42.

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L'indomani mattina mi svegliai e mugugnai nel sonno coprendo il mio corpo nudo con il lenzuolo.
O mio dio.
Aprii gli occhi di scatto e mi misi seduta notando che ero da sola nel letto, feci subito mente locale ricordandomi della serata precedente e mi maledii.
Ero stata un disastro.
Afferrai l'elastico che avevo sul polso e mi legai i capelli, infilai l'intimo indossandolo velocemente e sospirai di sollievo notando che Zulema mi aveva lasciato affianco al comodino una sua felpa, che indossai sentendomi meglio.
L'avevo fatta mia, in questo letto.
Mi morsicai il labbro e guardai dall'enorme vetrata tutta quella distesa di verde, stava piovendo appena ed era bellissima questa casa.
Mi trasmetteva pace.
Decisi di uscire timidamente e scesi la rampa di scale arrivando in cucina, tutto era maledettamente in ordine e notai l'araba preparando la colazione.
"Buongiorno." mormorai con vocina esile e si voltò appena, sussultando.
"Hey." sussurrò guardandomi velocemente e mi sedetti nel bancone della cucina torturandomi le mani.
Che diavolo dovevo fare?
"Ti piace? O se vuoi ti preparo altro." disse indicando quello che stava cucinando con voce tesa ma scossi la testa, serrando la mascella.
"No Zulema, va benissimo davvero." dissi dolcemente e in stanza si sentiva una musica leggera, provenire dal suo impianto.
Spense i fornelli e mi porse il piatto insieme ad una tazza di caffè che mi affrettai a bere dato che stavo morendo di fame, tantissimo.
La mora aveva lo sguardo abbassato rispondendo a vari messaggi e sospirai, non mi aveva nemmeno guardata.
"Possiamo parlare?" dissi ad una certa con un tono di voce pacifico e a quel punto Zulema alzò lo sguardo su di me.
I suoi occhi neri erano privi di luce e cercai di tranquillizzarla con lo sguardo, non aveva una bellissima cera.
Il colorito della sua pelle era molto pallido, sicuramente non aveva dormito.
"Non abbiamo niente da dirci." disse piano bevendo il caffè ma scossi la testa.
Non potevamo fare così.
"Zule, ieri notte siamo andate a letto insieme e ho solo una domanda da farti: ho per caso sbagliato qualcosa?" dissi con le lacrime agli occhi e la vidi mordersi il labbro, scuotendo la testa.
"Il problema sono io, tu sei stata impeccabile ma non è colpa tua." disse raccogliendo i piatti e si alzò per metterli nella lavastoviglie.
La raggiunsi e con cautela le cinsi la vita da dietro, stringendola al mio corpo esile.
Era glaciale.
"Non sei un problema." sussurrai baciandole la spalla e strinse il mio braccio, volevo parlare con lei tanto.
Tantissimo.
Volevo aiutarla.
"La frase che mi hai detto ieri notte mi ha spiazzata, non pensavo che ti accorgessi del male che ho dentro." disse ad una certa e mi paralizzai, ricordai le mie parole e l'avevo detto così senza pensarci minimamente.
Volevo che si sentisse al sicuro.
"Perché il tuo male é simile al mio." sussurrai con le lacrime agli occhi e si voltò verso di me, seria in viso.
"Non so nemmeno io cosa voglio da te, mi sento soffocare e.." disse massaggiandosi le tempie e annuii.
La capivo benissimo.
"Vado a casa." sussurrai dolcemente e camminai salendo le scale, piansi silenziosamente e cercai di darmi un contegno.
Entrai in camera sua cercando i miei vestiti e raccolsi la borsa da terra, mandando un messaggio veloce a Lexie.
"Maca, non voglio che ti senti in colpa davvero." disse l'araba appoggiandosi nello stipite della porta e sospirai.
"È che, ti voglio troppo Zulema." dissi dicendole la verità e sussultò appena.
Avanzò verso di me e si sedette nel letto, feci la stessa cosa ma i nostri corpi non si toccavano minimamente.
"Ieri, ti ho sentita troppo mia ed è stata una bella sensazione. Quindi in ogni caso, anche se non vorrai avere più niente a che fare con me sappi che ho capito, va bene. Ho passato dei bei momenti insieme a te e volevo che lo sapessi." dissi mordendomi il labbro e il suo sguardo si depositò sul mio corpo.
Ma non mi rispose minimamente.
"Mi sono fidata di te ieri, ho fatto la scelta giusta ma non mi fido più di me stessa da anni ormai." disse sospirando e afferrai la sua mano, toccandola piano.
"Posso abbracciarti?" dissi di getto e la mora annuì incerta ma comunque mi avvicinai a lei e l'abbracciai.
Strinsi la sua vita stretta e affondai il viso contro al suo collo inspirando il suo profumo meraviglioso.
Ricambiò a malapena e incominciai a lasciarle dei piccoli baci sulla guancia.
"Io voglio stare con te." sussurrai contro al suo orecchio con la voce spezzata e l'araba sospirò piano.
"Voglio te, Zulema." continuai dicendole la verità ed era così bello dirglielo.
Volevo tanto amarla, tantissimo.
Maledetto cuore di ghiaccio.
"Bambina, per il momento devi lasciarmi andare dico davvero. Potrei spezzarti il cuore in mezzo secondo e sei troppo giovane." sussurrò toccandomi la spalla e sospirai.
Voleva tempo.
Annuii staccandomi da lei e afferrai il mio vestito mettendolo in borsa, la mora era dietro alle mie spalle e sospirai.
"Per qualunque cosa, scrivimi. Grazie per avermi invitata alla tua festa, ho apprezzato veramente tutto." dissi accennandole un piccolo sorriso triste e ricambiò, serrando poi la mascella.
"Ho sentito Amelia, ti ha proposto la ricerca a Boston giusto?" disse con un pizzico di fastidio nella voce e volevo tanto che ammettesse che un minimo era gelosa di me.
Perché io di lei lo ero veramente tanto.
", ma è ancora presto." mormorai a bassa voce e la donna davanti a me annuì, guardandosi attorno.
Mi incamminai al piano inferiore scendendo le scale e mi infilai il capotto.
"Questa poi te la rendo." dissi indicandomi la felpa e i pantaloni della tuta che mi aveva prestato.
"Puoi tenertela, è tua." disse nervosa e la ringraziai, mi stava dando per la prima volta una cosa sua.
L'avrei usata per dormire.
Il suo profumo mi calmava i nervi.
"Vado." dissi aprendo la porta ma non appena Zulema si accorse che non avevo la macchina mi fermò di scatto.
"Ti accompagno." disse decisa ma scossi la testa, accarezzandole il braccio.
"Mi faccio una passeggiata, sta piovendo leggermente ma fa niente. Ho bisogno di una boccata d'aria fresca, quindi stai tranquilla okay?" dissi rassicurandola e annuì incerta, vedevo un po' di tristezza nei suoi occhi.
E al solo pensiero che lei stava da sola in questa casa enorme mi rompeva il cuore in mille pezzi.
"Ciao." sussurrò lasciandomi andare e ricambiai, si appoggiò nello stipite della porta e percorsi il suo viale chiudendo poi il cancello.
Lasciai uscire le mie lacrime e alzai di poco il viso in modo tale che la pioggia, lavasse via ogni cosa di me.
Non mi sentivo all'altezza di niente.
E se avevamo fatto uno sbaglio?
Camminai aumentando il passo e più mi allontanavo da lei, più mi stavo accorgendo che Zulema non era una semplice cotta, era tutt'altro.
E questa cosa mi terrorizzava.

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