Capitolo 13

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L'aria che sto respirando in questo momento è quasi asfissiante.
Soffoco.
Istintivamente porto una mano al collo e subito dopo al petto, come se potessi, in qualche modo, fermare l'attacco di panico che tra un po' arriverà.

Distrattamente, inizio a pulire il bancone del locale in cui lavoro, anche se si tratta di una parola troppo grossa. Definire "Lavoro" Il mio essere presente, saltuariamente, nel bar della famiglia Kim, mi sembra davvero esagerato.

Sono le 05.40 PM.

Sì, sono in anticipo, ma ho promesso a Taehyung che sarei venuto prima per dargli una mano a pulire il locale, prima di aprire, quindi eccomi qui... impegnato ad ascoltare discorsi sconnessi tra il mio migliore amico ed il nostro capo.

«Ti ho già spiegato di non poterla mettere lì, Tae!» Afferma Namjoon, quasi esasperato, mentre cerca di dissuadere il bruno dalla sua folle idea.

«Oh, avanti hyung! Io credo che farebbe entrare un sacco di gente!» Ribatte il mio amico, estremamente convinto delle sue ragioni.

«Non posso mettere la statua di un pisello in mezzo alla sala, Taehyung!» Il biondo alza leggermente il tono di voce, indignato dalle sue stesse parole.

«Innanzitutto, stiamo parlando di un fallo». Continua il ragazzo, lanciando di cattiveria lo straccio nel lavandino, dietro al bancone.

«RESTA SEMPRE UN PENE!»

«Sì, ma così perde di classe!»

«Quanta classe ci può mai essere in un cazzo, Taehyung!?» Chiude il discorso il figlio del proprietario, prima di provocare uno sguardo offeso al mio migliore amico.

«Voi uomini etero cis non sapete apprezzare la vera bellezza!» Quasi sussurra il bruno, venendo comunque ascoltato da Namjoon che in tutta risposta, cerca di trovare una spalla forte in me.

«Jimin-ah, puoi fermarlo ti prego?» Chiede, quasi ridacchiando, verso di me.

«Guarda che non troverai pane per i tuoi denti da parte di questa checca isterica!» Afferma Taehyung, rivolgendosi a me, ma vedendo la mia reazione completamente inesistente, inizia a sventolare la mano davanti ai miei occhi, cercando di farmi tornare sulla Terra. «Oh, Jimin! Sei tra noi?» Mi chiede ed io scuoto la testa, provando a nascondere il mio stato di confusione.

«Ehm, sì... ma devo passare l'aspirapolvere». Rispondo, pensando di aver perfettamente dissimulato.

I due si lanciano una piccola occhiata complice, prima di riportare lo sguardo su di me, iniziando a squadrarmi come se fossi un bambino che ha appena rubato un cesto di caramelle.

«Fai sogni erotici a lavoro? Professionale!» Afferma il bruno, iniziando a ridere sotto i baffi, trascinando con sé anche Namjoon.

«Voi stavate litigando per la statua di un pisello!» Controbatto, mettendo a posto il mio di straccio.

«Ah, quindi non lo neghi!» Continua a parlare il mio amico, stavolta puntandomi il dito.

Io emetto un sonoro sbuffo, voltandomi verso la lavastoviglie, per prendere qualche bicchiere pulito e posizionarlo in un punto più comodo da trovare.

«Tutto bene, Chim?» Stavolta è il biondo a parlare ed io per poco non scoppio in lacrime a questa domanda.

Io e Namjoon ci conosciamo da quasi quattro anni, da quando una sera c'incontrammo tutti per caso in un bar e finimmo per chiacchierare. In poco tempo, sia a me che a Taehyung, venne fatta la proposta di lavorare nel locale che suo padre aveva deciso di aprire e quindi eccoci qui, dopo anni, nello stesso posto che ormai è diventato casa nostra. Nam è sempre stato come un fratello maggiore per noi, nonostante si tratti effettivamente del nostro capo, lui non ha mai dato peso alle formalità o al fatto che debba ricoprire il ruolo di una figura autoritaria, questo dovrebbe spettare a suo padre che, francamente, ho visto veramente poche volte.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora