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La convalescenza dimostrò di essere un incubo: per vestirmi perdevo almeno mezz'ora, il che significava doversi svegliare prima per poter essere in tempo alle lezioni. Non potevo suonare, ovviamente, ma grazie alle videocamere di sorveglianza Jonny era stato espulso e io non rischiavo di perdere i nuovi argomenti del programma.

Il mio esame era stato spostato a due mesi dopo la convalescenza, e il mio professore preferito, Rockwell, mi aveva detto ch'ero in gamba e che me la sarei cavata. Perciò a parte piccoli problemi di coordinamento, e quindi movimento, me la passavo 'benone'.

Quel pomeriggio avevo un controllo di routine, pagato dall'istituto, e nonostante credessi di non averne bisogno, Jisung era dietro l'angolo come un padre protettivo. ''Voglio essere sicuro che tutto vada per il meglio'' ammise, porgendomi un caffè freddo, prima di allontanarsi e aspettarmi in sala d'attesa. Lo amavo? Non lo sapevo, ma amavo il modo in cui mi faceva sentire. Ero egoista, forse, ma avevo bisogno di lui.

''Signorina Kim, come sta?'' domandò amichevole il dottore, che qualche settimana addietro mi aveva raddrizzato l'osso. Scossi le spalle ''non mi lamento''. Mi accomodai alla poltroncina, e il dottore dopo aver preparato degli strumenti che non avevo mai visto in vita mia, armeggiò delicato con uno di essi, per controllare che il livido grigiastro sulla mia spalla fosse guarito almeno in parte. Voltai lo sguardo verso la stanza, mentre attendevo con ansia che la visita finisse, ma la mia distrazione durò molto poco.

''Mi scusi, dottore?'' una voce femminile e ed una mano delicata spuntarono da dietro la porta. Con un cenno il dottore spronò l'infermiera a parlare. ''Qui fuori c'è un ragazzo che dice di dover vedere assolutamente la paziente Kim, signore-''

Mi pareva fuori discussione che Jisung agisse in modo così avventato. Allora perché il mio cuore aveva cominciato a galoppare furioso, fino a togliermi il respiro?

''Ho finito, gli dica di attendere-''

''Hazel?'' la porta si spalancò, ed il mio respiro andò a farsi benedire. Perché non riuscivo a credere di avere proprio lui, davanti a me. Colui per cui avevo terminato lacrime infinite, bagnando il cuscino ogni notte, nella speranza di dimenticarmi come fosse fatto e perché lo amassi così tanto.

''C-Chan..''

I suoi occhi erano umidi, spalancati, ed i capelli sconvolti per la corsa. Mi guardava con quello sguardo preoccupato che avevo dimenticato esistesse. ''Che cazzo ci fai qui?'' sputai su due piedi, senza riuscire a controllarmi. Il medico e l'infermiera si dileguarono veloci come saette, e Chan ne approfittò per chiudersi la porta alle spalle.

''Caleb mi ha chiamato una settimana fa, tra le lacrime, dicendomi che avevi avuto un incidente..Cosa.. cosa è successo?''

In quel momento, sulla punta della lingua c'era una parolaccia che voleva a tutti i costi investire il ragazzo che avevo amato con anima e corpo, ma non seppi perché mi contenni. ''Ti ricordi di Jonny?'' dissi, e aggiungendo mentalmente un <<il ragazzo su cui ti facevi mille problemi>>. Chan annuì, impaziente. ''Beh, abbiamo avuto una discussione e lui mi ha spinto giù dalle scale, rompendomi un braccio..''

''M-mi dispiace, io..-'' a cosa serviva scusarsi, se non si era fatto problemi a lasciarmi? ''Ho visto un ragazzo, qui fuori, sembrava non vedesse l'ora di riaverti tra le braccia''

Strinsi l'unico pugno sano, per trattenere le lacrime, e riformulai la domanda. ''Cosa ci fai qui, Chan?''

Il moro si sedette di fronte a me. ''Ero preoccupato per te''

''E dopo tutto questo tempo, ti viene in mente di preoccuparti per me? Accidenti, avrei dovuto rompermi il braccio prima se fosse bastato ad ottenere attenzioni da parte tua! Adesso sto bene, non c'è bisogno della tua presenza qui. Torna a casa-''

''Sei tu la mia casa, Hazel.'' il suo fu un sussurro flebile, come se la voce avesse deciso di abbandonarlo e basta. Non ottenendo una mia risposta (sapeva grazie a mio fratello della mia frequentazione con Jisung) mi chiese a bruciapelo. ''Potrai mai perdonarmi?''

Scattai in piedi come una furia. ''Tu! Come ti permetti? Adesso che qualcun altro ha ricomposto i mie pezzi vieni a riprendermi tutta intera? Non è giusto!'' le lacrime mi tradirono, dopo mia tale affermazione. ''Ti ho amato più di quanto amassi la musica, ma in un modo o nell'altro, finiamo sempre per ferirci. Devi lasciarmi andare-''

''Non lascerò che accada mai più'' provò a convincermi, disperato e con gli occhi gonfi di lacrime. ''Ma sai che accadrà comunque, Chan''

''Jisung ti rende felice?'' domandò infine sconfitto.

Annuii, ingoiando un singhiozzo. La me di quasi un anno prima avrebbe scelto Chan senza alcun ripensamento, ma in quel momento capii che Jisung mi aveva salvata dal dolore. C'era un equilibrio che con il mio primo amore non esisteva affatto e che non avrei mai potuto creare.

RED [bang chan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora