45º capitolo

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«Cioccolato, vaniglia e fragola.» sorrido a Kolby che, con le vaschette di gelato, mi raggiunge sul letto e mi passa un cucchiaio.

«Grazie.» oh mio Dio, come potrei non amarlo...

È sera, mi è venuta un'improvvisa voglia di gelato, e ne stavo parlando con lui. Non gli ho chiesto di andare a comprarlo e di portarmelo qui, è stata una sua idea, anche se ho cercato di fermarlo, ed eccolo qui.

Prendo una cucchiaiata di gelato al cioccolato e me lo gusto con voglia, prendendone subito un po' alla fragola e poi alla vaniglia.

«I miei sanno che stiamo insieme, puoi smetterla di entrare dalla finestra e passare dalla porta d'ingresso.» gli dico mentre mi guarda mangiare.

«Sono abituato.» alza le spalle.

Questo gelato è buonissimo, mi sarei addormentata con questa voglia, se non avesse deciso di uscire, andare a comprarlo e portarmelo... non è chissà che cosa, ma per me è molto.

Dopo averne mangiato un po' lo guardo, notando che mi sta guardando, probabilmente non mi ha mai tolto lo sguardo di dosso, ciò mi fa arrossire.

«Perché mi guardi così?» gli chiedo imbarazzata.

«Perché sei bella.» mi risponde come se fosse chiaro.

«Non è vero.» sussurro.

«Sì.»

«No.»

«Sì.»

«No.» ripeto.

«Ti amo.» lo guardo e faccio un piccolo sorriso.

Non importa quante volte me lo dice, non importa come me lo dice, se per telefono, per messaggio, o di persona: ogni volta che lo fa mi fa battere forte il cuore.

Mi appoggio allo schienale del letto e appoggio il cucchiaio nella vaschetta di gelato alla fragola, lui è seduto accanto a me, e abbasso lo sguardo mentre accarezzo la mia pancia che ancora non si nota minimamente.

«In autunno partirai per il college e... non sarai qui, quando il bambino nascerà.» sussurro.

Lo so che non è il padre e non è obbligato ad esserci, ma sarei stata più tranquilla se avessi saputo che ci sarà sicuramente... invece ciò che è sicuro è che andrà al college e non sarà sempre qui come ora.

«Vuoi venire con me?» mi chiede.

«Ho sedici anni.» gli ricordo.

«Sì, ma se mi sposi e vieni con me posso provvedere io a te e al bambino.»

«Non scherzare.» sussurro, prendendo altro gelato.

Sposarsi... ma come gli vengono in mente certe idee? Sono incinta, di un altro, e lui si mette a parlare di matrimonio come se fosse qualcosa da niente.

«Non sto scherzando. Pensaci. Io e te, insieme, sposati. Io vado a scuola e lavoro, tu resti a casa a prenderti cura del bambino e ci vediamo la sera. Cosa cambia se lo facciamo ora o lo facciamo tra quattro anni?» non posso credere che ne stiamo seriamente parlando.

Siamo giovani e non avremmo tempo per stare insieme, alla fine ci stancheremo di non vederci mai e arriveremo sicuramente al divorzio. Va sempre così.

Sospiro e scuoto la testa, lui sbuffa e sento che sta per dire altro, spero tanto che non ci porti ad avere una discussione, perché non potrei sopportarlo.

«Sage, cazzo, dobbiamo parlare.» sobbalzo e mi giro a guardare Mitch, che entra nella mia stanza lanciando sulla sedia la sua giacca di pelle e buttandosi accanto a me, dall'altra parte rispetto a Kolby: «Tua madre e mia madre ogni cazzo di ora, e ti giuro, anche di notte, mi scrivono e mi cercano perché trovano il nome perfetto per il bambino. E poi mi mandano foto di cose che servono, tipo il biberon, il ciuccio, la cazzo di culla e tante altre cose.» si lamenta.

«Parlerò con loro.» sussurro.

«Scusa, ti puoi allontanare dalla mia ragazza?» gli chiede Kolby, è già un passo avanti che lo faccia con calma ed educazione.

«Ragazza tua bambino mio.» gli risponde Mitch.

Nella mia stanza, all'improvviso, entrano un sacco di persone che discutono tra di loro: i miei genitori, la mamma di Mitch con il suo compagno, Harper e Oliver, Jake e Julissa...

Ma che succede?

Le persone a cui voglio bene, compresi ovviamente i genitori di Kolby, sono stati avvisati della mia situazione... gli altri, in città, verranno a saperlo col tempo, quando vedranno la mia pancia o quando qualcuno ne parlerà, e anche se so che in molti avranno da dire che né io e né Mitch siamo pronti per diventare genitori, avere tutte le persone a cui tengo dalla mia parte, compresa la famiglia di Kolby, mi dà più forza.

Il ballo è andato benissimo, Kolby e la sua ex sono stati incoronati re e reginetta del ballo, hanno ballato insieme, ma non mi ha dato fastidio.

«Ah, ma fatela finita!» sbotta Mitch, stanco di loro e delle loro chiacchiere inutili.

«No no no. Senti, Sage, se nasce femmina le devi dare il mio nome, non quello di Julissa, perché sono io la tua migliore amica.»

«Non darò a mia figlia il nome della sorella del suo ragazzo!» esclama Mitch.

«Allora dì ai tuoi genitori che verrai a stare da noi, almeno per le prime settimane.» dice la mamma di Mitch.

«No, lei resta qui col bambino!» dice mamma.

Abbasso lo sguardo ricordando ciò di cui stavamo parlando io e Kolby poco fa... infatti mi giro a guardarlo.

E se lui avesse ragione?

Io e Mitch siamo preoccupati dal primo momento che il bambino cresca circondato da persone e voci che gli parleranno male di noi due, ma non se ne parla che io me ne vado di casa con Mitch... non sto dicendo che questo è l'unico motivo per cui potrei prendere in considerazione ciò che mi ha detto Kolby, ma... potrei pensarci. Lo amo, voglio passare il resto della mia vita con lui, quindi... ah, non lo so.

«Mi fa male la testa, potete abbassare la voce, per favore?» chiedo, ma nessuno di loro fa caso a me, ovviamente.

«Va bene, sentite, andiamo di sotto e scriviamo da qualche parte tutto ciò che avete in mente, poi io ne parlerò con Sage e insieme prenderemo le decisioni.» dice Mitch alzandosi, mi guarda annoiato e se ne va con tutti, che iniziano da subito ad assillarlo con le loro idee, e torno ad essere sola con Kolby.

«Tu non pensi già a qualche bel nome da prendere in considerazione?» mi chiede curioso.

Appoggio la testa sulla sua spalla e sospiro.

«C'è stata una parte di me che ha sperato che fossi tu il padre.» gli confesso.

Non che Mitch non sia in grado o che non mi piaccia, ci mancherebbe, ma stiamo parlando del mio attuale ragazzo e del mio ex ragazzo, chiunque l'avrebbe pensata come me.

«Non c'è giorno in cui non mi svegli e non speri che ci sia stato uno sbaglio e che sia mio.» mi confessa a sua volta, dandomi poi un bacio sulla testa.

Già...

Il fratello della mia migliore amicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora