Capitolo 44

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«Oh mio Dio!»

Ogni nervo presente nel mio corpo, viene quasi pietrificato al suono di questa voce, una che mai potrei confondere con quella di qualcun altro.
Il tempo di reazione è talmente breve, da risultare infinito.
Sposto il volto verso destra e, nel momento esatto in cui i miei occhi incontrano quelli della ragazza bionda, poco distante da me, il mondo quasi scompare.
La gola mi si blocca e tutto quello che avrei anche solo immaginato di poter dire, in una situazione simile, sembra completamente sparito.

Il volto di questa ragazza, da sempre caratterizzato da un immenso sorriso contagioso, ora è qui, davanti a me, rovinato dal disgusto e lo stupore, con l’intento di fermare il mio tempo fittizio, immaginario, effimero.
Un tempo che ho sempre pensato di avere, ma che, in realtà, non c’è mai stato.

Tutto quello che sussegue quell’unica esclamazione, pronunciata qualche attimo fa, è un rumore sordo.
Lisa, perché di lei si tratta, ha lasciato cadere la costosa borsa che aveva tra le mani, il cui tonfo, quasi mi risveglia.

Il suo volto, ah… questo volto, forse non lo dimenticherò mai.
Gli occhi sono completamente sbarrati, come se volessero altro spazio, per poter vedere di più, magari cercando la conferma del fatto che, la scena che le si è appena parata davanti, di cui sono il protagonista, possa essere solo frutto della sua immaginazione.
Le sue labbra sono schiuse, ma tremanti, boccheggiando in cerca d’un aria che sembra non essere abbastanza.
Lascia la presa che, poco fa, aveva attorno al manico della sua valigia, per poi portare la mano tra i suoi capelli, arrivando alle tempie, stringendo quei ciuffi color miele.

«No… no, voi… e-ed io… oh mio Dio!»
Parole sconnesse.

Questo è tutto quello che Lisa riesce a dire, prima di camminare a passo svelto verso la rampa di scale, come se fosse un’automa.
Io mi volto verso la causa di ogni mio mostro interiore che, nel frattempo, ha messo su un’espressione al metà tra lo spaventato ed il preoccupato.
Ci lanciamo un’occhiata fugace, ma che sembra durare ore, prima che lui si sposti dal mio corpo, per poter recuperare la propria maglietta, lasciandomi solo.
Mi dice qualche parola, ma non l’ascolto, non ne sono in grado, non in questo momento, mentre cerco la mia di t-shirt, sentendo le tempie pulsare.

Mi muovo con lentezza e, in un certo senso, non sono neanche sicuro che il mio cervello abbia realizzato quanto accaduto.
Perché no, non l’ha fatto.

Recupero l’indumento e, come se non fossi già abbastanza corrotto dal mio stesso cuore, riesco a pensare ad un unica cosa.
Un solo nome, riecheggia per le pareti maledette del mio ignavo cervello.

Jungkook.

Poi, improvvisamente, mi cade tutto addosso.
«TI HO DETTO DI ANDARTENE!» Un urlo di Lisa, mi fa voltare verso la stessa rampa di scale percorsa dai due promessi sposi.

In un disperato movimento involontario, salgo verso il piano di sopra, seguendo le voci che si fanno, man mano, sempre più vivide e reali.
Arrivo nei pressi di una stanza che, non credo di aver mai aperto, poco distante dalla camera da letto.
La porta è semichiusa, ma si riesce comunque a scorgerne l’interno.
La stanza è piena di vestiti da ogni lato, attaccati alle loro gruccie.
Sembra essere una grande cabina armadio, con tanto di piccolo divano in pelle, al centro del loco.
Mi avvicino, quasi in preda al panico, per poter ascoltare.

«Lisa, dovresti calmarti, ti ho detto di lasciarmi spiegare!»

Jungkook si avvicina a lei, mentre cerca di poggiarle una mano su di una spalla, ma Lisa sembra non averlo neanche ascoltato.

«COME? COME HAI POTUTO FARMI UNA COSA DEL GENERE?!» Gli occhi, ormai sono pieni di lacrime che, imperterrite, cadono lungo le sue guance, rigandole e regalandole segni di un dolore che non si sarebbe mai aspettata di provare, non con lui.

Agita le mani con tanta, troppa irruenza, colpendo ripetutamente il petto del moro che sembra non essere in grado di gestirla.

«Cristo, Lisa! Devi calmarti, non risolverai nulla in questo modo!» Continua il ragazzo, non provando neanche a schivare quei piccoli, ma forti colpi, intrisi di frustrazione.

«Arrivo qui un giorno prima, per farti una sorpresa, ma finisco per trovarti a letto con il mio migliore amico e tu mi dici di calmarmi?! Sta lontano da me, cazzo!»
Lisa urla, sbraita, si allontana da Jungkook, gesticola verso l’alto, ma torna a fronteggiarlo.

Tutto è puro caos.
Generato da un qualcosa che non ci sarebbe mai dovuto essere.
Un peccato che nessuno avrebbe dovuto commettere.

Le mani di Jungkook, vengono nuovamente scacciate via dai movimenti repentini della ragazza che, adesso ha entrambe le mani contro le tempie, premendo contro questo punto.
Caccia delle piccole urla, come se volesse esplodere e, per poco, non si piega su se stessa.
«Io… io n-non posso, non voglio crederci!» I singhiozzi quasi coprono il senso delle sue parole, fradice di una logorante consapevolezza.

«Voglio solo che tu mi lasci parlare, sei corsa qui senza dire nulla…» Il moro tenta di nuovo di avvicinarsi, ma Lisa si rimette dritta di scatto, come se avesse avvertito il movimento del ragazzo.

«Tu… tu devi chiudere la bocca ed andare via!» Tutto quello che riesco a vedere sono le spalle di Lisa, mentre punta una mano contro il ragazzo di cui, fino a qualche momento fa, si fidava ciecamente.

«Lo farò, ma prima devi lasciare che ti spieghi!» Jungkook continua ad imporsi, mentre Lisa inizia a ridere nervosamente.

«Cazzo, non riesco neanche a guardarti, mi fai così schifo, Jungkook… così tanto schifo!» La voce della ragazza bionda è ancora alta, mentre quasi non strappa via ogni vestito dalle gruccie.

Lisa cammina in tondo.
Prima avanti, poi indietro, sembra una danza sconnessa e, molto probabilmente, neanche lei è sicura di come muoversi, tantomeno di dove andare.

«Lisa, ti prego!»

«Tu mi preghi, Jungkook? Dopo tutto questo, tu osi pregarmi?» La ragazza si gira di profilo ed io posso vedere come inizia a puntare il dito contro il petto del moro.
Il suo viso è completamente stravolto, mentre dei profondi aloni di mascara lasciano traccia delle lacrime che ancora non cessano. «Dopo tutto quello che ho fatto per te. Dopo tre anni d’amore che ti è stato dato in ogni modo. Tre anni nel girone dell’alcol assieme a te, tre anni con la droga. Ogni notte passata insonne, quando venivi svegliato da continui attacchi di panico. Tre anni di rinunce, per starti accanto, Jungkook. Tre anni in cui non mi sono mai sentita di rinfacciarti nulla e tu come mi ripaghi? Scopandoti il mio migliore amico, una settimana prima del nostro matrimonio?!» La ragazza parla con la voce spezzata, sbiascicando qualche parola di tanto in tanto. «Da quanto?» Spinge di nuovo il petto del moro. «CAZZO, DIMMI DA QUANTO VA AVANTI!»

«U-un anno». Jungkook sussurra, dopo minuti di esitazione e Lisa caccia un grido, uno solo.

Sembra impazzita, mentre ripete il quantitativo di tempo ammesso dalle labbra del ragazzo, strappandosi alcuni piccoli ciuffi di capelli e lanciando per aria tutto quello che le capita a tiro.

Io mi porto una mano al petto, ora completamente in fiamme, mentre le immagini dell’agonia della mia migliore amica, passano davanti ai miei occhi, una ad una.

Cristo, tutto questo è a causa mia.
Il suo dolore, la sua sofferenza.
È tutta colpa mia.
Se solo non fossi stato così piccolo.
Debole.
Meschino.
Vile.
Cattivo.
Innamorato.

No, l’amore non porta a questo!
Non può promettermi la pace e regalarmi la guerra.
Non può piantare rose e far crescere solo spine.
No, l’amore non può essere così spietato.
Eppure, il nostro è così soffocante da ucciderci.
Tanto sbagliato da nascondersi, ma troppo grande per non essere scoperto.
Un amore che canta di parole scritte con il sangue, lo stesso che stiamo ancora versando.
Io, nascosto dietro una porta e lui, in prima linea, alla luce del sole.
In che modo, potrai difendere questo sentimento, amore mio? Non vedi che ormai è tutto perso? Non capisci che siamo stati chiusi in una camera senza ossigeno? Tra poco soffocheremo.
Chi di noi due sarà in grado di dimenticarsi per prima dell’altro? Ah, vorrei tanto ricoprire io quel ruolo.
Cerco ogni scusa, per poterlo fare, anche adesso, mentre urli, sbraiti e ti dimeni, io provo a non amarti.
L’unico momento in cui riesco ad allontanarti è quando penso a quello che ho perso per tenerti vicino.
Perché, sì… ho perso così tanto, persino me stesso a causa tua, piccolo mio.
Il nostro amore è stato una bomba ad orologeria, lasciata in mezzo ad una strada sterrata e perfettamente mimetizzata. All’inizio silenziosa, ma quando il contatore si è azzerato, ha spazzato via ogni cosa, provocando solo un incessante ed insopportabile dolore.

Io e te, dobbiamo smettere di essere noi per cessare di uccidere, Jungkook.

«Non avrei mai voluto farlo, credimi è solo che non sono riuscito ad avitarlo!»

«Immagino, so perfettamente cos’è in grado di farti un bel faccino, Jungkook!» La cattiveria ed il dolore nelle parole di Lisa, sono lampanti, tanto forti da ferire in profondità, fino a farmi agonizzare.

«No, Lis… non avrei mai mandato tutto al cesso per un semplice bel faccino!»
Jungkook sembra quasi infastidito dall’ultima frase, mentre anche lui, inizia a gesticolare velocemente.

«PERCHÉ CAZZO L’HAI FATTO, ALLORA?»

«PERCHÉ LO AMO, LISA!» Il moro sbotta, spalancano gli occhi e zittendo la sua interlocutrice che, nel frattempo, si è portata una mano a coprirsi la bocca. «Se io ho fatto quello che ho fatto, se ti ho tradito, se ho mandato a puttane il nostro matrimonio è perché sono fottutamente innamorato di Jimin!» Una scoccata nel mio petto. «Talmente tanto, Lisa che, quasi sicuramente, manderei a puttane anche la mia stessa vita se lui me lo chiedesse!»

Stringo i pugni, conficcando le unghie nei miei palmi, fino a provocarmi dei segni.
La ragazza socchiude gli occhi, iniziando a barcollare, finchè non si tiene allo schienale del piccolo divanetto, per poi sedersi.
Gli occhi ancora serrati, mentre altre lacrime rigano il suo volto.

«Dimmi solo perché lui… tra tante persone. Come hai pensato di andare a rovinare proprio la più preziosa per me?» La domanda della biondina, per poco non mi strappa il cuore dal petto, fino a spolparlo.

Jungkook si morde il labbro, portandosi una mano tra i capelli scuri e mossi, tirandoli indietro, per il nervosismo.

«Io… io non ne ho idea, Lisa. Forse perché doveva semplicemente essere lui». Il moro quasi sussurra queste parole ed io mi maledico, quando sento una parte del mio animo scaldarsi a questa frase.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora