Capitolo 17

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«Sai che l'anno prossimo ci sarò, Jimin... tranquillo!» Le sento pronunciare, con un filo di voce, dall'altro capo del telefono. Un sospiro esce dalla mia bocca. Annuisco, quasi dimenticandomi del fatto che lei non possa notarlo.

«Hai bisogno di usare la scusa del mio compleanno per vedermi, eomma?» Rispondo, cercando di non risultare troppo irritato, nei confronti della donna con cui sto avendo questa conversazione.

«Certo che no, tesoro... ma sai, non è semplice per me venire a Seoul spesso, per il lavoro, soprattutto». Si giustifica, non perdendo mai il suo amorevole tono di voce. Sempre il solito, tanto da farmi credere che sia quasi costruito a posta.

«Capisco...» Le rispondo, cercando di mettere fine a questa stupida telefonata.

Attimi di silenzio ricadono su di noi. Tutto quello che riesco a sentire è solo il rumoroso suono del televisore acceso di mia madre che continua, dopo anni, ad avere il volume troppo alto.

«Ieri è stato il compleanno di tuo padre...» Mi informa ed io per poco non mi appoggio al lavabo, sentendo le ginocchia molli, nell'udire questa frase.

«Ma davvero?» Le rispondo, fingendo incredulità, come se non lo rammentassi ogni volta.

«Non l'hai chiamato, quindi?» Per poco non rido all'assurdo quesito di mia madre, ben conscio del fatto che lei sappia già la mia risposta.

«Non so neanche se ha ancora quel numero...» Cerco di optare per una semplice giustificazione, evitando di utilizzare le reali parole che vorrei adottare.

«Sai bene che è sempre lo stesso e conosci anche il motivo del suo continuare a tenerlo!» Mi risponde e il suo tono di voce, da sempre pacato, tradisce una nota d'irritazione, così impercettibile per qualsiasi altra persona, ma non per suo figlio.

«E tu sai perfettamente perché io non abbia intenzione di chiamarlo!» Replico, infastidito dal discorso che sta cercando d'intavolare.

«Tesoro...» Prova a dire, ma io, quasi non ascoltandola, la interrompo, continuando a dar voce ai miei pensieri.

«Potrebbe anche chiamarmi lui!» Quasi lascio che la mia voce si alzi, ma mia madre mi precede, continuando ad aggiungere frasi che non fanno altro che ledere alla mia pazienza.

«Jimin, lui è tuo padre! Non puoi immaginare quanto stia soffrendo. Mi ha anche confessato di essere pentito». Un gelo innaturale s'impossessa dei miei vasi sanguigni, mentre un prurito nevrotico si allarga dietro la nuca.

«Lo stai sentendo spesso... a quanto sembra!» Le rispondo, abbandonando ogni tipo di accortezza nei confronti dei suoi sentimenti.

Di nuovo un silenzio assordante, in cui mi maledico mentalmente per averle arrecato anche il più piccolo dolore. Un sospiro rassegnato viene fuori dalle sue labbra, premonitore di una sua replica.

«Lo so che ha sbagliato, Jimin... non credere che io sia dalla sua parte, altrimenti non sarebbe successo tutto questo. Io voglio solo che mio figlio abbia un rapporto con suo padre, se questo è ancora possibile». La sua voce per poco non si spezza nel pronunciare queste parole. Ancora hanno un gusto così amaro dopo tanti, troppi anni.

«Non lo è... non più, eomma!» Questo è tutto quello che riesco a dirle, prima di trovare la forza di terminare, finalmente, la conversazione. «Ora devo andare, mi cercano in sala e non preoccuparti per la festa, non ci saranno neanche i miei suoceri». Le dico, cercando di acquietarla e toglierle anche il minimo dispiacere per la sua assenza al mio compleanno.

«Va bene, tesoro... scusa se ti ho distratto. Manda un abbraccio a Yoongi!» Mi risponde, cercando di nascondere la velata delusione nelle sue parole.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora