21- Pensare a niente

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È stata davvero una pessima idea...

Mantengo lo sguardo fisso sul mio quaderno di matematica, lasciato completamente in bianco e premo ripetutamente il tastino della penna con il pollice della mano sinistra, con fare nervoso.
Il professore in sottofondo, continua con la sua lezione, a cui non sono stato minimamente attento nemmeno per un attimo.
La mia mente è rimasta occupata tutto il tempo a causa della persona seduta nel banco alla mia sinistra.

Federico è proprio un pezzo di merda...

La mia idea iniziale, era quella di tornare ad avere il mio posto e di fare quindi nuovamente scambio con Federico.
Era l'unico modo per evitare una situazione di imbarazzo e per tentare da parte mia di passare una giornata di scuola "accettabile" ma Federico ha finito per rovinare tutti i miei piani.

Federico è un'altra di quelle persone che prenderei ripetutamente a schiaffi...
E in questo momento gliene tirerei talmente tanti da fargli finire la testa al contrario!

Non solo non ho riavuto il mio banco, ma mi sono sorbito anche le lamentele di Federico sul fatto che, chiedendogli di tornare affianco ad Andrea, stavo compremettendo la sua "unica possibilità di recuperare le sue insufficienze".

Che tu sia vicino ad Andrea o meno rimani comunque una capra!
Razza di stronzo...

Sposto lo sguardo davanti a me verso Federico, intento a scrivere sul suo quaderno e continuo a mandargli maledizioni mentalmente.

«Adesso proviamo a fare qualche esercizio.» pronuncia il professore, sfogliando il libro.
«Andate a pagina 142 e provate a svolgere gli esercizi n° 5-6-7...»

Mi inchino verso il mio zaino, lasciato per terra vicino alla sedia alla ricerca del libro, ma mi rendo ben presto conto di averlo lasciato a casa.

Merda...

Mi tiro nuovamente su ed emetto un sonoro sospiro, portandomi una mano davanti al viso.

Non è mai successo che mi dimenticassi un libro a casa...
Doveva succedere proprio oggi?!

Vengo distratto dai miei pensieri da un tocco delicato sull'avambraccio sinistro e mi volto di scatto, vedendo subito Andrea, che mi rivolge un'espressione da cui traspare perfettamente il suo disagio nel parlarmi.
Apre la bocca leggermente, come se volesse dirmi qualcosa, ma finisce poi per richiuderla e per distogliere lo sguardo; si limita solamente a mettere il libro in mezzo tra i due banchi e riprende poi la sua penna in mano per copiare gli esercizi sul suo quaderno.

Che situazione del cazzo...
È normale che provi disagio nel parlare con me...
Chissà cosa pensa ora di me...

Distolgo a mia volta lo sguardo senza dire nulla e procedo poi a copiare il primo esercizio sul quaderno.
Di tanto in tanto, riesco ad intravedere con la coda dell'occhio che Andrea posa lo sguardo su di me, si un tratta di uno sguardo che esprime disagio e, allo stesso tempo, è come se mi stesse dicendo che prova pietà per me; è proprio quel tipo di sguardo che non sopporto.

Non guardarmi così...
Anzi...
Non mi guardare e basta...

Mantengo la testa bassa, evitando il più possibile il contatto visivo diretto con Andrea e continuo a copiare l'esercizio sul quaderno.

Perché non mi sono stato zitto?
Avrei dovuto semplicemente lasciarlo parlare...
Avrei dovuto lasciargli credere che provavo qualcosa per Dani...

Rimango a osservare la pagina del mio quaderno e sul mio volto si forma spontaneamente un'espressione malinconica.

Il fatto è che...
Non ne potevo più...
Non potevo più tenere nascosti questi sentimenti...
Alla fine, in quella circostanza sono esploso...
E ho creato un gran bel casino...

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