23- La forza che mi manca

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«Avevi solo il compito di amarmi, nient'altro.
Ed io dovevo solo assicurarmi di non innamorarmi troppo di te, perché sapevo che, quando sarebbe successo, non mi sarebbe rimasto nient'altro che il mio cuore a metà.»


Due anni prima...

14 Febbraio 2005
«Sei sicura di star bene, di potercela fare?»
Erano queste le parole della nonna che continuavano imperterrite da ormai mezz'ora.

Annuisci, piccola Rose, sei in grado di riuscirci.

«Si, non sono così debole» dissi con tono più freddo di quanto avrei voluto. La nonna mi guardò triste, per poi andare verso il frigo e tirare fuori un panino alla marmellata. Me lo mise davanti in silenzio, per poi passarmi accanto e darmi un semplice bacio sui capelli.
«Per ogni cosa sono qui, sentiti libera di fare ciò che ritieni opportuno» disse prima di lasciarmi da sola in cucina. Mi voltai a guardare verso la finestra, notando un cielo abbastanza cupo che segnava l'inizio di un'imminente pioggia. Sospirai, per poi alzarmi con il panino tra le mani e andare in salotto dove giaceva il mio zaino per riporlo al suo interno. Dopo poco vidi nonno e Britney entrare nella stanza, e entrambi muniti di un piccolo sorriso mi dissero in silenzio che era giunto il momento di andare.

Sarà semplice, illuditi che sia così.

Sarebbe stato semplice, anche se avrei dovuto dire la verità a Ryan sperando che fosse disposto a parlarmi. Issai lo zaino in spalla e ci dirigemmo verso l'automobile dopo aver salutato la nonna con un bacio sulla guancia. Era da un mese che non parlavo con nessuno, né con Ryan né con gli altri, ed era stato a dir poco il mese più lungo della mia vita.

Mi mancavano i suoi baci, le sue carezze, il saperlo disposto a starmi accanto nonostante tutto.

Mi mancava Kath, le chiacchiere in sua compagnia, i gossip fatti a tarda notte per passare il tempo. Mi mancavano i suoi abbracci, le volte in cui una delle due stava male e l'altra era lì per aiutarla a tirarla su. Mi mancava semplicemente la mia migliore amica, perché lei c'era sempre stata, e lo stesso avevo fatto io.

Conobbi Katherine alle scuole medie, quando ci ritrovammo a dividere il mio pacchetto di patatine perché il suo le era stato preso da un gruppo di ragazze più grandi. Le offrii di mangiare assieme a me, ma la cosa non finì in quel modo, perché senza dirle nulla dopo andai dalla leader di quel gruppo e, senza tanti giri di parole, le dissi che era tanto debole da doversela prendere con i più piccoli per potersi sentire grande. Accadde poi che, davanti agli occhi di tutti, lei provò a spintonarmi, peccato solo che i miei riflessi erano tanto pronti da permettermi di prenderla per i capelli e farla gridare dal dolore.

Che poi, ad essere sinceri, la sua era stata una sceneggiata completa per farmi finire nei guai, e ci riuscì. Ci sospesero entrambe, a me per due giorni per aver fatto ricorso alla violenza e lei per tutto il resto. Peccato solo che lei restò a casa per due settimane, e quando tornò non era più come prima, perché chiunque la vedesse le faceva notare che era stata messa al tappeto da una ragazzina di due anni più piccola.

Modestamente, ne sarei andata fiera per sempre.

Da quel giorno io e Katherine divenimmo inseparabili, sembrò diventare una seconda sorella per me visto il tempo che passavamo assieme fuori da scuola.
Katherine era stata tutto per me, così come lo ero stata io per lei, e non mi vergogno a dire che probabilmente senza la sua presenza nella mia vita non sarei stata la stessa.

L'incidente però mi portò ad allontanare anche lei, perché sentivo che probabilmente non sarebbe stata in grado di starmi accanto come avrei voluto.

Nel ricordo di noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora