20- Tra baci rubati

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"A te, io dedico i miei sorrisi migliori"

Ryan

«Sono esausta. E-s-a-u-s-t-a» disse Britney mentre stavo parcheggiando davanti casa loro.
«Grazie, non smetti di parlare da quando abbiamo messo piede in auto» disse Rose facendomi ridere mentre si massaggiava una tempia con la mano. Dopo la fine della serata passata con i nostri amici le stavo accompagnando a casa loro, come da programma, ma non avrei mai pensato che Britney, nonostante poco prima fosse letteralmente crollata tra le braccia di Jacob, fosse tremendamente attiva sebbene fosse già notte inoltrata.

«La tua è solo invidia, visto che non hai un libro di Orgoglio e Pregiudizio di questa edizione» disse indicandolo con la mano libera.
«Oltretutto ricevuto dal tuo caro Jacob...» mi azzardai a dire guardandola.
«Non dire così, non è il mio caro Jacob!» Disse lei arrabbiandosi. «Siamo solo amici, perché dite tutti le stesse cose?»
«Forse perché a differenza tua abbiamo degli occhi perfettamente funzionanti, e una mente che non ci mette molto a fare due più due?» Chiese Rose ridendo non appena l'auto si fermò.

«Piccioncini, vi lascio da soli. Da quando vi siete riuniti mi remate contro, ed io non ci sto. Non sono venuta per farmi maltrattare da voi!» Disse lei uscendo dall' abitacolo e salutandomi con un rapido bacio sulla guancia. Tutto era talmente normale da terrorizzarmi, perché amavo quella quotidianità, e temevo di perderla ancora un'altra volta. Inoltre sapevo che, se fosse successo, non ci sarebbero state altre opportunità per noi.

«A quanto pare devo andare» disse Rose risvegliandomi dai miei pensieri.
«Devi proprio?» Chiesi io fingendo di mettere su il muso.

Dio, mi sentivo così cretino quando le stavo accanto... Ogni mia maschera, ogni lato infantile che ognuno di noi ha e che io tendevo a nascondere con lei usciva allo scoperto, senza nemmeno rendermene conto. Rose faceva crollare ogni strato di me che tendeva ad occultare ciò che ero realmente, e ci riusciva con una facilità disarmante.

Lei si avvicinò al mio viso, e quando eravamo tanto vicini da sentire l'uno il respiro dell'altro...
«Già, credo proprio di sì» disse allontanandosi con un ghigno divertito sul viso.

Rimasi imbambolato dal suo gesto, tanto che lei, ancora divertita, si limitò a posarmi un bacio sulla guancia prima di uscire dalla macchina. 

Ed io non ero riuscito a muovere un dito!

La vidi entrare in casa e chiudersi la porta alle spalle, ma non mi sarei arreso così facilmente. Non dopo ciò che aveva mi fatto a tavola. Non dopo che mi aveva obbligato a rimanere da solo in cucina per far sì che la situazione lì sotto si placasse.
E vi assicuro, c'era stato molto da placare quel giorno.

Uscii dall'auto e mi diressi spedito alla sua porta. Bussai piano vista l'ora, ma infondo sapevo che non era ancora tornata in camera sua. O almeno lo speravo, ad essere sincero. Rose era così imprevedibile da stravolgere ogni tua idea, piano o programma. Lei era così, e questo era un altro suo aspetto che amavo alla follia.

Quando però vidi la porta di casa aprirsi e me la ritrovai davanti non riuscii a controllarmi, non riuscii a fingere di conoscere le buone maniere, non vedendola sorridermi compiaciuta nel modo con cui lo stava facendo.

«Ryan? Vuoi il bacino della buonanotte per caso?» Chiese sfottendomi.

Solo che io mi avvicinai pericolosamente a lei, sovrastandola vista la nostra differenza di altezza, e a bassa voce mi limitai a dire: «Sono qui per il mio regalo, non ricordi?»

«Ma come, io credevo di avertelo già dato» disse lei indietreggiando facendoci finire dentro casa. Si ritrovò con le spalle al muro in un batter d'occhio, e questo non fece altro che peggiorare la situazione.

Nel ricordo di noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora