41- Le sfumature dell'amore

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Amate, amate e basta.
Amate chi vi fa sentire i soli in una marea di persone,
chi rade al suolo ogni vostra insicurezza senza fare chiasso nella vostra vita.
Amate amare,
indipendentemente da chi è destinato
a ricevere il vostro cuore.
Se questo grida il suo nome,
allora non sarà mai la scelta sbagliata.



Ryan

«Ragazzi, andiamo a prendere un gelato?» Chiese Rebecka mentre camminavamo per le strade di Los Angeles sotto il sole estivo. Avevamo deciso di passare l'intera mattina a visitare la città e, in caso, di andare al mare solo nel pomeriggio. Le ragazze erano troppo entusiaste di fingersi turiste per un giorno, e noi non avevamo il coraggio di dire loro che avremmo voluto andare a fare il bagno già di prima mattina. Pur di vederle sorridere si doveva compiere qualche sacrificio, no?

«Un gelato?» Chiese Rose guardando di corsa Britney con occhi sgranati.
«Sì, non ti va?» Chiese la mora guardandola confusa. Mi voltai a mia volta verso di lei, ma i suoi occhi non si scostavano da quelli di Bri in cerca di un aiuto che non comprendevo. Lei si avvicinò a Rose velocemente e le prese una mano tra le sue, e sorridendole rispose al suo posto.
«Sì sì certo che le va, solo che le avevo chiesto poco fa di andare a vedere quel negozio lì giù...» disse la più piccola delle Miller indicando un piccolo negozio di vestiti poco lontano da noi. «Voi andate pure, noi vi raggiungiamo fra poco.»

«Possiamo anche aspettare se volete, per noi non è un disturbo» disse Brendon.
«Andate tranquilli, ci metteremo poco, è inutile che ci aspettiate.»
Mi abbassai verso Rose e le chiesi sottovoce se tutto andasse bene, ma nonostante lei mosse il capo in cenno affermativo li vidi comunque i suoi occhi pieni di paura, di un timore che non riuscivo a comprendere.
«Tranquillo, Ryan» disse lei guardandomi brevemente con un accenno di sorriso sul volto. «Vi raggiungiamo presto.»

Quando ci voltarono le spalle andando verso il negozio in questione i ragazzi le guardavano confusi, esattamente come facevo io. Non riuscivo a comprendere quello sguardo, quei timori che le avevano annebbiato il cuore senza il minimo preavviso.
«Perché ha fatto così?» Chiese Jacob guardandomi confuso ed io negai subito, nonostante la risposta mi fosse innanzi agli occhi. Quando dopo poco udimmo il mio cellulare squillare, segno della notifica appena arrivata da parte di Britney, per poco non mi presi a pizze da solo.
«Siamo degli imbecilli» dissi passandomi le mani sul viso. «Ha avuto questa reazione per...»

«Le calorie che tiene il gelato, sbaglio?» Chiese Dylan improvvisamente serio. Lo guardai sorpreso, e quando lo vidi sospirare mi resi conto del fatto che, probabilmente, lui lo aveva già compreso. «Era chiaro, probabilmente è uno di quei passi che ancora non ha compiuto, e coglierla alla sprovvista in questo modo l'ha fatta entrare in crisi.»
«Mi sento così in colpa...» disse Rebecka assumendosi la colpa di qualcosa che non poteva sapere.
«Non hai motivo di sentirti in colpa mora» disse Dylan scompigliandole i capelli. «Le raggiungo un secondo, voi iniziate ad andare a ordinare. Prendete due gelati in più, i gusti che voglio io li conoscete ormai, per quanto riguarda l'altro pensaci tu Ryan...» disse iniziando ad allontanarsi da noi. «Le conosci meglio di tutti noi.»

Non mi era affatto chiaro il perché lui avesse preso l'iniziativa di andare da loro, ma decisi di invogliare i ragazzi a fare ciò che aveva detto aspettando il suo ritorno e quello delle due sorelle Miller.
Circa cinque minuti dopo esserci messi seduti a un tavolino esterno del piccolo bar in cui eravamo entrati i tre ci raggiunsero, e vidi Dylan e Rose stranamente complici.

Non riuscivo a comprenderne il motivo, glielo avrei chiesto a lei poi, ma non appena si sedette al mio fianco non riuscii più a pensare a nulla che non fosse lei che, in un sussurro, mi chiedeva: «Posso, ecco... posso mangiarne un po' dal tuo?»

Nel ricordo di noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora