Capitolo 28

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«Che diavolo ci fai qui, papà?»

Asistolia.

Questo è tutto quello che riesco a percepire, quando i miei occhi incontrano i loro gemelli, che non avrebbero mai più voluto rivedere.

Il nulla, come se lo spazio intorno a me avesse appena cessato di esistere.
Non mi curo neanche di voltarmi verso gli altri commensali, sento solo la sensazione di una mano, poggiarsi sulla mia spalla.
Volto di poco il capo, per ritrovarmi la minuta figura di mia madre, affiancarmi.

«Tesoro, siediti... non restare in piedi». M'invita mia madre, ma io non le presto la benché minima attenzione, finendo per scostare malamente la sua mano.

«Perché è qui? Dimmelo! Cosa credi di fare?» Le chiedo, alzando il tono di voce, osservando il suo viso deturparsi in un'espressione preoccupata.

«Perché, Jimin? Non credi sia arrivato il momento di sistemare alcune cose?» Sbarro gli occhi a questa richiesta, incredulo.

Non posso credere a quello che sto sentendo, spero di trovarmi all'interno di un incubo e che, prima o poi, potrò svegliarmi.

«Stai delirando? Non ho assolutamente nulla da sistemare con quel signore!» Continuo, senza voltarmi nella direzione del chiamato in causa.

La donna dinnanzi a me, fa per controbattere, ma viene interrotta da quell'odiosa voce, la stessa che speravo di non udire mai più.

«Tranquillo, ragazzino, non pensare che io abbia qualcosa da dirti. Tua madre ha solo insistito troppo». Afferma con noncuranza, mentre si avvicina al piccolo tavolo in legno, spostando una sedia per prendere posto.

Gli lancio un'occhiata che sa di odio e disprezzo, ma mia madre mi tira leggermente il braccio, prendendo parola.

«Avanti, Chimmy, siediti... ho preparato qualcosa da sgranocchiare. Ti prego, accomodati anche tu, Jungkookie!» Mi intima, sventolando la mano alle mie spalle, chiamando qualcuno.

La figura di Jungkook si palesa davanti ai miei occhi, mentre fa piccoli passi, fino ad arrivare al tavolo, voltandosi poi verso di me, ma io non ricambio, impegnato a fulminare una sola persona, con lo sguardo.

«Io non mi siedo con lui!» Quasi lo urlo. «Non dovevo neanche venire! Come hai potuto incastrarmi in questo modo?» Mi rivolgo a mia madre, mentre sento l'agitazione crescere a dismisura dentro di me. «Io... io non posso crederci! Tu...» Quando sono sul punto di scoppiare, una voce entra nelle mie orecchie, richiamando, inevitabilmente, la mia attenzione.

«Jimin... vieni qui, avanti». Un piccolo sussurro, ma che risuona come un urlo nei mei timpani.

Mi volto verso il padrone di questa voce e, quando i nostri occhi s'incontrano, sento il respiro calmarsi ed il resto dello spazio attorno a me torna nitido, dandomi la possibilità di ricompormi, mentre Jungkook mi sorride, spostando una sedia, accanto a quella dove si è appena seduto, facendo un cenno con la testa, per intimarmi di raggiungerlo.
Chiudo per poco gli occhi, respirando profondamente e cercando di non ripuntare lo sguardo sulla persona indesiderata.

Perché lo sto facendo?

Mi siedo, non so con quale autocontrollo, accanto al moro, mentre scruto qualcosa sul tavolo, pur di distrarmi.

Un silenzio imbarazzante piomba in casa ed il mio labbro ha quasi iniziato a sanguinare, dai troppi morsi, dettati dal nervosismo.
Mia madre porta dei piatti in tavola, afferrando un vassoio con sopra ulcuni dolcetti tipici.
Lancia uno sguardo generale ad ognuno di noi, prima di sospirare e sedersi, prendendo parola.

«Quali di questi ti piace di più, Jungkook caro?» Si rivolge all'ospite che, dal canto suo, sembra estremamente rilassato, forse perché troppo bravo a dissimulare.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora