Ah, quanto potere hanno i nostri occhi,
che solo attraverso i loro colori
sanno parlare senza dire una parola.La settimana fortunatamente trascorse abbastanza bene, tra le lezioni che mi tenevano impegnata e lo studio pomeridiano ero riuscita a limitare i miei incontri con Pryce a sguardi fugaci nei corridoi quando, io con Rebecka e lui con Jacob e gli altri accanto a sé, c'incontravamo di sfuggita senza nemmeno far ricorso alle parole.
Io ignoravo lui, e lui faceva altrettanto con me. Un rapporto pacifico d'indifferenza che mi permetteva tutto sommato di vivere la mia vita in tranquillità.Il problema sorgeva quando, però, mi trovavo costretta a pranzare con loro per i corsi che mi occupavano anche il pomeriggio. Difatti, sia il lunedì che il venerdì avevo scelto di assimilare un'attività che certamente non rientrava nei miei piani, ma che non appena avevo sentito nominare non avevo esitato a fare mia. Nel college c'era una biblioteca bellissima dagli innumerevoli volumi, sia scolastici che non, e scelsi proprio di occuparmi io dell'aula due giorni a settimana.
Quel venerdì ad esempio, tra appunti vari e corse da un'aula all'altra, era giunto il temuto momento del pranzo, che certamente non smaniavo di affrontare visto che avrei incontrato due iridi marroni di cui avrei benissimo potuto fare a meno.
Che poi, che ci crediate o meno, io per lui non provavo la benché minima forma di amore, neanche la più remota, nulla. Si dice che dall'odio all'amore ci sia un solo passo, ma io non lo odiavo nemmeno, avevo semplicemente voglia di spaccare la terra a metà solo per inglobarlo al suo interno. Fattibile in fin dei conti, no?
Successe però che, non appena io e Becky ci andammo a sedere al nostro solito tavolo, vedemmo i posti già occupati dai ragazzi stessi, solo con qualche new entry... una new entry, per l'esattezza.
Una moretta era letteralmente seduta sopra Pryce, divorando con il benché minimo pudore le sue labbra che, ahimè, già conoscevo ed avevo valutato.Mi disgustava sedermici accanto e non per gelosia, lo giuro. Dovete credermi se ribadisco il concetto che per lui io non provassi nulla, poiché in fin dei conti è la verità. Il fatto è che per la posizione in cui lei sedeva i suoi splendidi, voluminosi, lisci e perfetti capelli color corvino andavano accidentalmente a finire nel piatto, ed era a dir poco vomitevole il pensiero di mangiare assieme alla pizza qualche capello.
Ero già rivolta verso Becky con sguardo sconsolato, fin quando Jacob non mi propose qualcosa che mi fece immobilizzare.
«Se vuoi siediti qui sulle mie gambe, non ci sono problemi» disse infatti con sguardo disinteressato. Solitamente avrei declinato l'invito, ma la fame era tanta e sarei andata a mangiare anche sul tetto dell'istituto pur di poter divorare il cibo davanti a me. Fu per questo che feci il giro del tavolo fino a lui, che prontamente si spostò leggermente dandomi modo di sedermi.«Perciò dimmi Ale, com'è andata questa prima settimana al college?» chiese Brendon guardandomi di sfuggita.
«Tutto ok, avevate ragione quando dicevate che i professori sono severi, ma in fin dei conti nemmeno troppo, no?» chiesi girandomi verso Becky che, però, mi guardò scioccata dalla mia affermazione.
«Stai scherzando? Alcuni mi mettono un'ansia assurda addosso, è già tanto che io sia qui serena e tranquilla sinceramente, chiedermi di acconsentire alla tua affermazione è una richiesta eccessiva per i miei gusti» disse lei iniziando a gesticolare come al suo solito, facendo ridere sia me che gli altri presenti al tavolo. Tutti tranne uno.Infatti Pryce stava fisso con lo sguardo su di me, senza staccarlo mai dalla mia figura. Un senso abnorme di gelosia gli traspariva dagli occhi, e nemmeno provava a nasconderla. Con un ghigno di sfida dipinto sul viso prese quello della ragazza davanti a lui e riunì i loro volti in un bacio che bastava identificare come "un bacio alla Pryce". Voleva che io avessi una reazione, che impazzissi dietro a quel comportamento a me indifferente, e così feci in fin dei conti, ma non immediatamente...
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Nel ricordo di noi due
ChickLitAlenoire Rose Miller ha sempre e solo avuto una priorità nella sua vita: diventare un'importante figura nel mondo dell'architettura. Per farlo si sa, serve decisamente tanta dedizione e passione, capacità nel prevedere le mosse degli avversari e, so...