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C'erano miliardi di voci nella mia testa che mi urlavano disperate di fermarmi, eppure non riuscii a dar loro retta. Quel nuovo sentimento, sbocciato piano piano - come quando curi una piantina malata - mi stava dando la forza necessaria per affrontare la vita che credevo avrei perso.

''Tu non hai idea di quanto tempo ti ho aspettata..'' ammise Jisung, aggrappandosi a me come per paura che potessi sparire da un momento all'altro. L'unico suono ad accompagnarci era il battito dei nostri cuori. ''mi hai ridato vita'' replicai, non riuscendo a reprimere il sorriso nascente sulle mie labbra. Gli erano bastati pochi mesi per ricucire il mio cuore, lentamente, brandello dopo brandello.

I suoi occhi umidi si schiusero anch'essi in un sorriso, poi, prendendomi per mano, ci incamminammo verso l'uscita dei giardini.


Affacciandomi alla finestra della classe, notai il cielo terso e privo di impurità; l'ultima lezione della giornata era appena terminata e gli studenti avevano cominciato a riversarsi fuori dall'aula, in corridoio. ''Hazel? Posso parlarti?''

Jonny aveva soltanto due lezioni in comune con me, il che mi aveva rincuorato ad inizio anno. Ormai la sua presenza era per me disturbante, fonte di ansia. Non sapevo cosa gli fosse accaduto, ma non sembrava molto soddisfatto del suo operato.

''Va bene'' gli risposi.

Lui mi fece cenno di seguirlo, e seppur controvoglia, lo feci. Voleva parlarmi lontano da occhi indiscreti, quello lo avevo capito subito. Ma perché?

''stai bene?'' gli domandai, ma non per educazione, piuttosto perché in quel momento mi guardava con un luccichio negli occhi riconducibile al risentimento. ''Secondo te?'' sospirò pesantemente, guardandosi intorno e poggiandosi alla ringhiera adiacente alle scale. ''Tu hai avuto tutto quello che volevi: una vita perfetta, la migliore audizione alla Juilliard, e vedo che hai già cambiato ragazzo nel giro di qualche mese-''

Sbigottita dalle sue accuse, replicai ''Tu non sai proprio niente di me, Jonny. Cos'è, sei geloso per caso?''

In risposta indurì la mascella e mi guardò torvo. ''Qui non si tratta di gelosia, ma di meriti. Non meritavi affatto di entrarci qui dentro, mi sono fatto il culo per la mia audizione e sono entrato quasi per ultimo!''

Neanch'io credevo fosse possibile per me riuscire ad entrare alla Juilliard, ma se davvero stavo camminando proprio tra quei corridoi, significava che le potenzialità ce le avevo.

''E la colpa sarebbe mia?'' esplosi in una risata ironica, priva di divertimento ''Non puoi scaricare i tuoi fallimenti sulle altre persone, Jonny. Piuttosto preparati per l'esame perché tra meno di una settimana decideranno se tenerci oppure cacciarci a calci in culo-''


Voi non avete la minima idea di quello che sta per accadere :)

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