9º capitolo

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Tossisco e mi stringo nelle coperte. Con tutto il tempo che ho avuto fino ad oggi per prendermi l'influenza, succede proprio ora che esco con qualcuno che mi piace. Cioè... con cui mi piace uscire.

«Guarda che non mi dà fastidio venire lì e prendermi l'influenza. Stare con te ne vale la pena.» mi dice facendomi sorridere.

Siamo al telefono, mi ha chiamata, cosa strana visto che sono le nove del mattino e di solito dorme fino a pomeriggio, e ci siamo messi a parlare. Ho messo il viva voce e ho appoggiato il telefono accanto a me, chiudo gli occhi, ma non per dormire, solo perché mi bruciano.

Scherza, gli piace prendermi in giro dicendo che gli piaccio, ma in realtà non è così... non credo che lo sia.

«Mi sentirei in colpa.»

«Però saremmo due ammalati, e ci terremmo compagnia a vicenda.»

«Non lo stiamo già facendo?» gli chiedo facendolo ridere.

Prima di conoscerlo non riuscivo ad immaginare nessuno al mio fianco... nessuno in questa città mi ha mai presa abbastanza da immaginarmelo accanto, e lui non aveva mai fatto parte dei miei pensieri prima di... beh, del giorno in cui i suoi amici hanno fatto a me lo scherzo che andava fatto a lui.

«Fa freddissimo, e sono sotto ad un mucchio di coperte.» sussurro coprendomi fino al collo.

«Biondina puoi dirmi dove tenete la chiave di scorta?» mi chiede.

«Perché?»

«Perché potrei anche forzare la maniglia, ma non voglio farmi nemici i tuoi genitori, e non voglio che qualcuno mi veda e chiami la polizia... quindi, forza, dov'è?» mi chiede di nuovo.

È qui?

È carino a venire qui sapendo che sono ammalata e che sono a casa da sola, nonostante gli abbia detto di non preoccuparsi, e questo mi fa capire che tutti non hanno proprio idea di che cosa dicono quando parlano di lui.

«Sotto allo gnomo con il cappello rosso.»

«Che ha che non va quello blu? Perché proprio quello rosso?» mi chiede facendomi ridere.

Tossisco ancora e mi soffio il naso, dice qualcosa, ma non lo capisco, non penso stia parlando con me.

Anche se non sto insieme a Mitch, comunque passo il mio tempo con lui, e ho cercato varie volte di capire Harper, senza però riuscirci. Non la metterei mai da parte per lui, cercherei di trovare del tempo per entrambi, perché è giusto così, non è giusto né mettere da parte lui, né mettere da parte lei, né mettere da parte chiunque altro.

«Dimmi dove devo andare, o vado alla cieca?» mi dice.

«Devi salire le scale.»

«E poi? Guarda che se mi hai preso per il culo e c'è tuo padre mi avrai sulla coscienza per sempre.» rido senza riuscire a rispondergli prima che compaia davanti a me.

Non credo che chiunque l'avrebbe fatto, nemmeno Harper, quindi questo è sicuramente un punto a favore per lui, non c'è dubbio.

Si avvicina a me e prende il mio cellulare spegnendo la chiamata e appoggiandolo sul comodino, poi mette la mano sulla mia fronte e io gli sorrido, sono davvero felice che lui sia qui.

«Hai mangiato e preso le medicine?» mi chiede.

«Già fatto.»

«Se hai freddo posso abbracciarti, ma se mi ammalo domani vieni tu da me e non ti muovi fino a quando entrambi non stiamo meglio.»

«Sei venuto qui per prendere di proposito l'influenza e passare più tempo insieme a me?» gli chiedo dubbiosa, lui mi sorride senza però rispondere e rido, spostandomi più in là per fargli spazio.

Quando lo vedevo nei corridoi della scuola, anni fa, non pensavo nemmeno che lo avrei mai rivisto dopo il suo diploma, figuriamoci se avrei mai immaginato che sarei uscita con lui, che mi sarebbe piaciuto, e che mi sarei trovata in un letto con lui.

«È scientificamente provato che se ci spogliamo entrambi ci scalderemo di più.» mi dice levandosi la sua solita giacca di pelle e appoggiandola sulla sedia.

«È scientificamente provato che se un padre torna a casa e trova la figlia a letto con un ragazzo, lo uccida senza fargli nemmeno spiegare.» gli rispondo.

«Okay, stiamo vestiti.» rido perché gli leggo la paura negli occhi, ed è divertente vedere uno come lui impaurito.

Si mette anche lui sotto alle coperte e mi abbraccia subito, chiudo gli occhi mentre lui accarezza i miei capelli e mi dà dei piccoli e dolci baci sulla testa.

Se a stare male fosse lui, non so nemmeno se io ci sarei andata, dico la verità, ma lui si è presentato qui nonostante gli abbia detto che non ce n'era bisogno... lo adoro.

«Va meglio? O hai ancora freddo?» mi chiede preoccupato.

«Va meglio... grazie.»

«I tuoi sanno che usciamo? Perché qui tutti sanno chi sono... e potrebbero pensare male.»

«I miei genitori non sono severi, e non credono alle voci che mettono in giro qui. Sanno che se esco con qualcuno c'è da fidarsi.» lo rassicuro.

I genitori di Harper e Kolby, ad esempio, credono a tutto ciò che sentono e se fosse uno di loro ad uscire con Mitch andrebbero fuori di testa... non so se farebbero storie ad Harper se sapessero che la sua migliore amica esce con colui che tutti definiscono "pazzo", probabilmente sì, ma non mi importa, perché se lo conoscessero almeno un po' di come lo conosco io non lo definirebbero più un pazzo e piacerebbe a tutti come piace a me.

Ascolto i battiti del suo cuore, essendo appoggiata sul suo petto, e sorrido, perché ora che è qui sono felice.

«Se vuoi dormire dormi... io resto qui, non sparisco, ti tengo al caldo.» mi dice.

Credo che dirmi "io resto qui, non sparisco" sia più un modo per farmi capire che, in generale, non se ne va. Alzo la testa, per quanto mi faccia male, e gli do un bacio sulla guancia, per poi riappoggiarmi sul suo petto e accoccolarmi a lui.

«Dormi anche tu, lo so che normalmente a quest'ora saresti nel mondo dei sogni.»

«E se arrivano i tuoi?» mi chiede preoccupato.

«Apprezzeranno che sei venuto qui a farmi compagnia e a tenermi al caldo... non devi avere paura di loro.»

«Va bene...» sussurra.

Sorrido e chiudo gli occhi sperando di sentirmi un pochino meglio, quando mi sveglierò, anche se mi basterà trovarlo ancora qui come ha promesso.

Il fratello della mia migliore amicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora