Capitolo 14

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La testa inizia a girarmi vorticosamente, mentre cerco di rivestirmi, riprendendo i miei indumenti sparsi per il locale, senza un reale senso logico.

Resto in silenzio, mentre provo a metabolizzare quello che è appena successo, con una calma che quasi mi sembra innaturale.
Arrabbiato per aver ceduto, ancora una volta.

Volto lo sguardo alla mia destra, notando la figura del mio complice, mentre si richiude la cintura attorno ai fianchi, sistemandola con cura, nei rispettivi passanti. I suoi occhi sono continuamente fissi su di me, nonostante io stia cercando in tutti i modi di evitare il suo sguardo. Probabilmente se ne rende conto, visto che, nelle mie orecchie, si fa spazio il suono di un suo pesante sospiro.

Torno a prestare attenzione ai lacci delle mie scarpe, mentre spero con tutto me stesso che il moro non abbia la malsana idea di pronunciare qualche parola. Il mio desiderio, purtroppo, svanisce nel momento stesso in cui viene formulato e il caldo suono della voce di Jungkook, riecheggia per le spesse pareti del locale.

«Sicuro che quelle telecamere non funzionino?» Mi chiede il ragazzo, indicando uno degli apparecchi adibiti alla sorveglianza, accuratamente appesi ai margini delle mura.

Io deglutisco pesantemente, prima di rispondergli, senza permettere mai ai nostri sguardi di sfiorarsi.

«Sì, tranquillo, Nam le tiene solo per spaventare i clienti. Devono essere riparate da mesi». Affermo, alzandomi in piedi e facendo per andare in bagno.

«Vuoi che ti aspetti qui?» Mi chiede il moro, poggiando le mani ai lati del bancone, lo stesso su cui eravamo uniti nel piacere, poco fa. Rabbrividisco a questo pensiero, prima di fare il passo falso di guardarlo negli occhi.

Il suo viso è estremamente rilassato, ma nasconde un cipiglio quasi rammaricato, cosa che non mi sarei mai aspettato di vedere sulla sua faccia. Mi sorprende.

«No, credo sia meglio che tu non ci sia più, quando tornerò...» Gli dico, cercando di risultare il più calmo possibile.

«Sicuro di non volerne parlare?» Il suono della sua voce è ridotto ad un filo, mentre io cerco di trattenere una risata isterica.

«Beh, parafrasando quello che hai detto prima, non credo ci sia molto da dire». Gli rispondo semplicemente, prima di rinchiudermi nel bagno, di nuovo.

Poggio la schiena contro la porta, mentre con gli occhi chiusi, inizio a respirare affannosamente. Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, probabilmente potrei essere tremendamente disgustato dal mio stesso riflesso, uno che quasi non riconosco. Mi mordo le labbra, stringendo di poco gli occhi, sentendo una strana fitta provenire proprio dal punto che ho iniziato a martoriare, per il nervoso. D'istinto, schiudo le palpebre, prendendo consapevolezza dello spazio attorno a me, iniziando a scrutare me stesso nella lastra di vetro riflettente. Poggio un indice sul labbro inferiore, sfiorando la piccola bollicina formatasi su di esso, su cui spicca una crosta fatta di sangue coagulato. L'immagine di Jungkook che per poco non mi strappa la bocca a morsi, si fa strada nella mia mente e, di nuovo, quel familiare brivido percorre la mia spina dorsale. Passo delicatamente la lingua sulla parte lesa, mentre continuo a tenere gli occhi fermi su questo punto. Mi do dell'idiota, quando per poco non  percepisco ancora il sapore di quello che è da poco diventato il mio carnefice. Mi guardo ancora, cercando di capire quanto la mia figura sia presentabile, nonostante siano le due e mezza del mattino. Sciacquo il mio labbro con dell'acqua fredda, provando a rimuovere il piccolo coagulo. Mi asciugo ed esco dalla stanza, sentendo una leggera fitta allo stomaco, rendendomi conto del fatto che Jungkook abbia, effettivamente, seguito il mio consiglio di poco fa. Recupero le mie cose, chiavi del locale annesse e, quando il mio intero corpo è finalmente fuori dal loco in cui lavoro, emetto un sospiro di sollievo, non curandomi del fatto che, anche se notte fonda, il clima continui ad essere caldo ed umido.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora