9- Dote

260 29 18
                                    

Non ricordo esattamente quando iniziai a poter vedere le aure della personalità delle persone.

La mia dote ha iniziato a manifestarsi sin da quando ero piccolo ma cominciai ad utilizzarla solamente più avanti.
L'unica persona della mia famiglia che era a conoscenza della mia dote era mia nonna; lei mi diceva sempre di considerarla come qualcosa di speciale che mi apparteneva e che mi rendeva unico rispetto agli altri.

Con gli anni la mia dote era diventata una sicurezza per me, mi sentivo superiore agli altri perché attraverso essa potevo conoscere la vera natura delle persone che mi circondavano.
Potevo essere un passo in avanti rispetto a tutti.

La mia sicurezza ha però iniziato a vacillare quando ho scoperto che su alcune persone la mia dote non funziona e tra tutti, le persone su cui riesco a vedere un'aura anormale rispetto alle solite sono proprio Daniel e Riccardo.
Prima di conoscere loro due, non mi era mai capitato di vedere un'aura bianca come quella di Daniel o nera come quella di Riccardo.
Ho pensato più e più volte cosa potessero significare ma non sono mai riuscito a darmi una risposta.

Inoltre, ora che ho scoperto che anche Riccardo ha una dote speciale come me, mi sento ancora più confuso e spaesato.
Ho sempre pensato di essere l'unico ad avere questo tipo di potere, ma a quanto pare mi sbagliavo.
Per anni ho convissuto da solo con questa abilità, ho imparato da solo ad utilizzarla e non mi sono mai chiesto più di tanto da dove provenisse, però ora ho molte domande in mente e credo che Riccardo mi potrà dare delle risposte.
Mi dispiace tenere questa cosa nascosta a Daniel, lui è a conoscenza della dote di Riccardo, ma purtroppo c'è ancora qualcosa che mi blocca, non riesco ancora a parlare tranquillamente delle mie cose con lui.

La giornata a scuola si è svolta come a suo solito e per mia fortuna, Ryan è tornato nella sua classe e non si è fatto più vivo.

«Oggi non posso tornare a casa con voi...» interviene Daniel, finendo di buttare le sue cose all'interno dello zaino.
«Devo andare da mia madre e lei viene a prendermi in macchina.»

«Lo accompagnerò io.» pronuncia Riccardo.

«Cercate di andare d'accordo allora...»

«Non è che non andiamo d'accordo...» intervengo assumendo un'espressione pensosa.
«Più che altro il tuo ragazzo è uno di poche parole.»

«Se non ho niente da dirti, perché dovrei parlare a caso?»

«Io ancora non ho capito perché avete iniziato a tornare tutti e tre insieme...» interviene Andrea, incrociando le braccia sul petto.
«Non ti senti la ruota di scorta, stando in mezzo a loro due, Fra?»

«Sinceramente... non più di tanto. Vuoi tornare con noi, Andre?»

«No, oggi vado a pranzo fuori con Marta.» risponde lui, accompagnato da un sorriso.

Eccolo lì...
Quel sorriso gli spunta solamente quando parla di lei...

Emetto spontaneamente un sonoro sospiro.
«Ultimamente sei sempre con lei, non stai più uscendo con noi.»

«Nah, non è vero... Sto passando il giusto tempo con tutti.»

«Procede bene con lei?» chiedo, rivolgendogli un sorriso falso.

«Beh direi di si... non ho nulla di cui lamentarmi.»

Il telefono di Andrea inizia a squillare dalla sua tasca.

«È lei... Io comincio ad andare. Ci vediamo domani.» detto questo, Andrea si avvia velocemente fuori dalla classe senza dire altro e salutandoci con una mano.

I'M NOT PERFECTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora