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Quella pensilina divenne improvvisamente più piccola, come se la presenza di Chan favorisse all'universo di rovinarmi la giornata. ''Perché sei a piedi?'' continuò, mordicchiandosi le labbra mentre frugava nelle sue tasche alla ricerca di una sigaretta e un accendino.

''Possiamo far finta di non conoscerci, almeno oggi?'' mugulai, tirandomi su il cappuccio della felpa. Il biondino ridacchiò, e in risposta si avvicinò ancora di più a me, arrivando a toccarci i gomiti. ''ormai siamo nella vita dell'altro, che senso ha ignorarsi?'' rispose. La sua sicurezza mi irritava senz'altro, ma aveva ragione ed io non volevo ammetterlo. Se solo si fosse allontanato forse io sarei guarita, guarita da quel fievole amore che si stava accendendo come una candela.

Prendemmo l'autobus, e non parlammo più. Io mi strinsi nella felpa mentre guardavo le gocce di pioggia fare a gara sul finestrino, e i lampi che illuminavano per qualche secondo la strada. Fu il viaggio in autobus più lungo della mia vita: più mi schiacciavo contro il finestrino, più Chan infilava le sue mani sotto al sedile per cercare le mie. Lo odiavo. Odiavo il modo in cui mi faceva sentire. Vedevo rosso.

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Il caldo dell'aula mi avvolse completamente, e i miei capelli fradici cominciarono ad asciugarsi. Ero a pezzi e l'ultima cosa che volevo era l'ennesimo interrogatorio di Darcy. La raggiunsi al suo banco, dove sistemava il suo astuccio ed un quaderno rattoppato che chissà quante volte aveva rovinato.

''giorno'' sussurrai, ed in tutta risposta lei non alzò nemmeno lo sguardo dal banco. Merda, giornata no. I suoi genitori litigavano di continuo e questo influiva su Darcy, che ovviamente non voleva parlarne. ''Ti offro il pranzo ed una spalla su cui piangere'' le dissi, strappandole una smorfia che mi parve un piccolo sorriso.

RED [bang chan]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora