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BROOKE POV

Non so quanti giorni siano passati da quando sono rinchiusa qui dentro, ma penso quasi una settimana. Ogni giorno mi iniettano due siringhe contenenti la gemma. Una per braccio. Mi fa sempre la stessa reazione, vene giallo fosforescenti e il senso di morire. Scherzo dai, ormai sto imparando a controllare il dolore e mi fa sempre meno male. Ho provato a ribellarmi diverse volte ormai, e altrettante a scappare, ma è finita ogni volta con qualche livido. Ok forse anche qualche osso rotto ma niente di inguaribile. Purtroppo, nonostante mi stiano iniettando una gemma nel sangue sono molto debole, probabilmente perché sto usando tutte le mie forze per controllare questi maledetti poteri. 

“PIU’ VELOCE! PIU’ VELOCE!” mi urla la guardia incaricata di controllarmi

Corro più che posso nella palestra nella speranza che finalmente questi poteri si facciano vedere. Ancora non si sono rivelati, e per capire se ho gli stessi poteri di Pietro o Wanda Maximoff, mi fanno allenare in diversi modi.

Io: “Senti so che non abbiamo un bel rapporto dall’ultima volta che ho provato ad ucciderti, però mi sembra più che evidente che non ho la supervelocità. Quindi potremmo cortesemente fare qualcosa che non implichi perdere entrambi i polmoni?” chiedo con un filo di sarcasmo mentre mi avvicino alla guardia. Come previsto la risposta non tarda ad arrivare con un bel pugno dritto allo stomaco. Rassegnata sto per iniziare a correre di nuovo ma un forte rumore mi ferma. L’allarme inizia a suonare ininterrotto e tutte le guardie si riversano per i corridoi cominciando a correre verso quella che credo sia l’uscita. Mentre il mio dolcissimo amico (sì pur essendo rinchiusa non ho comunque perso il mio senso dell’umorismo) mi riporta nella mia stanza, un altro forte rumore si abbatte sulle nostre teste, questa volta però è più familiare, mi ricorda un tuono. Tutto trema e poi per qualche secondo va via la corrente. Un grande sorriso si fa spazio sul mio viso mentre capisco che finalmente mi hanno trovato e sono venuti a prendermi.

Guardia: “Che c’è non dirmi che hai paura Stark” dice mentre un altro tuono squarcia il cielo

Io: “Dovresti farti una visita oculistica perché se non l’hai notato sto sorridendo. Piuttosto voi dovreste avere paura. Non è bello quello che ne consegue” dico mentre lascio che leghi la mia caviglia alla catena. Dato che non si sono scomodati a darmi un letto o una coperta mi siedo per terra mentre aspetto che i miei amici vengano a liberarmi. Mi sono mancati così tanto! Non vedo l’ora di riabbracciare mio padre, mia madre e la mia sorellina, ma soprattutto voglio rivedere Steve, e farmi stringere in un suo abbraccio.

Mentre sto vagando con la mente entra Abigail. Deve essersi vestita in fretta perché è la prima volta che la vedo in tuta e con i capelli scompigliati. Mentre si avvicina a me noto che ha qualcosa che gli penzola dalla guancia. Per qualche secondo credo anche di intravedere una ciocca di capelli biondi che però si affretta a sistemare dietro l’orecchio non appena si accorge che la sto fissando. Tutto questo diventa ancora più strano quando la sento parlare. Ha tutta un’altra voce!

Abigail: “I tuoi amici ti hanno trovata, ma non lasceremo che ti prendano. Ce ne dobbiamo andare da qui e tu verrai con noi” questa voce mi è piuttosto familiare, sento di averla già sentita da qualche parte solo non riesco a decifrarla. Mentre mi sta per infilare una siringa nel braccio, molto probabilmente sedativo, vedo Steve arrivare dal corridoio, così con un calcio colpisco Abigail che sviene a terra.

Steve: “Brooke!” dice mentre corre verso di me “Dio santo ma come ti hanno conciata”. Effettivamente sono ricoperta di lividi e ho il labbro rotto e un occhio gonfio. Ma non mi importa, perché adesso finalmente posso perdermi nei suoi occhi blu.

Io: “Steve” sussurro mentre mi getto letteralmente fra le sue braccia. Mi avvolge fra le sue calde braccia e mi accarezza delicatamente la testa.

Steve: “Dobbiamo andare via da qui. La squadra ci aspetta” parla dopo svariati minuti che siamo abbracciati in silenzio.

Io: “No non possiamo, prima dobbiamo recuperare una cosa” dico mentre mi dirigo sicura in corridoio

Steve: “E cosa?” chiede mentre mi segue 

Io: “La Gemma”

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