Capitolo 22

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La serratura scatta e la porta viene spalancata, facendo in modo che io possa farmi spazio tra le pareti della grande casa, condivisa da Jungkook e Lisa, attualmente assente, in viaggio di lavoro.

Il moro si dirige a passo svelto verso il salotto. Io mi limito a seguirlo ed osservarlo, mentre ripone tutto quello che, fino a qualche secondo fa, si trovava nelle sue tasche, sul tavolo.
Si libera dalla giacca in pelle, invitandomi a fare lo stesso con la mia, in denim. Io lo accontento, porgendogliela, nel momento in cui allunga la mano per afferrarla e riporla sull'appendiabiti, non molto distante da dove ci troviamo.

«Quanto tempo starà via?» Gli chiedo, riferendomi, in maniera sottintesa, a Lisa, non appena lo rivedo rientrare nel mio campo visivo.

Non mi lancia neanche uno sguardo, limitandosi ad avvicinarsi nuovamente al tavolo, recuperando il suo pacchetto di sigarette, del solito marchio.

«Dovrebbe tornare tra una settimana, più o meno». Risponde, distrattamente, al mio quesito, quando lo vedo tirare fuori una sigaretta, portandosela alle labbra e facendo per accenderla.

«Non dovresti farlo qui dentro». Gli dico, mentre prendo a torturarmi alcune pellicine delle dita, cercando di sfogare il nervosismo che, questa soffocante tensione, mi sta provocando. Il moro emette una leggera risata, non curandosi della mia frase, ma io continuo. «Lisa non lo sopporta, credo che tu gli debba questa piccola accortezza». Quasi lo sussurro, ma per poco non mi pento delle mie stesse parole, quando la mano del ragazzo, intenta a stringere il suo accendino, si ferma a mezz'aria e l'occhiata che Jungkook mi riserva, quasi mi gela il sangue nelle vene. Non riesco ad interpretare il suo sguardo, tantomeno la sua bocca schiusa che per poco non lascia cadere la sigaretta da essa.

Con l'aiuto dell'indice e del medio, se la sfila dalle labbra, alzando gli occhi al cielo e dirigendosi verso la porta-finestra del soggiorno, uscendo in balcone.
Lascia l'adito semiaperto, come a voler pronunciare un silenzioso invito ed io non esito più del dovuto, sperando che la velocità delle mie azioni possa, in qualche modo, intaccare quella dello scorrere del tempo, velocizzando la tortura di averlo accanto e lasciandomi, finalmente, uscire da questa casa che ha già preso a soffocarmi.

Lo raggiungo, sedendomi su di una delle sedie a sdraio presenti nel loco, imitando il ragazzo accanto a me, poggiato sulla sua greppina pieghevole. Il moro sta smanettando nuovamente con il cellulare. Dal movimento delle sue dita, quasi sicuramente, sta scrivendo un messaggio e, questa consapevolezza, mi fa storcere il naso, facendomi parlare in modo impulsivo.

«Jackson è ancora sveglio?» Chiedo, forse in maniera troppo infastidita, molto più di quanto avrei voluto. Posso constatarlo dal repentino scatto dei suoi occhi, prima di scontrarsi contro i miei, regalandomi un, assolutamente non richiesto, ghigno malizioso.

«Sai che non ti facevo così geloso, hyung?» Dice subito dopo, mentre io alzo gli occhi al cielo, irritato dalla sua stupida ed insensata affermazione.

«Infatti non lo sono». Pronuncio in un sussurro, concentrando la mia attenzione sulla graziosa serie di bonsai, sparsi per il giardino.

«Tranquillo, preferisco te». Mi volto velocemente verso di lui, alle sue ultime parole, fulminandolo con lo sguardo, cercando di cancellare quel suo odioso ghigno divertito dalla faccia.

«Te lo dico perché non è giusto...» Jungkook spegne il cellulare, guardandomi in maniera confusa, aspettandosi che continui. «... nei confronti di Lisa». Termino la frase e lui emette una leggera risatina nervosa, portandosi la sigaretta alle labbra e lanciando il suo telefono da qualche parte sulla sdraio.

«Certo, invece scopare con te è di gran lunga migliore nei suoi confronti, giusto?» Intima il tutto con una freddezza tale, da farmi quasi cadere dalla sedia.
Una coltellata al petto.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora