8-Il sapore delle bugie.

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A volte non basta essere forti per tornare a galla.
Ogni tanto abbiamo solo bisogno di qualcuno che riesca ad aiutarci a non affondare del tutto, per ritrovare il modo di farcela.

Quel pomeriggio tornai a casa con il cuore un po' più leggero, ma giusto un po'. Nonno John si era accorto che qualcosa non andava, perché non appena entrai nell'abitacolo non fui in grado di raccontare la mia giornata come accadeva ogni volta, ma non fu quello a farlo spaventare. La mia famiglia sapeva quanto io odiassi rimanere in silenzio, quanto odiassi non parlare, e sapevano anche che quando accadeva c'era qualcosa sotto.

«Rose, è tutto ok?» Chiese lui dopo alcuni minuti da quando mise in moto il motore. Avrei voluto rassicurarlo, fingere che tutto andasse bene, ma i sensi di colpa mi stavano mangiando dentro senza pietà, urlandomi contro quanto fosse stato sbagliato ciò che avevo fatto. Per questo mi limitai ad annuire, in silenzio, continuando a guardare la strada davanti a me scorrere velocemente attorno a noi.

Nonno rimase in silenzio per il resto del viaggio, mentre i Queen cantavano nella radio della sua adorata auto, la stessa che tanto amava ascoltare. Una volta tornati a casa trovammo la nonna e Britney intente a chiacchierare sul divano con un thé tra le mani, e quando entrammo le salutai per poi dire di dover studiare e riuscire così a chiudermi nella mia stanza. Quel pomeriggio, dopo pranzo, avrei dovuto incontrarmi con Robert in biblioteca, ma lui mi aveva avvertito di aver avuto un problema e, perciò, di essere dovuto tornare a casa senza poter passare a trovarmi. Sarebbe stato l'unico in quel momento a farmi star meglio, l'unico che potesse sapere tanto poco di me da non chiedersi se stessi bene o meno, ma evidentemente il destino quel giorno non era a mio favore.

Presi il libro di matematica ed approfittai del fatto che mi fossi portata avanti con i compiti settimanali per avvantaggiarmi quelli della settimana dopo. Passarono all'incirca due ore e il sole ormai stava tramontando, quando sentii bussare alla mia porta con delicatezza. Compresi che la nonna era lì, così le permisi di entrare nella stanza e andai a sedermi al suo fianco sul mio letto. Lei mi guardò, e accarezzandomi il viso mi chiese, in un sussurro: «Rose, cos'è successo?»

Sentii gli occhi farsi lucidi al pensiero di averla delusa un'altra volta, e con lei tutti gli altri componenti della mia famiglia. Abbassai il viso piena di vergogna, per poi smascherare ciò che mi stava ferendo a morte.
«Non ho toccato cibo oggi.»

«Oh, Rose...» disse lei stringendomi forte in un abbraccio che sapeva, semplicemente, di casa. «Ora andiamo e ci mangiamo un buon gelato, che ne pensi?»
«Non ci riesco nonna...» dissi io nascondendomi tra le sue braccia. «È che se provassi a mangiare qualcosa, sento che tutto ciò che ho passato tornerebbe a...»
«Non dirlo, ti prego non dirlo» disse la nonna con voce spezzata, e sentii il mio cuore scheggiarsi in migliaia di pezzi.

Lei non meritava questo, e così come lei non lo meritavano mio nonno e mia sorella. Mi erano sempre stati accanto, eppure non ero ancora in grado di dire addio al passato come avrei voluto invece fare.

«Mi dispiace...» sussurrai io colma di vergogna.
«No tesoro, non devi dispiacerti. Tu sei forte, lo sappiamo tutti quanto questo cuore qui sia in grado di sopportare. Oggi è andata così, ma andrà tutto bene» disse lei accarezzandomi i lunghi capelli ricci legati in una coda bassa. «Andrà tutto bene...»

Non so quanto rimanemmo lì, strette l'una all'altra, ma il tempo fu necessario per portare a galla i ricordi che più avrei voluto rimuovere dalla mia anima. Erano come delle cicatrici eterne, condannate a sanguinare ogni qualvolta qualcuno osasse anche solo sfiorarle per caso.

«Rose, non puoi continuare a scappare! Devi venire qui e pesarti!» Urlava la nonna dall'altra parte della porta.
«Non voglio farlo, non voglio!» Urlai io tra un singhiozzo e l'altro. Le lacrime continuavano a solcarmi il viso incessantemente, consapevole di essere stata scoperta e che tutte le mie bugie fossero emerse tutte assieme. Piangevo, ed ogni lacrima rappresentava una menzogna che mi ero imposta di dire alla mia famiglia da ormai tre lunghi mesi.
«Rose, per favore...» sussurrò la nonna con voce spezzata.
«È inutile che io lo faccia, nonna, non posso» dissi io, e mentre sentivo lei piangere e il nonno starle accanto per consolarla, mi resi conto di quanto, in quel momento, fossi io la sola a distruggere la mia stessa famiglia.

Nel ricordo di noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora