Capitolo 18

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Quando varcammo per l'ennesima volta la soglia di quella dannata villa, mi diressi nell'immediato verso le scale, dopo aver salutato Dana con un cenno del capo.
Durante la strada di ritorno non emisi fiato, nemmeno un minuscolo verso ebbe il consenso di attraversare le mie labbra, mentre gli occhi evitavano sfuggenti quelli dell'altra ragazza.
Selene si affrettò a seguirmi su per le scale nella speranza di poter rallentare, se non fermare, i miei passi agili. Chiamò il mio nome svariate volte ed ogni volta che lo pronunciava, il suo tono di voce lasciava trasparire una maggiore quantità di nervosismo ed irritazione.

"Sara! Sara, sto parlando con te."

Non le risposi, non mi voltai nemmeno. Mi affrettai a superare la porta che separava la camera da letto dal resto della casa, ma quando mi voltai per richiuderla, fui prontamente bloccata dalle mani della proprietaria della villa che si scontrarono rumorose contro il pannello in legno massiccio. Tentai con tutte le mie forze di bloccarla all'esterno, ma fu tutto inutile. Riuscì ad entrare, avanzando lenta verso di me che, nel frattempo, mi ero preoccupata di indietreggiare per cercare di ottenere una maggiore distanza tra noi e, di conseguenza, un briciolo in più di sicurezza. I suoi abiti erano formali, come quelli indossati da Apollo; la camicia bianca perfettamente stirata contornata da una cravatta dello stesso blu elettrico dei pantaloni ne completava alla perfezione l'apparenza.  Se non si fosse vista con l'investigatore privato avrei fortemente pensato che stesse tornando da una cena galante o meglio, da un appuntamento.

"Si può sapere che ti prende? Mi stai evitando."

Risi d'impulso nel sentirla parlare, una risata di quelle nervose, quasi incontrollabili. Osservai il suo sguardo sinceramente confuso accigliarsi alla mia reazione ed i suoi passi cessarono di avanzare nello stesso istante. Attese paziente una mia risposta che, con mia grande sorpresa, non tardò ad arrivare.

"Dana mi ha detto tutto."

"Di che stai parlando?"

"Di quello che hai fatto a sua figlia."

Il mio tono, forse di poco eccessivamente alto, misto al timbro accusatorio, la portarono a bloccarsi sul posto, assumendo un'espressione quasi addolorata, come se qualcuno le avesse appena versato dell'acqua gelida addosso, o meglio, le avesse sferrato un pugno in pieno viso senza alcun preavviso. Fece qualche altro passo nella mia direzione, causando in me uno stato di agitazione che avevo smesso di provare da quando non mi trovai più costretta sotto il suo corpo, portandomi ad indietreggiare ulteriormente fin quasi a toccare il bordo del letto con i polpacci. Selene prese un respiro profondo e mi invogliò a sedermi, facendo lo stesso poco dopo; si perse ad osservare il vuoto per qualche istante, per poi rivolgere la sua attenzione su di me.

"Non è facile-"

"Sono sicura che troverai le parole giuste."

Non sembrò infastidita dal mio tono acido, anzi, annuì osservando il pavimento, mentre le mani si torturavano a vicenda. Era la prima volta in cui la vidi talmente vulnerabile, talmente piccola. Quasi mi fece tenerezza. Allentò la stretta che la cravatta attuava intorno al suo collo e si schiarì la gola.

"Lei mi piaceva, ma aveva sviluppato un attaccamento ossessivo compulsivo e quando decisi di troncare con lei, si tolse la vita. Trevor disse che soffriva di depressione e vari disturbi mentali certificati da un suo amico psichiatra che la portarono a tanto."

"Sono due versioni completamente diverse. A chi dovrei credere secondo te?"

Il mio tono perennemente accusatorio le fece ben comprendere quanto le credessi poco; nonostante ciò il suo volto sembrava sinceramente ferito. Fece come un'espressione rassegnata, per poi alzare lo sguardo e puntarlo dritto sul mio, avvolgendo le mie mani con le sue.

"So bene che non mi credi, come biasimarti. Ma, ti prego, non basarti su una storia per trarre le tue conclusioni."

Non seppi bene come rispondere a quella sua quasi disperata richiesta. Continuai ad osservarla con attenzione per cercare di scorgere anche solo un briciolo di imperfezione nella sua compostezza per cercare di far vacillare la sua struttura, ma nulla mi fu d'aiuto. Quando la mia mente, precedentemente assuefatta dalla sofferenza che vedeva mostrarsi dinanzi, tornò al suo stato di concentrazione, mi decisi nel continuare quella conversazione portando in tavola un altro argomento. Speravo che tale incertezza emotiva l'avrebbe portata a rispondere con sincerità.

"Cosa vuoi da me? Insomma, conosco il mio "ruolo" qui, ma tu cosa vuoi? Prima mi violenti, poi mi chiedi di baciarmi e infine mi porti con te al locale ad aspettarti mentre ti diverti con una di quelle ragazze. Cosa vuoi, Selene?"

"Trevor vuole-"

"Non ti ho chiesto del signor Trevor, ho chiesto cosa vuoi tu."

Selene non rispose subito. Si osservò intorno come a voler cercare una via di fuga, mentre la sua gamba prese a muoversi convulsamente per il nervoso e le sue dita iniziarono a torturarsi a vicenda, causando diversi graffi e ferite di minimo impatto; mi accorsi solo in quell'occasione di avere il suo stesso tic nervoso.

"Tu...mi piaci, Sara."

"Allora perché ti comporti così? Perché mi tratti cosìmale?"

"Perché sono fatta così!"

D'improvviso sbraitò, alzandosi di scatto per poi raggiungere la porta chiusa e poggiare una mano sulla maniglia con l'intento di varcarne la soglia. Rimase ferma lì, dandomi le spalle, per qualche secondo, probabilmente attendendo un mio responso che non tardò ad arrivare.

"Beh...sei un mostro."

Non so bene da dove mi venne tale coraggio, ma vidi benissimo il suo sguardo truce divorarmi l'anima nel momento in cui si girò nuovamente. Mi spinse contro il materasso, sovrastandomi come quando mi usava a suo piacimento poco tempo prima, portando il volto talmente vicino al mio da poterne percepire il respiro pesante e accelerato sulla pelle. Il mio cuore prese a battere come un pazzo finalmente felice di essersi liberato dalla gabbia di cura, la gola mi si seccò, gli occhi presero a bruciare. In quel momento mi resi conto che, anche se la situazione era migliorata in mio favore, restavo comunque al gradino più basso della scala alimentare e, sicuramente, non potevo permettermi tali risposte; la mano di Selene avvolta intorno al mio collo, intenta a stringere con dedizione, me lo ricordò bene. La sua espressione animalesca mutò d'improvviso e, in un istante, si separò da me, raggiungendo nuovamente la porta che affacciava al corridoio superiore. Mi guardò un'ultima volta, prima di girarsi definitivamente e varcare quella soglia che a me sembrò così lontana, talmente impossibile da raggiungere, lasciandomi lì, su quel letto matrimoniale, a cercare di riprendere fiato.
Mi osservai allo specchio poco dopo, notando come l'aggressione di Selene avesse lasciato un visibile livido intorno al collo, nella zona anteriore. Presi un respiro profondo, mantenendo l'aria intrappolata nei polmoni per qualche istante prima di rilasciarla nell'ambiente. Una piccola vibrazione mi distrasse dalle mie azioni, catturando la totalità della mia attenzione. Mi rivolsi verso il comodino che costeggiava la mia zona di letto e vi trovai sopra il cellulare regalatomi dalla fumatrice. Quando lo presi per verificarne le notifiche, trovai un messaggio da un numero a me sconosciuto, all'interno del quale mi veniva garbatamente chiesto un secondo appuntamento. Fui in grado di comprendere a chi appartenesse il numero misterioso, Apollo, ed un sorriso spontaneo mi si formò in volto. Non persi tempo a rispondergli, pregustando già una seconda uscita con lui, un altro po' di tempo trascorso piacevolmente che mi avrebbe aiutato ad attutire le emozioni negative accumulate in quella casa.

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