Capitolo 31

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«Non credo di potercela fare, Jimin…»

A questa frase, Sbarro gli occhi, alzandoli nella direzione del mio migliore amico, ora seduto su di uno dei divanetti della nostra accademia, chinato su se stesso, con la testa tra le mani.

«Non dire stupidaggini, Tae… certo che ce la farai, non è nulla di tragico!» Gli dico, cercando di spronarlo, ma l’amarezza nei suoi occhi, mi racconta tutta un’altra storia.

«Questo lo dici perché non conosci bene la situazione, cavolo!» Si limita a rispondere, continuando ad evitare il contatto visivo con me.

Io, rammaricato, allungo una mano nella sua direzione, carezzandogli una spalla, cercando di consolarlo.

«Beh, allora tirati indietro…» Gli propongo e, solo a questa mia ultima frase, il bruno decide di alzare il capo per guardarmi negli occhi.

«E come diavolo credi che possa fare? L’hai visto quello che ha scritto!» Replica Taehyung, allungando la mano destra verso di me, sventolando, davanti al mio volto, una busta da lettere dorata, contenente un foglio del medesimo colore.

L’invito al compleanno di Hoseok, lo stesso che ho ricevuto anch'io, solo ieri, ma riportante parole completamente diverse da quelle scritte per Taehyung.
A me è stato inviato un semplice invito, con tanto di didascalia prescritta, uguale a quella di tutti, stampata sicuramente da un qualche tipografo, mentre il mio migliore amico, ha ricevuto un messaggio scritto a mano, direttamente dal mittente.

Kim Taehyung, strano rivolgermi a te con queste parole ed in modo così formale, ci fa sembrare quasi due estranei.
So che forse ti sembrerà fuori luogo, visto il modo in cui ci siamo lasciati, ma è più forte di me. Sarei felice di averti alla mia festa di compleanno, questo diciotto di aprile*.
Ho dovuto invitare molte persone e, la maggior parte di queste, nemmeno le conosco.
Eppure, non m’importa, l’unica persona che vorrei vedere sei tu, Tae… forse è troppo da parte mia, ma promettimi che verrai e che stavolta non scapperai.
Hobi hyung”.

All’interno della busta, vi è anche un biglietto aereo per New York, presente anche nel mio invito.
La festa dovrebbe tenersi nel suo attico, situato al centro della città, dove, sia io che Taehyung, siamo stati invitati anche ad alloggiare.

«Se proprio ti sembra così difficile accettare, Tae… non sei obbligato». Gli dico, continuando a consolarlo.

So quanto sia difficile questa situazione per Taehyung e, in un certo senso, l’essere costretto a stare lontano da Hoseok, lo stava anche aiutando.
In fondo, sembra quasi voglia davvero dimenticarlo.

«Non posso, Jimin… non ci riesco, mi sta chiedendo una promessa, io che di promesse non ne ho mai fatte nella mia vita, ah!» Continua il mio amico, spazientito.

«Ricordati che non saresti solo, ci sarei io con te…» Gli dico, avvicinandomi a lui di qualche centimetro.

Taehyung afferra la mia mano, stringendola per poi poggiare la testa sulla mia spalla.

«Non sai quanto te ne sia grato, Jiminnie… non so dove sarei se non ci fossi stato tu!» Il bruno quasi sussurra queste parole, mentre il vociare dei vari studenti attorno a noi, accompagna i nostri momenti di silenzio.

Kim Taehyung è sempre stato un ragazzo così difficile da capire ed altrettanto complesso da esplorare.
Le sue mura sono così impervie da essere inespugnabili, per chiunque osi anche solo pensare di varcarle o, peggio ancora, di romperle.
Il suo terrore nei confronti dell’amore è così forte ed ha radici troppo profonde, tanto da corrompergli l’animo che, altrimenti, sarebbe quello di un bambino.
Eppure, Jung Hoseok è riuscito a fare qualcosa che a nessun altro è stato mai concesso.
Lui è entrato a piccole gocce.
Piano, senza far rumore.
Partendo come una semplice avventura di una notte. Finché non ha avanzato le sue pretese, forse un po’ troppo alte per il mio migliore amico che, quando si è reso conto di quanto in profondità fosse arrivato Hoseok, era già troppo tardi.
Tardi per dire addio.
Tardi per mandarlo via.
Tardi per rinnegare quello che c’è stato.
Tardi per dare la possibilità a Taehyung di capire in tempo che, le piccole gocce d’acqua, in realtà celavano un fiume in piena.
Un torrente, in grado di portare via con sé ogni cosa, compreso il piccolo e fragile cuore del bruno che, proprio in questo momento, aveva preso una decisione.
Aveva accettato.
Ed il suo consenso, ha portato entrambi, pochi giorni dopo, ad imbarcarci all’aeroporto di Incheon, diretti nella grande mela, incuranti di quello che ci potrà aspettare.






𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora