capitolo 34 un boss ridotto a una puttana

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Dopo circa dieci giorni dall'operazione, oggi Jordan finalmente tornerà a casa.
La donazione è andata meglio di quanto i dottori speravano e ci sono tutte le buone possibilità che non rigetti il midollo.

Così mentre Sharon e Black andranno a prendere il piccolo Mirror, Kim e Carter passeggiano per le strade del centro.
Per fortuna è tardo pomeriggio altrimenti il caldo di inizio agosto  sarebbe letale e i due finirebbero come uova fritte sull'asfalto.

Kim con indosso un pantaloncino e un top scollato si chiede come faccia Carter a indossare un jeans lungo e una maglia a manica corta.
Per quanto sia insensibile al freddo, il caldo invece è quasi letale per lei, ironico davvero.

Per quanto riguarda la città, Kim non sa se resisterà qui ancora venti giorni, pensava che lo stile vittoriano si fermava alla casa del padre e al castello dove hanno fatto la festa e invece no.
Tutta la città sembra ferma in chissà quale epoca e Kim ha la sensazione che da un momento all'altro le passi di fianco una carrozza trainata da cavalli.
Anche i negozi sembrano essersi fermati all'artigianato e alle piccole erboristerie, potrebbe persino esserci  un  calzolaio vecchio stile da qualche parte.

Kim ammette  di essere rimasta sconvolta, non si aspettava che il padre potesse vivere in una città del genere e in più è troppo abituata al traffico e al movimento di new York per stare bene qui.
Cazzo, ancora non ha sentito nemmeno una macchina suonare il clacson o un taxista gridare contro il traffico, niente di niente.

Capisce le motivazioni di Black, fa molti affari nelle città vicine sfiorando anche New York, rimanendo comunque in una città anonima e tranquilla, con la sua dolce famiglia e il finto commercio di immobili, la perfetta copertura.

Ma lei non ce la farebbe, questa città puzza di ipocrisia e vecchi mobili, insomma una stagnetto di fango per uno squalo.
Anche le vetrine sono addobbate con polvere e ragnatele, con tanto di piume spennate e vestiti anni sessanta, tranne una.

Lasciando che Carter la segui, si avvicina a una vetrina diversa dalle altre, pulita e senza decorazioni ridicole mostra dei semplici gioielli di buona fattura sicuramente fatti a mano.

Come una gazza ladra il suo sguardo viene attirato da un piccolo luccichio.
Un braciole molto semplice con dei pendenti curati al dettaglio.

"Entriamo."

Quella di Carter è una affermazione e non una domanda, ha visto il suo sguardo illuminarsi ed è pronto a tutto pur di alimentare la fiamma dentro di lei.
Sono davvero poche le cose che attirato l'attenzione di Kim, oltre a macchine e armi, perciò quando è interrassata a qualcosa deve averlo, parola di Miller.

Le apre la porta da gentiluomo seguendo i suoi passi all'interno, qui è esattamente come promette la vetrina, pulito e semplice.
Al bancone c'è una ragazza che avrà la loro stessa  età con un sorriso gioioso e il trucco acqua e sapone e due occhi verdi smeraldo.

"Salve sono Silvia.
Come posso esservi utile?"

Kim non gli rivolge la parola, non ancora impegnata a guardarsi intorno.
Non è una gioielleria di lusso, anche questa, come il resto della città, lavora sull'artigianato e il dettaglio fatto a mano ma al contrario degli altri negozi questo mantiene la semplicità in tutta la sua finezza.

" Vorrei vedere quel bracciale nella vetrina."

Incontra gli occhi della ragazza, trovandoli luminosi e fieri di se nonostante la luce tagliente negli occhi di Kim.
La sorpassa dandole le spalle, cosa che fa sorridere un po Carter perché ormai più nessuno è tanto coraggioso da farlo.
Ma c'è anche da dire che nessuno la conosce in questa città e questa ragazza sembra non avere nulla a che fare con il loro mondo tanto da essere ingenua nel non sapere chi ha davanti.

The Queen 4 (il trono di spine)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora