4.

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2 weeks later.

Finii di mettermi il mascara sulle mie ciglia e intanto sentivo le urla della mia ragazza spaccarmi i timpani.
"Non ce la faccio più a sostenere questa relazione, tu che rientri tardi e a stento ci parliamo. Sono stanca!" urlò furiosa e le intimai di abbassare la voce dato che erano a malapena le 8 del mattino ed io dovevo andare a lavoro.
"Kayla lo sai benissimo che la mia vita d'ora in poi sarebbe stata così, non posso cambiare niente quindi non so proprio cosa dirti. Speravo che tu mi potessi dare la forza di cui avevo bisogno ma mi sbagliavo, ogni giorno con te è l'inferno e onestamente non capisco che cazzo vuoi, sto cercando di tornare presto e ogni qualvolta che guido rischio di fare un fottuto incidente per non farti stare male." dissi facendo spallucce afferrando la mia borsa e la mia ragazza rise incredula, neanche mi ascoltò.
Era una fottuta bambina.
"Sai che ti dico? Forse è meglio chiuderla qui, non ti ho mai amata." disse guardandomi dritta negli occhi e non vidi nessuna bugia.
Non poteva parlare seriamente e buttare al diavolo 4 mesi di relazione, non l'avrei sopportato dato che era tempo sprecato.
"Sei seria?" dissi alzando le braccia incredula con gli occhi lucidi e Kayla annuì lanciandomi un'occhiataccia, andò in camera aprendo il suo armadio mentre io decisi di uscire per lasciarle i suoi spazi, magari era troppo presa dalla rabbia e non voleva dire quelle cose.
Durante il viaggio scoppiai a piangere da tutta la tensione accumulata e nemmeno mangiai, avevo lo stomaco chiuso e lentamente asciugai le lacrime che scorrevano lungo il mio viso.
Scesi dalla macchina serrando la mascella ed era impossibile non notare i miei occhi gonfi e arrossati per il pianto.
Entrai nella stanza dove solitamente ci dovevano essere gli altri ma non c'era nessuno quindi mi cambiai lentamente.
Singhiozzai afferrandomi la testa tra le mani e mi domandai che cosa avevo sbagliato di così tanto con Kayla.
Le avevo dato veramente il mondo.
Anche se non avevo un bel niente.
"Che sta succedendo qui?" disse una voce alle mie spalle e mi voltai trovando Miranda Bailey, con un sorriso triste.
"Nulla, sto bene." dissi alzandomi dandomi le spalle e la donna sospirò.
"Tesoro, stai piangendo ed io odio le persone che piangono sai? Non serve a niente piangere, se non in casi rari." disse stringendomi il braccio e misi il mio stetoscopio in tasca, afferrai alcune salviette struccanti e mi aggiustai il viso.
"La mia ragazza mi ha appena lasciata e non pensavo che saremo arrivate a questo punto, tutto qui." le confessai mettendomi un po' di correttore sotto agli occhi e andava decisamente meglio.
"Se perdi alcune persone sicuramente è perché ne dovrai trovare altre." disse la donna sorridendomi e annuii, mi infilai il camice bianco e uscii dalla stanza.
"Ha ragione." dissi sorridendole e Miranda mi fece un cenno svogliato, il suo atteggiamento mi piaceva tanto anche se tutti la chiamavano "la nazista" dato che era autoritaria come Zulema.
Notai quest'ultima appoggiata nella ringhiera delle scale parlando con Saray e mi guardò insistentemente.
Mi stava facendo passare le pene dell'inferno da giorni e ogni scusa era buona per farmi delle battutine.
Non volevo cedere con lei dopo quella conversazione e anche se ci vedevamo in casi rari dato che non si occupava degli specializzandi, quelle poche volte in cui aveva l'occasione di vederci beh, mi faceva passare l'inferno al 100%.
Mi derideva davanti agli altri con delle battute ma se sperava che io me ne andassi da questo ospedale si sbagliava di grosso perché tutto quello che stavo imparando qui, me lo sognavo dove stavo prima.
Ogni giorno imparavo tantissime cose e tantissimi primari e chirurghi non erano contro di me anzi, mi aiutavano parecchio insegnandomi il mondo.
Stavo migliorando tantissimo sulle mie prestazioni e aggiustando i punti scadenti che potevo migliorare.
"Ciao, tu sei Macarena giusto?" disse una donna alle mie spalle non appena richiesi il tablet per le analisi e sussultai.
Bionda, occhi azzurri e non avevo mai visto un sorriso così bello come il suo.
Sembrava magico, come lei.
"Sì, sono io." dissi mordendomi il labbro davanti alla bellezza mozzafiato di questa donna e mi sorrise dolcemente.
"Sono Arizona Robbins, primario di chirurgia neonatale e fetale. Senti, volevo chiederti se ti andava di venire nel mio reparto più tardi e secondo me potrebbero esserci dei casi interessanti che dovresti vedere." disse abbassando la voce e mi strinse la mano facendomi sorridere dato che era la prima volta che si presentava.
Era sposata con Calliope Torres già da alcuni anni e avevo visto loro figlia diverse volte qui dentro, erano una coppia formidabile e le adoravo tanto.
"Solitamente noi primari non facciamo queste cose ma tu mi ispiri simpatia, gli altri specializzandi fanno tante stronzate quindi se ti va, sai dove trovarmi e chiedi a mia moglie." disse guardandomi un ultima volta e sorrise complice andandosene felice.
Scossi la testa divertita e in poco tempo la mora fu al mio fianco, aveva la mascella contratta e sussultai.
Era la prima volta che si avvicinava così tanto a me dopo la nostra discussione.
"Ti rendo nervosa? Rilassati." sussurrò guardando gli ultimi esami clinici di un paziente e nemmeno mi guardò.
Ero pronta alle sue solite battutine e mi preparai psicologicamente, essendo al mio fianco con una distanza di sicurezza la fissai e i suoi occhi erano truccati alla perfezione con una linea di eye-liner impeccabile che la rendeva stupenda.
Ogni secondo che passava questa donna diventava ancora più affascinante.
"Non sono nervosa, anzi." sussurrai acida percependo il suo profumo inconfondibile e a quel punto mi guardò mettendo il viso di lato divertita.
Che stronza, del cazzo.
"Attenta, non scottarti troppo." disse avvicinandosi al mio orecchio e si fermò guardandomi dal basso, rimasi immobile come una statua con il battito cardiaco accelerato e la vidi sogghignare.
Mi stava innervosendo tantissimo.
"Io? Sono una ragazzina del cazzo per lei quindi preferisco giocare con altro." dissi con le lacrime agli occhi e nemmeno si accigliò anzi, sicuramente stava aspettando la mia frecciatina.
"Sei in torto e vuoi anche la ragione? Abbassa i toni con me bionda, siamo davanti a tutto il personale e se mi fai innervosire ancora la tomba per te è automaticamente pronta." disse sottovoce minacciandomi e andò in pronto soccorso mentre io stavo per svenire davanti alla miriade di chirurghi.
Mi ripresi dopo vari minuti e feci un cenno ai miei amici, era arrivato il momento di lavorare e tutti seguimmo Zulema che si legò i suoi capelli lunghi.
Ci fermammo davanti ad una stanza e notai un'infermiere con una paziente.
"Bene, oggi proviamo qualcosa di diverso dato che voi, dovete scegliere bene in cosa specializzarvi. Alcuni di voi sono solamente all'inizio mentre altri hanno quasi concluso il loro percorso." disse giocherellando con la penna che aveva e mi squadrò seria, la fissai incantata e aspettai che ci spiegasse il caso non appena entrammo in stanza, davanti alla signora.
"Avery, cosa abbiamo?" disse Zulema indicando il mio amico Jackson e aspettai che parlasse incuriosita.
"Teresa, 64 anni, che a seguito di una caduta avvenuta circa 10 giorni prima si è dovuta sottoporre a un intervento per frattura del femore destro. Trasferita in una clinica riabilitativa inizia a lamentare prurito a livello lombare, l'infermiera cerca di attenuarla con una crema cortisonica. Ma durante la notte la signora, manifesta alcune lezioni rosse con bordo più scuro e desquamato a livello lombare, ombelicale e inguinale.
Ha un forte prurito e non riesce a dormire, già da diversi giorni." disse il ragazzo e Zulema sorrise fiera, odiavo che sorridesse a tutti tranne che a me ma scacciai quel pensiero incominciando a prendere appunti.
"Di cosa è affetta la paziente? Svelti." disse la mora portando fuori gli altri specializzandi che la seguirono mentre io rimasi in stanza, feci alcune domande alla paziente e mi rispose dolcemente.
Ricordai le parole di Saray e volevo sorprendere la mora, terribilmente tanto.
"Posso vedere le sue lesioni?" le domandai e la paziente annuì, infilai velocemente i guanti e alzai di poco le bende vedendo la sua infezione grave.
"Bionda, che ci fai lì?" sbottò Zulema alzando la voce ma non l'ascoltai, sbuffò avvicinandosi e le diedi le spalle evitandola perché ero tesa a causa sua.
Non volevo che mi stesse vicina perché mi distraeva terribilmente tanto e le sue parole mi avevano fatto del male.
"Sto guardando alcune cose, per risolvere il caso." dissi serrando la mascella ma la mora alle mie spalle sbuffò innervosendosi subito.
Infilò la mano sotto al mio camice e mi strinse il fianco facendomi sussultare, provocandomi miliardi di brividi.
Era la prima volta dopo settimane che avevamo un contatto del genere e sentivo letteralmente le farfalle nello stomaco per il suo tocco forte e deciso.
"Non farmi incazzare, vai dagli altri." sussurrò al mio orecchio e tolsi i guanti scansandola, tantissimo rossa in viso.
Ma avevo la soluzione.
Ritornai dagli altri e Lexie mi guardava divertita per il mio gesto inaspettato, ma volevo sorprenderla per una volta.
Anche se era impossibile che lei si sorprendesse dato che era glaciale.
Non mi avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla orgogliosa.
Gli altri stavano stando delle risposte inconcludenti e Zulema scuoteva la testa, indicando gli ultimi esami svolti.
Calò il silenzio e la mora sorrise quasi sodisfatta nel vedere che nessuno rispondeva ma decisi di parlare.
"La signora è affetta da dermatotifosi da tinea." dissi mordendomi il labbro e Zulema mi guardò con la mascella contratta, tanto sorpresa per il fatto che qualcuno avesse capito il caso.
Infatti tutti fecero delle esclamazioni sorprese dato che non ci erano arrivati ma ormai avevo deciso di parlare.
"Continua." disse autoritaria e notai Richard insieme ad Amelia ascoltarmi attentamente poco lontani da noi.
"Le dermatofitosi sono infezioni funginee sostenuti da patogeni dermatofiti che si "nutrono" delle zone più ricche di cheratina come lo strato corneo dell'epidermide, cute e annessi ma generalmente sono risparmiati il palmo delle mani e dei piedi." dissi stando attenta ad ogni singola parola e gli altri presero appunti mentre io mi torturavo le labbra dato che Zulema mi stava bruciando viva con lo sguardo.
"Trasmissione." disse la mora con un tono di voce indescrivibile e Lexie al mio fianco sussultò impaurita a causa sua.
Non dovevo cedere, dovevo dimostrarle che studiavo più degli altri qui dentro.
"Possono essere trasmesse con contatto diretto con altre persone affette, può essere veicolata da animali o da oggetti infetti. Il periodo di incubazione è di 4-10giorni." le spiegai attentamente e la vidi incrociare le braccia al petto, guardandomi ancora con più attenzione e facendo scorrere lo sguardo in tutto il mio corpo magro.
"Chi può contrarre l'infezione?" domandò ancora leccandosi il labbro e le risposi senza esitare nemmeno un po', ma di tanto in tanto abbassavo lo sguardo guardando altrove perché semplicemente non riuscivo a reggere i suoi occhi così autoritari e severi.
Era impossibile sostenere tutta quella autorità così a lungo.
Sopratutto dopo ciò che aveva sentito uscire dalla mie labbra e io dalle sue.
"Possono contrarre l'infezione entrambi i sessi in qualsiasi fascia d'età sono, ad ogni modo, più predisposti bambini e soggetti immunodepressi, a contatto con animali domestici e selvatici, esposti ad ambienti caldo-umidi o praticanti sport di contatto. Altri fattori che espongono al rischio sono scarsa igiene, terapie antibiotiche, immunosoppressive o chemioterapiche." dissi con un tono di voce serio e Saray mi fece l'occhiolino, ricordai le sue parole e presi ancora più autocontrollo sperando di fare colpo.
Di sorprenderla nonostante tutto.
"Cosa proponi di fare?" disse riferendosi alla terapia e guardai velocemente la signora, fissando poi l'ultimo esame fatto nel mio tablet.
"La soluzione è solamente una, la somministrazione di antimicotici per via topica o orale a seconda dell'estensione. Eviterei l'uso di cortisonici perché peggiora l'aspetto delle lesioni." conclusi costatando che avevo risolto il caso e Richard mi fece l'ok da lontano, gli feci un piccolo sorriso e guardai la donna davanti a me che era estasiata.
Ma non sorpresa.
"Molto bene, ma il caso non è tuo." disse con un sorriso da stronza e fece dileguare gli altri specializzandi con Meredith che erano sconvolti quanto me.
Non potevo crederci che l'aveva fatto.
Dopo tutta la mia spiegazione speravo che potessi curare la paziente ma invece la figlia di puttana non voleva darmela vinta nonostante tutto.
E questa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso dopo giornate di continue frecciatine e provocazioni.
"Capo." la richiamai nel mentre che si dirigeva nel suo ufficio ed era incredibile come mi aveva fatto fare una brutta figura, stavo per piangere dal nervoso per come questa giornata era iniziata male.
"Che? Vai al pronto soccorso." disse autoritaria entrando nel suo ufficio ma prima che potesse chiudermi la porta in faccia, la bloccai subito entrando dentro.
Rise divertita e si sedette nella sua poltrona guardando qualcosa nel suo pc.
La rabbia scorreva impetuosa nelle mie vene e la mia impulsività mi mangiò viva.
"Mi ha stancato!" esclamai alzando la voce e i suoi occhi neri mi fissarono, senza nessuna espressione in viso.
"Come scusa?" disse accigliandosi e serrò la mascella nel mentre che io, dopo giorni stavo perdendo il controllo.
"Ho risolto il caso, perché non posso occuparmene io? Voleva che la sorprendessi ma più ci provo, più mi fa sprofondare nel ridicolo più totale. Mi deride davanti a tutti con battutine del cazzo ed io sono stanca." dissi toccandomi i capelli nervosamente e alcune lacrime mi rigarono il viso, a causa di tutta la tensione accumulata.
"Per favore oggi mi lasci stare, è una giornata del cazzo e se vuole saperlo la mia ragazza mi ha lasciata quindi non ho voglia di discutere con lei. La smetta di trattarmi così, non ce la faccio più a sopportare tutto-" dissi singhiozzando ma mi bloccai, sedendomi davanti a lei afferrandomi il viso tra le mani cercando di calmarmi un minimo.
Piansi per alcuni minuti e Zulema mi fissava senza dirmi nessuna parola, afferrò dei fazzoletti e me li passò sbuffando appena nel vedermi così.
"Si asciughi le lacrime, Macarena." disse seria e sgranai gli occhi, annuendo e togliendomi il trucco colato costatando che era ritornata a darmi del lei.
Mi guardava quasi con pena e questa cosa la odiavo da morire, ma non mi ero pentita affatto di averle detto la verità.
Ero in una situazione esasperante.
"Quindi, a quanto ho capito le da fastidio il mio atteggiamento? Molto bene lo terrò a mente visto che l'ho stancata già da diverso tempo." disse sorridendomi e sussultai per il suo tono così maledettamente acido e tagliente.
"Non avrei dovuto dire quelle cose." sussurrai con un senso di colpa assurdo e la donna davanti a me si alzò ma evitai di mangiarmela con gli occhi come sempre, altrimenti avrei peggiorato tutto.
"Perché la sua ragazza l'ha lasciata?" disse divertita e la fissai ferita, non sapevo nemmeno io come diavolo faceva ad essere così menefreghista per tutto.
"Perché la nostra situazione era diventata insostenibile e quindi se n'è andata via di casa lasciandomi. Sto cercando di chiamarla ma non mi risponde e si è volatilizzata." le spiegai serrando la mascella e la vidi annuire, sospirò e si sedette nella sedia affianco alla mia per guardarmi bene in viso.
"Cioè insostenibile?" sussurrò curiosa e fissai per bene i suoi lineamenti perfetti.
Sulle labbra aveva un leggero rossetto che le evidenziavano di più e volevo terribilmente mordergliele con forza.
Ma scacciai via quel pensiero.
"Pensava solamente a se stessa, si arrabbiava ogni qualvolta che tornavo a casa tardi dall'ospedale e litigavamo inutilmente anzi lei voleva litigare." dissi con la voce tremolante e una lacrima mi rigò il viso facendola irrigidire come una statua, non sapevo nemmeno io perché le stavo raccontando queste cose ma non ne parlavo con nessuno.
Ero tanto ferita.
E terribilmente riservata.
"Che si fotta, non ti merita." disse sorridendomi e inarcai un sopracciglio confusa per la sua affermazione.
Non era da lei.
"Non ha capito un cazzo di te, doveva capirti di più anziché sbraitare ogni volta contro ogni minima cosa. Pensa alla tua carriera e scopati chi vuoi, ora sei libera." disse alzandosi avvicinandosi a me e istintivamente l'afferrai per un polso facendola sedere molto piano nella sedia al mio fianco.
La volevo vicina, però mi guardò malissimo non volendo farsi toccare.
Tremai di poco non appena toccai la sua pelle e mi guardò abbastanza confusa.
"Perché mi sta dicendo tutte queste cose se poi mi tratta di merda? Perché è così maledettamente fredda?" le sussurrai sfiorandole la mano e sorrise.
"Dio bionda, sei così impertinente." sussurrò avvicinandosi al mio viso di punto e bianco e sussultai per la troppa vicinanza, leccò piano il suo labbro inferiore e seguii quel gesto eccitante.
Ero sconvolta, sorpresa.
Non lo sapevo nemmeno io ma dentro di me stavo provando delle cose assurde.
Alzò la mano e mise distrattamente una mia ciocca bionda dietro all'orecchio, asciugandomi piano il trucco colato.
Il suo tocco era delicato e non avevo mai lasciato la stretta sul suo polso, mi sentivo così al sicuro stando con lei.
Sorrise avvicinandosi ad un centimetro dalle mie labbra e chiusi automaticamente gli occhi sperando che mi baciasse ma si avvicinò al mio orecchio facendomi sentire il suo respiro.

"Un'altra sfuriata come quella che ha appena fatto e la spedisco fuori a calci in culo dal mio cazzo di ospedale."

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