18.5- Strana sensazione

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«Mi ricordate com'è che siamo passati dalle vostre prove ad un festino?» chiede Francesco, incrociando le braccia sul petto.

«Beh... Stiamo festeggiando la nostra new entry.» rispondo, versando della vodka in uno dei bicchieri per poi porgerglielo.

Francesco mi guarda con fare dubbioso ma decide poi di prendere il bicchiere.
«Non ho mai accettato di fare parte del vostro gruppo...»

«Ma dai...» interviene Valentina, posizionandosi alla sua destra.
«Sei bravo a suonare... e hai anche una bella voce... E poi... ora che tutti hanno deciso di ritirarsi, ci vorrebbe qualcuno di nuovo...»

«Beh... Ormai sa dov'è casa mia.» pronuncia Marco avvicinandosi anche lui verso di noi.
«Facciamo le prove praticamente tutti i giorni, vieni quando vuoi.»

Francesco sembra spaesato, dal suo viso traspare un velato disagio.

«Ha tutto il tempo per decidere.» pronuncio poi versando dell'altra vodka nel mio bicchiere.
«Piuttosto... dov'è Gab?»

Marco e Valentina si guardano intorno per la stanza ma non lo vedono nemmeno loro da nessuna parte.

«Strano... Era qua fino a poco fa...» pronuncia poi, Valentina alzando un sopracciglio confuso.

«Speriamo non si sia di nuovo chiuso dentro al bagno.» emetto, accompagnato da una sonora risata.
«Dovreste riparare quella porta...»

«Oh cazzo...» Marco fa una pausa e riprende poco dopo.
«È vero... prima ha detto che andava in bagno...»

«Mi spiegate?» chiede Francesco, assumendo un'espressione confusa.

«La porta del bagno di Marco è rotta e non va chiusa ma semplicemente appoggiata... Altrimenti finisci come Gab chiuso dentro.» rispondo, emettendo un'altra risata divertita.

«Poveraccio...» Francesco fa una pausa e ride a sua volta.
«Forse sarebbe meglio andare a controllare.»

Marco sbuffa rumorosamente e, dopo aver lasciato il suo bicchiere sul tavolino, si avvia fuori dalla stanza insieme a Valentina, lasciando me e Francesco da soli nella stanza.

«Dovremmo andare anche noi?» chiede poi Francesco.

«Nah...» rispondo, avanzando poi per la stanza e dirigendomi verso la finestra che da sul balcone.
«Non servono quattro persone per recuperare Gab dal bagno.»

Mi fermo davanti alla finestra e faccio poi segno a Francesco di seguirmi che, dopo un attimo di esitazione, avanza verso di me e usciamo poi insieme nel balcone.

Vado ad appoggiarmi sulla ringhiera con le braccia e rivolgo lo sguardo verso il basso, andando a osservare la strada desolata.
Il sole sta iniziando a calare ed il cielo è ora tutto un miscuglio di colori.

Francesco va a posizionarsi lontano da me e si appoggia poi anche lui alla ringhiera.

«Sai...» emetto poi, attirando la sua attenzione.
«C'è stato un periodo in cui odiavo stare fuori nel balcone.»

«In che senso?» chiede Francesco assumendo un'espressione confusa.

«Quando ero piccolo ho vissuto per un po' di tempo a casa di quello stronzo... e ogni volta lui mi chiudeva fuori e mi lasciava lì per diverso tempo.»

«Con "quello stronzo", intendi Aaron?!»

Annuisco con un leggero cenno della testa e mi sposto poi dalla ringhiera per avvicinarmi leggermente verso di lui.

«Una volta si è persino dimenticato di avermi lasciato fuori e ho passato tipo 4 ore fuori.»

«E perché lo faceva?»

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