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Dopo sette anni complessivi..

Avevo compiuto da poco i 25 anni e la mia carriera da musicista era ormai avviata da qualche annetto. La Juilliard mi aveva spalancato i portoni sulla vita futura ed ero così grata che fosse accaduto.

Mi svegliai alle otto e un quarto, col suono della sveglia. Il mio appartamento era troppo silenzioso, per una persona che non è abituata ad abitare da sola. Avevo tentato con l'avere delle coinquiline, ma non era finita bene, perciò mi ero messa l'animo in pace.

Mi preparai con calma, perché il pranzo a casa dei miei genitori sarebbe cominciato all'incirca a mezzogiorno. Ero a conoscenza del fatto che avremmo avuto ospiti, ma la mamma non aveva voluto dirmi niente su chi fossero. E così la mente viaggiò, mentre uscivo dalla doccia e mi fiondavo nella cabina armadio per scegliere cosa indossare.

Alle undici e trenta ero nella mia auto, pronta per attraversare la città imbottigliata nel caos più totale. Avevo scoperto di amare il caos, la caoticità, il tramestio.

Misi in moto, e sfrecciai via.

Casa era così diversa da come l'avevo lasciata l'ultima volta. Il giardino era molto più curato, gli esterni erano di colore verde acqua e il portone aveva adesso il suo numero gigante laccato d'oro.

Nel parcheggio adiacente c'erano diverse macchine che mi parvero familiari, ma non vi badai molto. Proseguii quindi col bussare, aspettandomi che fosse la mamma ad aprirmi, invece fu Caleb. Era un adulto ormai: faticavo a credere che fosse cresciuto così in fretta. ''Ciao sorellona'' mi invitò ad entrare, non prima di avermi baciato la guancia.

C'era un gran chiacchiericcio nella sala da pranzo. ''Chi sono gli ospiti? La mamma non me lo ha voluto dire'' domandai a Caleb, posando la borsa in salone e seguendo mio fratello che però arrestò i suoi passi. ''C'è una ragione se non te l'ha voluto dire''

Il respiro si bloccò in gola dopo tale affermazione. ''Cos'è che non so?'' Ma Caleb non rispose, piuttosto mi spronò a scoprirlo da sola, con i miei occhi.

Adesso, incerta nei miei passi, attraversai il corridoio e feci il mio ingresso in sala da pranzo, dove il chiacchiericcio si arrestò. E si arrestò anche il mio cuore.

Lui era lì, nei suoi capelli blu e quel completo scuro che lo fasciava alla perfezione. Era diventato un uomo. Sentii una stretta alla gola, e le lacrime riempirmi gli occhi. Perché mi stavano facendo questo? Perché Jessica e Hannah erano presenti? Ma soprattutto, perché Bang Chan mi guardava in quel modo?

''Cazzo..'' sussurrai, lasciando scivolare qualche lacrima che proprio non voleva saperne di ritirarsi. ''Ti spiegherò ogni cosa, tesoro'' balbettò mia madre, appoggiata da mio padre.

''Sono passati sette anni, sono andata avanti, perché lui è qui?'' puntai il dito contro colui che, purtroppo, non avrei mai smesso di amare. Chan si alzò dalla tavola, sotto lo sguardo mortificato di sua madre e sua sorella, e fece per venire verso di me. ''Non.. non ti azzardare ad avvicinarti a me!''

''Dobbiamo parlare Hazel, vieni con me''

Ero irremovibile. Ero arrabbiata. Volevo che il passato rimanesse nel passato, ma a quanto pare chiedevo troppo.

Chan si fermò a due passi da me ''Vieni-'' ''Non voglio!'' esclamai, scoppiando in lacrime ''Non mi hai più cercata, e adesso ti fai vedere quando la mia nuova vita è appena cominciata?''

Il blu scosse la testa ''Tu mi hai allontanato, Hazel! Che cosa avrei dovuto fare? Costringerti? Sai che non avrei mai fatto una cosa del genere''

Soffocai un singhiozzo violento, ed uscii velocemente fuori di casa, seguita dai passi frettolosi di Chan. ''Cristo Hazel fermati!'' urlò, afferrandomi per un braccio e costringendomi ad arrendermi.

Mi scontrai con il suo petto prorompente e continuai a piangere, ignorando quanto sarei potuta sembrare infantile. Le sue mani, dapprima sui miei fianchi, si spostarono al mio viso. Mi guardò a lungo, studiando ogni sfaccettatura del mio viso che si era perso in sette lunghi anni. ''Cazzo sei bellissima..'' sospirò frustrato, asciugandomi le lacrime. Ero certa che fosse stato organizzato tutto a tavolino, ma non mi importò. Loro avrebbero continuato pure il loro pranzo, io non volevo parteciparvi.

''Tu non sai quanto mi sono colpevolizzato, mi sono dato del coglione perché mi sono spaventato al primo dosso che abbiamo trovato sulla strada..-''

''sei un coglione, Bang Chan'' confermai soffocando una risata. Lui in risposta si morsicò le labbra. ''Non ho mai, e dico mai, smesso di amarti. Perché un amore come il nostro potrà affievolirsi, ma mai spegnersi.''

RED [bang chan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora