5- E chi se lo aspettava?

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Nulla fa più male al cuore
che il pensare di non essere abbastanza.

Ryan

Se qualcuno mi avesse anche solamente accennato che, d'improvviso, il passato sarebbe tornato a galla così d'improvviso, giuro che avrei fatto il possibile per provare a sistemare le cose. Quando incrociai gli occhi verdi di Rose mi prese letteralmente un colpo, ma soprattutto per il modo in cui potei ritornare ad immergere il mio sguardo nel suo. Incontrarla così d'improvviso, nella mensa dell'università dove mai avrei pensato di rivederla fu un colpo veramente basso, un brutto scherzo del destino che, beffandosi di me ancora una volta, mi permise di ritrovarla nel luogo meno opportuno per poter avere una conversazione civile.

Il giorno prima, quando mi ritrovai il suo volto a pochi centimetri dal mio, provai in tutti i modi a scovare la parte di lei che ancora viveva nel ricordo di noi, in quegli istanti appartenenti al passato dove non ci serviva nulla per essere felici, questo solo perché c'eravamo l'uno per l'altra, e nulla sarebbe stato meglio. Eppure, quella parte di lei che ancora si ricordava di me, provava solo una quantità di menefreghismo, indifferenza e rabbia tali da sconcertarmi completamente. Se una parte di me ancora viveva nella speranza e nel ricordo di noi due, lei aveva rimosso ogni nostro singolo ricordo, riempiendo il suo cuore della più pura indifferenza che qualcuno avesse mai provato nei miei confronti.

Quando però quella sera avevo visto la sua figura avvolta in un semplice vestito bianco e con i suoi lunghi ricci raccolti in uno chignon veloce, giurai di non aver mai visto creatura più bella. Non mi privai di guardarla, di perdermi in lei, di ricordare ogni suo dettaglio nella sola speranza di poter far svegliare in lei i ricordi belli che avevamo, ma quando vidi quell'idiota di Robert stringerla a sé posando la sua mano decisamente troppo in basso per i miei gusti non ci vidi più. La gelosia s'impossessò di me, e ciò aumentò quando la vidi arrivare al tavolo assieme lui.

Quando vidi quel sorriso che una volta rivolgeva a me dipingerle il viso per merito suo, ogni briciolo di razionalità abbandonò il mio corpo che, dopo tanto, ribolliva solamente da una gelosia primordiale.

Vedevo lo sguardo di Rebecka alternarsi tra me e loro, e quando si accorgeva di quanto io stesso stessi morendo di gelosia le spuntava un ghigno divertito sul viso che, in realtà, non faceva altro che aumentare la mia gelosia.

D'altro canto, per lei sembrava che io non esistessi visto che in tutto il tempo che passammo tutti assieme non mi guardò nemmeno una volta. Io invece passai l'intera serata crogiolandomi nella voglia di prendere quel suo sorriso ed incastrare le mie labbra alle sue, nella speranza di risvegliare in lei quella minuscola parte che ancora pensava a ciò che eravamo stati.

Eppure, mi stavo convincendo del fatto che quella sua indifferenza nei miei confronti non fosse una copertura, una maschera che decise di indossare per non darmela vinta, ma che tutto ciò che lasciava trasparire dai suoi occhi fosse la realtà, ed era questo ciò che mi feriva di più.

«Non ci posso credere!» enunciò lei in un momento dove nessuno stava parlando.
«Cosa succede?» chiese Reb guardandola confusa, ma io avevo già compreso ciò che era accaduto. Quando nel locale iniziarono a trasmettere un brano che riconobbi subito, capii che quella sua improvvisa gioia era dovuta proprio a quello. "Something just like this" iniziò a risuonare tra le pareti del locale, ed il suo amore verso i Coldplay non tardò a manifestarsi. Quando ero già pronto per fare colpo dimostrandole che ricordavo ancora questo aspetto di lei, l'imbecille mi anticipò rovinando tutto.

Nel ricordo di noi dueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora