epilogo.

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Maturi quando comprendi che le cose importanti non sono cose, sono attimi e persone da vivere.
È difficile ammettere di avere torto, ammettere che anche se sembra tutto a posto c'è un problema. C'è un qualcosa di rotto e devi capire come potrebbe peggiorare, decidere di ripararlo prima che vada tutto in frantumi.


"Ecco cosa è successo." dissi sospirando e i miei amici erano letteralmente sconvolti, avevo deciso di spiegare ciò che era accaduto tra me e la mora.
Una volta per tutte.
Le voci qui correvano velocemente e non potevo continuare a nascondere queste cose importanti.
"Ti ha illusa quindi?" disse April sospirando e annuii, mi bruciavano gli occhi talmente avevo pianto ma non avevo intenzione di farlo ancora.
", sono un'ingenua e ci sono stata abbastanza male. Ho deciso di partire a Boston con Amelia perché ho la necessità di andarmene via da qui." spiegai facendo spallucce e Lexie mi accarezzò amorevolmente il braccio annuendo.
Dovevamo dividerci tutti quanti per continuare la nostra strada, il nostro percorso, la nostra formazione.
Ci mancava un'esame e avremo potuto salvare vite, essere chirurghi a tutti gli effetti indipendentemente dalle nostre specializzazioni.
"Hai fatto la scelta giusta credimi, io continuerò con Sloan a Los Angeles." disse Jackson stringendomi la mano e gli sorrisi, sarebbe diventato un chirurgo plastico a dir poco eccellente.
Già lo vedevo.
Il mio sguardo si depositò per un attimo su Amelia e mi accigliai dirigendomi verso di lei dato che era vestita normale.
Non aveva il camice e questa cosa mi lasciò abbastanza basita.
"Amy, dove stai andando? Non abbiamo un'intervento tra poche ore?" dissi afferrandole un braccio ma scosse la testa, con un sorriso sulle labbra.
"La tua regina araba, mi ha licenziata ma se vuoi venire a Boston, questo è il mio numero." disse afferrando un post it e lo scrisse davanti ai miei occhi.
Non ci credo che Zulema aveva fatto una cosa del genere, ero senza parole.
"Scrivimi, voglio portarti via da qui." sussurrò avvicinandosi e mi accarezzò piano la guancia, facendomi arrossire.
Era proprio quello che mi serviva e lei poteva aiutarmi, ne ero sicura al 100%.
"Va bene, aspettami." dissi serrando la mascella e mi sorrise porgendosi verso al mio viso per lasciarmi un dolce bacio sull'angolo della bocca.
Il suo profumo meraviglioso mi colpii in pieno e sorrisi perché anche lei era di una bellezza a dir poco disarmante.
"Ciao." disse guardandomi intensamente e se ne andò togliendosi dalla mia vista.
Sospirai pesantemente e il cuore mi stava per uscire dal petto, feci per andare in sala ma Zulema si mise davanti a me.
Mi paralizzai sul posto e i suoi occhi neri erano impeccabili come sempre, cercai di spostarmi a destra ma lei mi bloccò subito bloccando il mio cammino.
Aveva visto la scena in pieno e sapevo che Amelia l'aveva fatto apposta giusto per darle il fatidico colpo di grazia.
"Dobbiamo parlare." disse con un tono di voce arrabbiato e non l'avevo mai vista così, in tutto questo tempo.
Ed era passato più di un anno.
Annuii con la mascella serrata e andammo nel suo ufficio, la mora chiuse la porta con forza e mi toccai i capelli nervosamente con una tensione assurda.
"Quando avevi intenzione di dirmi che saresti andata a Boston?" sbottò alzando le braccia incredula e nemmeno si sedette, limitandosi a stare davanti al mio corpo con uno sguardo, di fuoco.
Sembrava di essere tornate all'inizio di quando mi presentai qui per fare il colloquio con lei, sembravano passati secoli da quel fatidico giorno.
"E tu quando avevi intenzione di dirmi che a Dubai ti sei scopata un'altra?" sbottai senza pensarci minimamente e uno schiaffo mi arrivò dritto in faccia.
Un dolore lancinante mi fece gemere e in meno di mezzo secondo ero contro al muro, con la sua mano sulla mia gola.
"Devi chiudere quella bocca." disse ad un centimetro dalle mie labbra e la guardai dritta negli occhi.
"Non puoi permetterti di trattarmi così dopo tutto quello che mi hai fatto, sono qui da più di un anno e mi hai fatto passare l'inferno intero." dissi spingendola appena e barcollò di poco ma si rimise subito davanti a me.
"Hai scelto lei, Macarena." disse guardandomi dritta negli occhi e li notai appena lucidi per tutta la situazione.
"Io ho sempre scelto te ma tu hai preferito andare dalle altre. Sei una persona che deve fare pace con se stessa Zulema perché non puoi avere tutti ai tuoi piedi. Ti sei presa tutto di me, riesci a capire quanto io mi sia fidata di te? E ora cosa cazzo vuoi? La verità? Mi hai ferita, perché per te provo qualcosa di vero e non una semplice cotta, ho sempre saputo ciò che volevo da tutta la vita!" urlai spingendola dato che averla vicino mi rendeva maledettamente debole.
La vidi sgranare gli occhi e spalancò la
bocca incredula per le mie parole, non mi ero mai sentita così con una donna.
"Ho bisogno che accada qualcosa, di un segno che le cose cambieranno, di una motivazione, di una speranza. Ho bisogno di lasciarti Zulema, perché ti voglio talmente tanto che se potessi, farei anche la cosa più folle del mondo e mi sento lacerare l'anima ogni volta. Mi distruggi, mi rendi debole, io non riesco più ad andare avanti qui. Lasciami andare, per favore." aggiunsi sfogandomi e mi faceva malissimo la gola per tutto quello che stavo dicendo.
Ma dovevo farlo, perché stare qui dentro mi aveva reso maledettamente forte ma era lei il mio problema.
Fa un po' paura come tutto può finire male in un attimo, qualche volta ci vuole una grossa perdita per ricordarti quello a cui tieni di più, qualche volta il risultato è che ti trovi più forte, più saggio, più preparato per affrontare il prossimo disastro che ti si presenterà.
Qualche volta, ma non sempre.
Quando getti la spugna?
Quando ammetti che una causa é davvero persa, si arriva ad un punto in cui tutto diventa troppo.
Quando non ne possiamo più di litigare e allora ci arrendiamo, ed é allora che comincia il lavoro vero.
Trovare speranza laddove sembra che non ce ne sia assolutamente più.
Zulema serrò la mascella e si avvicinò ad un soffio sul mio viso, mi guardò dritta negli occhi e senza pensarci due volte mi baciò con passione, infilandomi la lingua in bocca per cercare subito la mia.
"Nn-o." sussurrai spingendola ma afferrò i miei polsi e li mise contro al muro alzandoli sopra alla mia testa, riprese a baciarmi molto possessivamente e intanto il suo ginocchio era infilato piano in mezzo alle mie cosce.
Ansimai piano e mi veniva da vomitare al solo pensiero che Lauren aveva baciato queste labbra più di una volta.
In mia assenza, oltretutto.
Tentai di liberarmi e mi morsicò il labbro tirandolo con i suoi denti perfetti, scese verso al collo e misi subito la testa di lato dimenandomi perché non volevo che mi marchiasse per nessuna ragione al mondo, non ne aveva più il diritto.
Non ero più sua.
Non mi sentivo sua.
"Quindi andrai con Amelia?" sussurrò contro la mia bocca e si staccò con le labbra gonfissime, mi liberò i polsi e rimasi comunque al mio posto immobile.
"." sbottai serrando la mascella e i suoi occhi neri erano letteralmente glaciali.
Stava mascherando tutto quanto.
"E se non volessi? Sono il tuo capo." disse facendo spallucce con una smorfietta del cazzo in viso e risi nervosa, non poteva fare sul serio parlando così.
"Io andrò lo stesso in ogni caso, perché voglio andare con lei e pensare unicamente a me stessa. Lo capisci che io e te non siamo nulla? Hai rovinato tutto quanto tra di noi." dissi con le lacrime agli occhi ed era vero.
"Perché sei andata con lei? Lo sai che non ho mai voluto quel tipo di rapporto ma tutt'altro, mi hai illusa facendomi credere che potesse funzionare. Sai che ti dico Zulema? Vaffanculo!" urlai alzando la voce e non mi interessava se mi dava un'altro schiaffo.
Avevo ragione in ogni caso e sarei cambiata e cresciuta alla grande, avrei dato l'ultimo esame e sarei partita a Boston il giorno stesso da Amelia.
"Hai licenziato l'unica donna che ha sempre tenuto a me senza trattarmi male come hai fatto tu, e secondo te non dovrei seguirla? Sei folle se pensi questo di me." mormorai ridendo e la sua mascella era contratta da morire.
"Amelia non è me, lo sappiamo entrambe che ti ho insegnato più cose io." disse furiosa avvicinandosi ma misi una mano sulla sua spalla e la spinsi.
Ero veramente arrabbiata per tutto quanto, dovevo sfogare tutto il male.
"Lei è un neurochirurgo, eccellente. Ma lo diventerò anche io Zulema e ti farò pentire di esserti persa una come me, con tutta te stessa. E quando guarderai questi corridoi del cazzo, dovrai pensare a tutte quelle volte che mi hai ridicolizzato!" urlai con le lacrime che mi rigavano il viso e mi scappò un singhiozzo ricordando tutto il male e l'imbarazzo che mi aveva fatto provare, era stato tutto assurdo.
"Mi hai fatto sentire maledettamente inferiore rispetto a te, tante volte. Se mi hai sempre considerata una bambina perché diamine ti sei donata a me?" dissi alzando le braccia incredula e mi tolsi il camice lanciandoglielo contro.
"Perché cazzo mi hai fatto credere di essere stata la tua eccezione?" urlai con tutto il fiato che avevo in corpo e Zulema era sconvolta per la mia ira.
Non mi aveva mai vista così ed era incredibile il modo in cui mi aveva cambiata al 100%, senza nessun pudore.
"Non lo so." rispose con voce flebile e risi istericamente perché ancora una volta non aveva le palle di dire la verità.
Odiavo il suo orgoglio più di ogni altra cosa al mondo e mi detestavo io stessa.
"Dillo che mi sto sbagliando e a Boston non ci vado, dillo Zulema." la incitai singhiozzando e mi avvicinai afferrandole il viso tra le mani osservando tutta la sua bellezza mozzafiato.
Ero innamorata persa di questa donna.
Fin dentro le ossa.
E speravo che non mi lasciasse.
"Piccola, devi vivere e io sono l'ostacolo più grande della tua vita." disse accarezzandomi le guance ma scossi la testa incredula, ancora una volta le stavo dando una possibilità.
"Mi lasci andare via così? Nonostante tutto quello che abbiamo passato? Ti sei fidata di me ed io pure, quando capirai che io ti voglio per davvero sarà troppo tardi ed é allora che io avrò un'altra vita." dissi tentando ancora ma Zulema scosse la testa.
Maledizione, non lasciarmi.
La vita non ci deve niente, è così e basta.
Come un fiume, va come deve andare.
Puoi provare a lottare contro la corrente o imparare a cavalcare l'onda.
In quanto chirurghi ci dedichiamo a battaglie infinite contro la corrente.
24 ore.
1440 minuti.
86400 secondi.
È quanto basta per salvarti la vita.
Per cambiarti la vita.
E un solo giorno può regalarci più opportunità di quante non potessimo immaginare ma talvolta non è così.
"Le cicatrici del cuore non guariscono ma col tempo possono cambiare, possono diventare più lisce, spianarsi e possono addirittura sparire. Sono abituata a tutto questo, se ti sto lasciando andare è perché voglio vederti brillare nonostante abbia sbagliato." mi spiegò appoggiando la fronte contro la mia e chiusi gli occhi gustandomi il suo profumo meraviglioso.
Ancora una volta ero senza risposte.
"Quando stringi qualcosa troppo a lungo i muscoli prendono la forma della posizione che hai assunto. Questo vale per il cuore e per la mente, oltre che per le mani. È perché sai che il dolore arriverà che è più facile non lasciare la presa." sussurrai ancora con gli occhi chiusi e se l'avessi guardata mi avrebbe distrutta.
Ma infondo, l'aveva già fatto e se dovevo lasciarla dovevo farlo ora.
Senza voltarmi indietro.
"E tu hai appena lasciato la presa." aggiunsi staccandomi da lei e nemmeno la guardai in viso ma i suoi occhi mi avevano appena distrutto l'anima.
Ora quella che stava lasciando la presa ero solo e unicamente io perché non c'era più niente da fare, purtroppo.
Sapevo che poteva ripararmi il cuore perché era brava in questo, da morire.
Ma il suo? Solo lei poteva ripararlo in fin dei conti perché Zulema Zahir era fuoco e passione pura ed era tutto ciò che volevo.
Ma lei non voleva me.
Il tempo scorreva troppo velocemente per poter rimediare a tutto questo dolore ma insieme, eravamo un caso perso.
L'avevo studiata a fondo e dopo tutto questo tempo trascorso non avevo trovato la mia diagnosi impeccabile.
Non potevo curarla.

Però lei in gran parte aveva curato me.

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