14- Alleato

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«Non avevi detto che io non sarei stato coinvolto?»

«Sì appunto... Non ho idea del perché qui ci sia anche tu.» Ryan fa una pausa ed emette un sonoro sospiro.
«In realtà non ci stanno a fare nulla nemmeno loro.» continua poi, voltandosi verso i suoi amici, seduti accanto a lui.

Lo sapevo che sarebbe andata a finire in questo modo...

Come Ryan aveva previsto, la sua idea di tappezzare il piano terra e le pareti della presidenza con i fogli delle firme per far approvare il concerto, ha creato un gran casino.
La preside è andata ovviamente su tutte le furie e, con l'aiuto di alcuni professori e dei bidelli, ha provveduto a rimuovere tempestivamente tutti i fogli dalle pareti del piano terra.
Tutti a scuola non hanno fatto altro che parlare tutto il tempo della faccenda e Ryan è riuscito ancora una volta a portare dalla sua parte la maggioranza degli studenti; tutti ormai lo vedono come una sorta di punto di riferimento e lo stimano perché sta cercando di fare di tutto pur di farsi ascoltare, o almeno così dicono tutti.
Io dall'altra parte, sapevo molto bene che tutta questa storia non avrebbe portato a nulla di buono e, nonostante Ryan mi avesse assicurato che io non sarei stato coinvolto in tutta questa storia, la preside ha deciso di convocare anche a me in presidenza insieme a Ryan ed ai suoi amici del concerto.

«Che cazzo...» emetto spontaneamente, incrociando le braccia sul petto.

«Adesso non farne un dramma, Franz. Magari ti ha convocato per qualcos'altro.»

«Se fosse per qualcos'altro non mi troverei qui seduto insieme a voi!»

«Fratè... stavolta l'hai fatta davvero arrabbiare, cazzo...» interviene uno dei suoi amici, accompagnato da una breve risata divertita.

«L'intento era quello infatti.»

«Sì ma... ora potrebbe sospenderti...» pronuncia la ragazza bionda, seduta accanto a lui.

«Se sospende solo me non è un problema.» Ryan fa una pausa e si alza poco dopo dalla sua sedia per cominciare poi a camminare avanti e indietro per il corridoio.
«E comunque non sarà una sospensione a farmi smettere di protestare.»

Un rumore di passi proveniente dal corridoio attira l'attenzione di tutti e, voltandomi nella loro direzione, vedo arrivare la preside a passo spedito, con in volto un'espressione che palesa indubbiamente la sua rabbia. Alla sua destra si trova anche Aaron che procede anch'esso per il corridoio con fare svogliato e che, non appena mi vede seduto tra loro, assume spontaneamente un'espressione sorpresa.

Porca puttana...
E adesso con lui che mi invento?
Non posso dirgli che ieri ho aiutato Ryan nella sua bravata...

La preside si ferma davanti a Ryan e gli rivolge uno sguardo di rimprovero a cui Ryan risponde con il suo solito sorrisetto da scemo.

«Buongiorno, cara preside...» emette poi, accompagnato da una risatina.
«Che sguardo che ha... è una brutta giornata oggi?»

«C'è poco da fare lo spiritoso...» la preside fa una pausa e dopo aver superato Ryan, apre la porta della presidenza e ci fa cenno di entrare all'interno.
«Entrate e andate a sedervi.»

Ryan è il primo ad entrare saltellando nella stanza, seguito poi dai suoi amici, mentre io decido di entrare per ultimo, insieme ad Aaron che si limita a rivolgermi uno sguardo confuso senza parlarmi.
Una volta dentro la presidenza, andiamo tutti a sederci nelle sedie poste davanti alla cattedra, eccetto Aaron che decide di rimanere in piedi e di appoggiare la schiena sulla parete a sinistra della stanza.
La preside va a prendere posto sulla sua sedia dall'altra parte cattedra e si posiziona gli occhiali da vista sul naso; sul suo volto è ancora presente un'espressione alquanto alterata.

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