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La cena fu la parte più leggera e tranquilla di quella serata.

Tutti sorridenti, ci raccontavamo di ciò che ci avrebbe preservato il futuro, e di ciò che avremmo voluto realizzare. Non era mai stato un segreto il mio sogno di studiare alla Juilliard, e sapere che molti erano convinti che meritassi di essere ammessa mi emozionò più di quanto diedi a vedere. Chan, seduto al mio fianco, di tanto in tanto mi accarezzava la gamba nuda o giochicchiava con la mia mano, ormai non più tremolante. ''Complimenti per la ciambella'' si complimentò Jessica con mia madre, che non aveva smesso un attimo di sorridere. Doveva adorare quella donna!

Terminato di mangiare, arrivò il momento della musica, e senza pensarci due volte mi alzai da tavola seguita da Chan, che aveva sfoderato la sua chitarra dalla custodia. Presi posto al pianoforte col batticuore, sfogliando lo spartito per l'ennesima volta in quella settimana. ''Andrà tutto bene, ti amo'' mi rassicurò Chan, baciandomi per la prima volta davanti alle nostre famiglie, che esultarono con fischi e risate colme di gioia. Gli avrei dimostrato, suonando, che anch'io lo amavo, più della musica, più delle mie paure, più della mia vita.

Si sedette accanto a me, e dopo un breve respiro, le mie dita si poggiarono sui tasti. E finalmente rimembrai il motivo per cui la musica era così forte da arrivare all'animo delle persone, così in fondo da lasciare il segno. Tutto il dolore provato da Chan, adesso lo condividevamo, come un unico cuore. Lo strazio di quella composizione arrivò fin dentro le mie viscere, sconvolgendolo, per poi lasciarlo andare, e la leggerezza della fine che andava via via terminando con un unico suono sordo. La pace.

Il salone esplose in uno scroscio di applausi, talmente forti da arrivare fin dentro la mia anima. Ci guardammo, io e Chan, e senza ripensamenti mi scontrai con il suo petto caldo e rincuorante, felici e tra le lacrime, di avercela fatta. Di aver superato quel dolore. ''Siete stati meravigliosi, veramente!'' esclamò il nonno di Chan, con gli occhi lucidi. A turno, ci abbracciarono tutti, con pacche sulle spalle e incoraggiamenti. ''Voi due siete fatti per suonare insieme'' ammise mio padre, sinceramente commosso, mentre abbracciava la mamma ch'era caduta in un mare di lacrime di commozione. Ero così felice che credetti il mio cuore sarebbe esploso da un momento all'altro.

Ci sedemmo a tavola un'ultima volta, per il dolce, prima che Chan mi sussurrasse all'orecchio di avere una sorpresa per me. E non volevo perdermela. Lasciammo le nostre famiglie ai festeggiamenti, e ci dirigemmo in auto, dove ad aspettarmi vi era un mazzo dei miei fiori preferiti, le orchidee. ''Non mi sentivo così bene da.. mai'' dissi, mentre il mio naso affondava tra i fiori per bearsi del loro profumo. Chan mi sorrise. E che sorriso!

''Qual è la sorpresa?'' domandai, ormai impaziente come una bambina di cinque anni. Lui mi rispose che dovevo pazientare almeno una decina di minuti, e quando finalmente l'auto si fermò, mi resi conto che eravamo al teatro dell'opera. ''Non ci sono spettacoli stasera, ne sono cosciente, ma volevo portarti qui comunque'' mi disse, porgendomi una mano e aiutandomi a scendere dalla macchina. L'aria frizzante della sera mi diede qualche brivido, ma niente in confronto a ciò che lui mi faceva provare.

Mi persi tra le luci abbaglianti degli interni, e la struttura del teatro. Mi sembrava di essere letteralmente in paradiso. ''Un giorno ti vedrò lì sopra, impetuosa e bellissima come una Dea, ad ammaliare tutti quanti'' confessò come se ne fosse certo. Gli sorrisi, e lo attirai a me, prendendo il suo viso a coppa con le mie mani, per baciarlo in quel luogo tanto magico. ''Andiamo da qualche parte? Voglio stare con te stanotte''

RED [bang chan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora