capitolo 42 a cosa credere

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"Mi dispiace ho fatto una cazzata ma non è come pensi."

"Ero arrabbiato, ho camminato per poi finire in un bar dove ho incontrato una vecchia amica."

"Me la sono trovata addosso e mi ha baci..."

" Non me la sono scopata.
C'è stato volo un bacio a stampo.
L'ho allontanata subito.
Te lo giuro."

"Ti prego Kim, Ascoltami."

Queste frasi rimbombano nella testa di Kim per tutta la notte.
Dopo il litigio la rabbia è scomparsa, non aveva neppure la forza di distruggere la camera che ha costudito ogni loro intimo momento, limitandoci ad affogarci dentro avendo la forza solo di piangere.

Il dolore ha scandito ogni ora, ogni minuto, ogni secondo senza darle tregua.
Ogni volta che ha provato a chiudere gli occhi, l'immagine di lui tra le braccia di un'altra la uccideva lentamente, fino a non avere più lacrime quando l'alba ha illuminato la stanza.

Osservando ogni cosa che viene illuminata, si alza da terra dove è stata seduta tutta la notte, cercando una ragione, un senso a quello che è successo.
Carter ha baciato un'altra donna, dice di averla allontanata, che è stata lei a baciarlo.
Può credergli?

Sospira il suo profumo che ormai è impregnato anche nel intonaco dei muri.
Ormai da ore soffoca nella sua assenza, nonostante sappia che si trova a qualche stanza di distanza.
Ha bisogno di uscire, altrimenti potrebbe diventare più pazza di quanto già non sia.

Infila velocemente una tuta e le scarpe da ginnastica, provando a non pensare, a non sentire la testa implodere, a cercare un filo logico nei suoi pensieri illogici e confusi.

I primi raggi del giorno le fanno compagnia insieme all'aria fresca dell'alba.
Spinge il suo corpo cercando di sentire solo i muscoli bruciare e non la voce di Carter nella testa.
Il respiro accelerato in contrasto con l'aria umida e fresca creando un piacevole bruciore nei polmoni, mentre il corpo che brucia l'asfalto passo dopo passo lasciando che la città scorri intorno a lei.

È da anni che corre la mattina, la sempre aiutata a scaricare la tensione e i cattivi pensieri, ma oggi no.
Più corre e più si sente pesante, sentendo il dolore dell'incertezza aggrapparsi al suo corpo volendo solo tirarla giù.

Si ferma con il fiatone appoggiandosi allo schienale di una panchina.
Può credergli davvero?
Lo vorrebbe tanto, tornare da lui e stringerlo forte sussurandogli che lo ama e che soprattutto gli crede.
Ma poi l'ombra del passato eclissa la sua mente, ricordandogli il dolare, che le ha scavato dentro, per il tradimento di Alex.

Riprende a correre questa volta con più rabbia e affanno, con la bocca socchiusa a respirare l'aria che ora brucia la gola ancor prima di arrivare al petto.
Non si ferma, lasciando che il corpo dia tutti se stesso, la stanchezza che gli brucia i polpacci senza che però si fermi ancora.
L'ombra di lui la segue perseguitando la sua mente fragile alla follia di natura.
Ed è rabbia, dolore, voglia di vendetta e bisogno di credergli, cos'è giusto fare?

Le gambe cedono e lei è costretta a fermarsi appoggiandosi a un muro consumato come se si sente lei dentro di sé.
Il telefono in tasca suona da dieci minuti, ma solo ora lo sfila notando due chiamate da parte di Carter.

Sospira rifiutando la terza chiamata chiudendo gli occhi un attimo, non se la sente di parlare con lui, non ancora perché per una volta in vita sua ha paura.
Dentro di sé una piccola speranza grida che lui le sta dicendo la verità, ma se parlando con lui scoprisse il contrario tutto si ridurebbe in cenere, dentro e fuori di lei.

Con ancora il telefono in mano, decide di chiamare l'unica persona che ora può aiutarla a capire.
Alex.

Risponde dopo qualche squillo con una tale calma e serenità che lei capisce che è ignaro di tutto ciò che è successo.
Nonostante gli dica che stanno lavorando, quindi che non è da solo, gli chiede di parlare accettando la sua mezza bugia.

The Queen 4 (il trono di spine)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora