
"Okay, fa niente." aggiunsi velocemente lasciandole un piccolo bacio sulla guancia e mi sedetti al suo fianco.
Zulema mi porse la coperta per non sentire freddo e mi incantai osservando il suo cammino con un fuoco enorme.
"Mi importa di te." disse ad una certa torturandosi le mani, rigirandosi alcuni anelli che portava.
"Anche a me, importa di te." sussurrai piano e questo era il suo momento, perché si stava aprendo con me tanto.
Infatti ero sconvolta.
"Mi importa talmente tanto di te che ho paura di romperti in due." aggiunse sospirando e tremai come una foglia.
"So che accadrà, lo so che ti spezzerò il cuore in mille pezzi e mi detesto per questo, ma ci sto provando.
Sto provando a non odiarmi così tanto ma è una continua lotta." disse ridendo tristemente e mi alzai di scatto, inginocchiandomi davanti a lei.
"Scappi dal dolore, lo facciamo tutti.
Accade qualcosa di terribile, ci incolpiamo e non vogliamo sentirlo quindi scappiamo.
Scappiamo anche dalla felicità perché pensiamo di non meritarla, ma tu meriti di essere felice." dissi afferrandole la mano e gliela baciai piano, ogni singola nocca dolcemente.
"Vieni qui." disse aprendo di poco le braccia e l'abbracciai forte, senza esagerare perché era molto tesa.
"Ti ho baciata quel giorno in laboratorio perché volevo farlo da secoli, voglio aggiustarti o perlomeno provarci perché so che posso farlo." sussurrai contro i suoi capelli e le lasciai un dolce bacio sulle labbra.
"Una ragazzina insolente che bacia il proprio capo, sei incredibile." disse guardandomi dritta negli occhi e arrossii.
"Sei tu che sei bella, non è colpa mia." borbottai mettendo il broncio e Zulema mi lasciò altri baci nel mentre che mi accoccolavo a lei.
"Senti chi parla." sussurrò mordendosi il labbro e la baciai con passione circondandole il collo con le braccia.
La strinsi a me e intrecciammo le nostre lingue, rilassandoci entrambe.
"Perché lo scorpione?" dissi indicandole il polso e sorrise appena, baciandomi un'altra volta dolcemente.
il mio animale preferito e inoltre ne avevo uno, me lo ha regalato una persona che purtroppo ora non c'è più." disse facendo spallucce apatica e glielo sfiorai, mordendomi il labbro.
"Mi dispiace, come si chiamava?" sussurrai impaurita e i suoi occhi neri sembravano fatti di ghiaccio talmente erano glaciali, come la sua anima.

"Si chiamava Hanbal."

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