Capitolo 39

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03.14 A.M.

Ho il fiatone.
Un groppo in gola che m’impedisce anche solo di respirare correttamente.
Tengo le mani strette sul volante, come se ne valesse della mia stessa vita, mentre cerco di non fissare il piede sull’acceleratore, per la smania di arrivare a destinazione il prima possibile.

Piove a dirotto, forse a causa del caldo torrido che c’è stato in questi giorni.

I tergicristalli si muovono ad intermittenza ed io cerco di distrarmi e di smetterla con questi pensieri che continuano a tormentare il mio cervello, da quando ho girato la chiave per accendere il motore.

Perché mi ha chiesto di vederci lì con questo tempo?
Al parco.
Quel parco.

Emetto un lungo respiro, cercando di scacciare gli occhi di Yoongi dalla mia mente.
Provando a dimenticare tutto quel dolore di cui solo io sono responsabile.

Ed ora?
Cosa sto facendo ora?
Sto correndo dietro alla stessa persona che ha causato tutto questo.

Arrivo a destinazione.
Sistemo l’auto immediatamente, vista l’ora, il parcheggio è completamente vuoto.
Spengo il motore ed inizio a guardarmi intorno, per quanto mi sia possibile, dato il clima.
Improvvisamente, con stupore, scorgo una figura, seduta su di una panchina, completamente esposta alle continue e pesanti gocce di pioggia che precipitano dal cielo.
A primo impatto, mi stranisco, ma quando aguzzo la vista, riconosco immediatamente quell’individuo.
Schiudo le labbra, aggrottando le sopracciglia, mi volto, allungando una mano a tastare i sedili posteriori dell’auto, in cerca di un ombrello, ma dato il periodo estivo, sarebbe troppo strano se ci fosse.
Sbuffo con nervosismo, prima di aprire la portiera e precipitarmi fuori dalla vettura, iniziando, nell’immediato, ad avvertire la sensazione delle goccioline piovermi sul capo.
Ripongo le chiavi in tasca e mi avvio nella direzione di Jungkook che, man mano, diventa sempre più vicino ed il nodo alla gola, inizia ad espandersi fino ad arrivare allo stomaco, riducendolo a brandelli.

Forse dovrei calmare il mio stato d’ansia.
Forse mi sto preoccupando per nulla.
Sono solo degli stupidi presentimenti.

Appena mi ritrovo faccia a faccia con lui, mi blocco a fissarlo, ma da parte sua, non vi è alcuna reazione.
Lo osservo e, quando vedo i capelli completamente fradici, così come gli indumenti che porta, spalanco gli occhi, incredulo.

«Ma che fai? Ti prenderai una polmonite, andiamo in auto!» Lo rimprovero, indicando il veicolo alle mie spalle.

Eppure, il moro non muove neanche un muscolo, continuando a fissare il vuoto davanti a sé, mentre continue goccioline d’acqua, scendono lungo il ponte del suo naso, cadendo rovinosamente sulle labbra.
Non si muove, neanche quando, stranito dalla situazione, gli poggio una mano su di una spalla, provando ad attirare la sua attenzione. «Kook…» Inizio a smuoverlo con prepotenza. «Jungkookie, ti sei preso qualcosa? Mi stai spaventando a morte!» Gli chiedo, alzando di poco il tono di voce e, subito dopo le mie parole, il ragazzo chiude gli occhi, quasi serrandoli.

«Non ce l’ho fatta, Jimin…» Sussurra, come se non volesse davvero essere sentito. Come se qualcuno lo stesse obbligando a parlare.

Io ritiro la mano velocemente, facendo un piccolo passo indietro, come scottato.
L’espressione cambia e, la mia preoccupazione, passa in secondo piano.
Assieme alla pioggia, cade il gelo.

«C-come?» Chiedo, incerto, mentre il mio sguardo avvelenato, percorre tutto il suo corpo, cercando di trovare anche la minima traccia che possa tranquillizzarmi.

«Non ho potuto dirglielo!» Un rumore, troppo lieve per essere udito dall’esterno del mio corpo, ma abbastanza  assordante da distruggermi. «Ha iniziato a parlare del matrimonio e di quanto ne fosse entusiasta. Mi ha detto che non vede l'ora di sposarmi e che il suo migliore amico possa accompagnarla all'altare. Mio dio, lei ti adora, le avrei frantumato il cuore!»

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora