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Finito di mangiare io e Steve ci rimettiamo al lavoro per trovare più informazioni, ma scopriamo solo che i file sono stati censurati da un’organizzazione il cui nome, però, non viene menzionato.

Ora siamo in viaggio verso il New Jersey, nella base dove si è addestrato Steve, per scoprire cosa c’entra con la spia. 

Io: “Questo posto sembra abbandonato” dico dopo essere entrata dal cancello.

Steve: “Andiamo a vedere quel bunker” dice indicando una porta in metallo lontana qualche metro da noi.

Una volta entrati ci rendiamo conto che è una vecchia base dello S.H.I.E.L.D. Ad una parete vediamo delle fotografie tra le quali mio nonno Howard Stark e Peggy Carter.

Andando avanti troviamo una libreria vuota, da qui però provengono degli spifferi d’aria, infatti nasconde un ascensore. 

Steve: “Perché nascondere un ascensore in un bunker già segreto?”

Io: “Già non ha senso” dico mentre con un telecomando segno il codice per sbloccare le porte dell’ascensore.

Una volta entrati l’ascensore comincia a scendere fino ad arrivare ad una stanza completamente buia. Man mano che avanziamo le luci a led si accendono rivelando quella che sembra una stanza di immagazzinamento dati.

Io: “Mi sembra un po’ troppo vecchio questo posto per creare dei dati così complessi” dico riferendomi alla chiavetta mentre curioso in giro.

Al centro della stanza ci sono tre grandi computer, non appena ci avviciniamo una telecamera molto vecchia si muove girandosi in direzione del Capitano. Una voce inizia a parlare:

X: “Steven Grant Rogers, nato il 4 luglio 1918” noi ci guardiamo attorno in allerta pronti a combattere, ma la telecamera si muove nuovamente questa volta verso di me “Brooke Allison Stark” ebbene sì ho un secondo nome “nata il 5 giugno 1993”

Brooke: “Chi sei e come fai a conoscere questi dati?” dico guardando nella direzione della telecamera.

X: “Oh il Capitano mi conosce piuttosto bene, abbiamo combattuto nella seconda guerra mondiale”

Steve: “Zola?! Non sei morto?” dice avvicinandosi anche lui alla telecamera. A questo punto spunta su uno degli schermi l’immagine sfuocata del viso di un uomo, che immagino essere Armin Zola.

Zola: “Io non sono morto!” dice un po’ alterato “O meglio la mia mente non lo è. Dopo un incidente molti anni fa hanno deciso di inserire la mia coscienza in una banca dati che si estende per 60km. Voi adesso siete all’interno del mio cervello” ci spiega lo scienziato con il suo forte accento tedesco.

Io: “Perché i dati che abbiamo trovato ci hanno condotti qui?”

Zola: “Perché io potessi spiegarvi”

Steve: “Spiegarci cosa?”

Zola: “Sin dalla fondazione dello S.H.I.E.L.D, l’HYDRA si è segretamente infiltrata nell’organizzazione spargendo il caos in tutto il mondo nella speranza che l’umanità rinunciasse spontaneamente alla libertà in cambio della sicurezza, ed eliminando qualsiasi possibile minaccia” a questo punto appare l’immagine di un uomo e della notizia del suo decesso. Riconosco l’uomo della foto come mio nonno e rimango scioccata a guardare la foto “Come, per esempio, Howard Stark” continua Zola.

Io: “Non è stato un incidente” continuo a sussurrare, mentre le lacrime minacciano di uscire “NON È STATO UN INCIDENTE! L’AVETE UCCISO VOI!” ripeto questa volta però urlando contro il supercomputer. In un impeto di rabbia prendo lo scudo di Steve, che nel frattempo aveva lasciato a terra, e colpisco lo schermo dove appare il viso di Zola con tutta la mia forza, distruggendolo.

Steve: “Brooke calmati” dice prendendomi per le spalle e costringendomi a guardarlo negli occhi.

Zola: “Come stavo dicendo” riprende lo scienziato dell’HYDRA, apparso in un altro schermo “In tutti questi anni ci sono sempre state delle spie dell’HYDRA infiltrate allo S.H.I.E.L.D e infatti voi ne state cercando una” sento nonostante mi sia allontanata di qualche metro per scaricare dal supercomputer tutti i dati possibili.

Steve: “Dunque immagino che tu abbia le informazioni che stiamo cercando”

Zola: “Esatto, sfortunatamente voi sarete troppo morti per diffonderle” in quel momento un avviso scatta sul mio orologio.

Io: “Steve, tra 30 secondi ci arriverà un missile addosso!” dico preoccupata. Steve si guarda velocemente intorno, e io faccio appena in tempo a prendere la chiavetta, che lo sento prendermi per un fianco e trascinarmi dentro ad una grata, ci protegge con il suo scudo e poi un forte rumore si abbatte sulle nostre teste.

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