prologo.

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twenty years at your job,
then the son of the boss gets
the spot that was yours,
we're trying to stay for the kids
when keeping it how it is will
only break their hearts worse.

Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perché una si è stancata dell'altra, per propria volontà o per volontà dell'altra persona.
Ma non è così.
I periodi finiscono, come cambiano le stagioni.
Semplicemente.
È una cosa su cui la volontà individuale non ha nessun potere.
Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere di ogni momento.
Esattamente.
"Vuoi fare tardi al colloquio?" disse una voce al mio orecchio, scuotendomi leggermente e subito mi misi seduta.
Strofinai le palpebre con le mie mani e sbadigliai notando ancora tutti i miei scatoloni nel mio nuovo appartamento.
Madrid, che città meravigliosa.
"Ora mi alzo." sbottai assonnata filando dritta in doccia e mi spaventai guardandomi allo specchio.
Ero un disastro.
Feci una doccia rigenerante lavando con cura ogni centimetro del mio corpo e dopo un'ora buona uscii già vestita.
"Buongiorno, tesoro." sussurrai afferrando per i fianchi la mia ragazza e le lasciai un bacio sulle labbra, mi sorrise e mi porse una tazza di caffè che mi affrettai a bere, molto lentamente.
"Ansia? Ho fatto alcune ricerche sul tuo nuovo ospedale ed è bellissimo." disse estasiata facendomi vedere il pc e sorrisi annuendo dato che era uno dei più belli e uno dei più conosciuti.
Osservai quell'edificio enorme e chissà com'era strutturato all'interno ma questo ospedale aveva una fama grandissima.
Tutti i chirurghi che ci lavoravano all'interno erano eccezionali, tantissimo.
"Spero tanto che il direttore mi assuma perché è sempre stato uno dei miei sogni più grandi lavorare qui." mormorai appoggiando la tazza vuota nel lavello sotto lo sguardo di Kayla e andai in bagno per asciugarmi i capelli.
Decisi di indossare qualcosa di semplice giusto per non dare troppo all'occhio e mi truccai evidenziando i miei occhi verdi al punto giusto.
Non volevo stare al centro dell'attenzione, lo odiavo a morte.
"Sei bellissima." disse la ragazza alle mie spalle cingendomi la vita e mi voltai lasciandole un bacio veloce.
"Ti chiamo dopo, augurami buona fortuna!" esclamai infilandomi il capotto e lei rise dicendomelo con forza, strinsi le chiavi della mia macchina saldamente e feci un lungo respiro profondo, partendo subito.
"Okay Maca, sei in perfetto orario." sussurrai immergendomi nel traffico immenso di Madrid e menomale che avevo memorizzato bene la strada.
Mi stavo preparando psicologicamente da giorni e non dovevo fare brutte figure, altrimenti avrei rovinato tutto.
Dovevo rimettermi in carreggiata subito.
"Tutto andrà bene, farai colpo." aggiunsi stringendo forte il volante e parcheggiai dopo una decina di minuti.
Scesi velocemente e spalancai la bocca incredula notando questo edificio enorme, era assurdo e sorrisi sentendo le ambulanze arrivare al pronto soccorso senza fermarsi un attimo.
Ero nel cuore vero di Madrid, al 100%.
C'era veramente tanto lavoro da fare e già mi mancava andare in sala operatoria, ma dovevo cambiare vita.
Per forza.
Per sopravvivere al mio dolore.
Camminai aumentando il passo e mi misi di lato lasciando passare una barella.
"Trauma 1!" urlò una donna bassa e minuta che mi dava una carica assurda, tutto era così maledettamente bello qui e ogni singola cosa era curata da cima a fondo facendomi venire i brividi.
Come sospettavo d'altronde.
"Posso aiutarti?" disse una voce alle mie spalle e mi voltai notando un uomo, sorrisi imbarazzata e annuii.
"Ho un colloquio di lavoro tra.." dissi controllando l'orologio che avevo sul polso e mi tranquillizzai notando che mancava ancora un po'.
"Tra esattamente 5 minuti." conclusi accennando un sorriso e l'uomo sorrise porgendomi poi la mano che mi affrettai a stringere, presentandosi subito.
Non riuscivo a smettere di guardarmi attorno, l'ospedale aveva cinque piani e i reparti erano suddivisi in ordine alfabetico.
Notai una bacheca enorme non troppo lontana da me e c'erano alcuni chirurghi che cancellavano gli interventi scrivendo i loro nomi, discutendo tra loro.
Per non parlare della miriade di specializzandi di qualsiasi anno che gironzolavano da una parte all'altra.
Menomale che ero al terzo anno e avevo già passato questi traumi assurdi.
"Sono Richard Webber, primario di chirurgia generale e tu devi essere l'ennesima specializzanda che prova ad entrare in questo ospedale, no?" disse divertito e arrossii di colpo mordendomi piano il labbro inferiore ritornando alla realtà.
Quindi già sapeva chi fossi perché glielo leggevo bene in faccia, le voci a quanto pare qui giravano molto velocemente.
" sono io, può indicarmi dove posso trovare l'ufficio del direttore? L'ultima cosa che voglio è, fare tardi." mormorai guardandomi attorno e Richard controllò un attimo sul suo telefono alcune cose.
"Per il momento non ho interventi, ti accompagno io molto volentieri sperando di trovarla libera." disse riferendosi al capo e mi paralizzai subito.
Una lei?
Non avevo mai pensato che il direttore dell'intero ospedale fosse una donna, un senso di ansia mi pervase e strinsi la mia borsa in spalla cercando di rimanere calma ma era impossibile.
Perché diavolo Kayla non mi aveva aggiornata di questa cosa? Eppure stava facendo ricerche da giorni prendendo in mano la situazione.
L'uomo al mio fianco mi fece strada e intanto mi spiegava i vari reparti, questo ospedale era a dir poco enorme.
"La mia parte preferita di questo posto è in assoluto la sala d'aspetto oltre al pronto soccorso, abbiamo un bar all'entrata e ovviamente la sala mensa. Mangiamo e dormiamo qui e ogni piano ha circa una decina di stanze per chi deve affrontare il turno di notte. È uno strazio ma le macchinette per il caffè sono la nostra salvezza." mi spiegò l'uomo al mio fianco facendosi scappare una risatina e intanto mi indicava tutto quello che mi descriveva.
Aveva tanta esperienza in campo e si vedeva, altrimenti non avrebbe diretto il suo reparto in modo così impeccabile.
Volevo fargli domande ma ad un certo punto una donna lo interruppe camminando davanti a noi, venendoci incontro con un fascino stupendo.
"Richard, dopo puoi raggiungermi? Devo parlarti di quel trapianto al fegato e forse ho trovato un donatore." disse autoritaria e i suoi occhi azzurri si posarono sui miei, ma mi evitò come niente notando che fossi nuova.
Fottuti chirurghi esuberanti.
Già avevo capito che persona fosse.
"Certamente Meredith, accompagno la ragazza da Zulema e ti raggiungo." disse Richard e sussultai nel sentire quel nome così dannatamente particolare.
Zulema.
Mi paralizzai sul posto e speravo che non fosse quella Zulema Zahir di cui tutti parlano, perché non sapevo come comportarmi davanti a una situazione del genere.
Lei era troppo, per questo mondo.
In tutti i miei anni di università avevamo studiato le sue tecniche innovative, le sue ricerche sperimentali che come al solito avevano dato grandi successi.
Era ricca da far schifo e ovviamente avevo seguito ogni suo congresso online.
Perché la ricerca doveva essere condivisa per forza, e la medicina aveva fatto un'infinità di progressi grazie a lei.
Era l'idolo di tutti e in un certo senso ammiravo la sua determinazione.
Ma se fosse stata davvero lei a dirigere questo posto enorme, mi sarei scavata la fossa da sola perché avevo paura.
Chissà che persona era realmente ma magari non era quella Zulema.
Speravo tanto di sbagliarmi, eccome.
"Ah, quindi devi fare il colloquio? Spera di trovarla con l'umore giusto." disse Meredith ridendo appena e feci un sorriso nervoso, se ne andò salutandoci un ultima volta e Richard riprese a camminare quasi divertito nel vedermi in panico per colpa di una sconosciuta.
Non riuscivo a parlare.
"Se è di cattivo umore invece?" sussurrai ad un certo punto entrando in ascensore e l'uomo rise azionandolo, subito una miriade di specializzandi uscirono e li fissai incantata costatando che se tutto fosse andato per il verso giusto, potevo essere tra di loro.
"Beh, è probabile che tu esca dal suo ufficio in lacrime e che prenda il primo volo per tornatene a casa tua." disse ridendo e percepivo la nausea addosso sperando che questo incubo finisse.
"Bene, mi sono trasferita proprio ieri e non penso di andarmene ora." dissi decisa e Richard mi sorrise, le porte dell'ascensore si aprirono e percorremmo un corridoio abbastanza lungo.
"Da dove vieni?" disse lui fermandosi davanti ad una porta e serrai la mascella.
"Malaga." dissi facendo spallucce e mi guardai attorno notando che questo piano era meno caotico dell'altro.
C'era il suo ufficio ovvio.
"Bellissimo quel posto! Comunque siamo arrivati, questo è il suo ufficio. Se ti vedrò in questi giorni nel mio reparto vorrà dire che Zulema ti ha assunto, buona fortuna per tutto." disse porgendomi nuovamente la mano e gliela strinsi tremando appena, lo vidi andarsene e mi sedetti nella sedia davanti al suo ufficio in ansia.
Appoggiai la testa contro al muro torturandomi le mani e dopo una buona mezz'ora di assoluto silenzio mi alzai, avevo già bussato parecchie volte al suo ufficio ma non avevo ricevuto risposta.
Pensai di fare alcune ricerche ma volevo lasciarmi la sorpresa per dopo, beh, magari ero fortunata e davanti a me non mi trovavo quella donna dai capelli lunghi e lisci che era il sogno di tutti.
Ovviamente vederla in tv o su uno schermo di un pc era tutt'altra cosa.
"Ma che cazzo sta facendo?" sbottai nervosa e feci avanti e indietro cercando di placare il mio battito cardiaco.
Troppo accelerato per i miei gusti.
Alzai gli occhi al cielo e dopo aver appoggiato la borsa nella sedia decisi di andare alla ricerca di una macchinetta.
Volevo del caffè rigenerante dato che stavo per svenire dall'angoscia.
Il mio passo era veloce nel mentre che percorrevo il lungo corridoio e il mio sguardo si posò sulle vetrate bellissime che c'erano ai lati, Madrid era splendida e qui c'era una vista a dir poco stupenda.
Sorrisi guardando ancora una volta quel paesaggio e non appena svoltai l'angolo andai a sbattere contro qualcuno, prima che potessi cadere a terra le mani della donna davanti a me mi afferrarono per la vita e mi trovai ad un centimetro dal suo viso a dir poco perfetto e sensuale.
Non avevo mai visto una donna così bella in tutti i miei 27 anni di vita, i suoi occhi neri avevano uno sguardo di fuoco e boccheggiai staccandomi subito.
Non poteva essere lei.
Dal vivo era ancora più bella, diversa.
Non potevo non riconoscerla.
"Mi scusi io-" sussurrai imbarazzata e il suo profumo mi colpii come mille schiaffi al viso, prima che potessi salvarmi da questa situazione disastrosa mi accorsi che ero già fottuta al 100%.
I miei occhi avevano letto accidentalmente il cartellino che aveva sul suo camice bianco e tremai sul posto realizzando che davanti a me non avevo un chirurgo qualunque.

Ma Zulema Zahir in carne ed ossa.

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