Capitolo 34

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La mattina seguente mi svegliai con il suo corpo pressato contro la mia schiena, dei costanti baci sul collo ed una sua mano a stringere un mio seno; potevo percepire come fosse già pronta a scaricare ogni suo desiderio.
Aprii gli occhi molto lentamente, trovandomi di fronte la luce limpida del mattino che segnava l'inizio di una nuova giornata; sbadigliai un paio di volte prima di girarmi verso l'altra ragazza per poter osservare il suo volto calmo. Sorrise di poco ed allungò una mano per spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sorrisi d'impulso, ricordandomi solo dopo chi avevo di fronte.

"Buongiorno bambolina."

"Non chiamarmi così."

Il mio tono era serio, freddo. Cercai di essere il più distaccata possibile; avrei tanto voluto scappare, non vederla mai più, ma non potevo. Non potevo chiamare la polizia o cercare aiuto.
Selene sbuffò infastidita dal mio commento, ma non sembrò importarle più di tanto. Fu solo quando bloccai la sua mano sotto la maglietta che ebbe una delle sue classiche reazioni; mi guardò in cagnesco e si alzò di colpo dal materasso sul quale eravamo entrambe sdraiate, quasi urlando dalla rabbia, per poi lanciare un pugno contro una delle ante dell'armadio. Il legno, poiché molto spesso, non si ruppe, ma le sue nocche presero a sanguinare all'istante. Si guardò la mano per qualche secondo e, come colpita improvvisamente da un'ondata di calma, si diresse in bagno sotto il mio sguardo sconvolto.
Notando che non era ancora tornata, la raggiunsi dopo diversi minuti. Bussai alla porta, ma non ottenni risposta, così, consapevole che avrei potuto alterare maggiormente il suo umore, entrai ugualmente. Selene aveva la schiena poggiata al muro, le nocche ferite ormai completamente fasciate ed uno sguardo fisso sul vuoto. La raggiunsi con estrema cautela, aspettando qualche secondo tra un passo e l'altro, fino ad occupare il posto al suo fianco. Lei sembrò come svegliarsi da quel suo stato di trance, girò il capo verso di me e continuò a guardarmi con quella sua espressione dura. Ormai avevo capito che quello non era il momento giusto per instaurare una conversazione, così, come se nulla fosse, mi avvicinai al lavandino e sciacquai il viso più volte come a voler eliminare ogni impurità dell'anima.
Quando la vidi finalmente più calma, mi avvicinai nuovamente alla sua figura e tentai di parlarle.

"Come va la mano?"

Lei fece solo spallucce, senza degnarmi di una vera risposta. Annuii ed imitai la sua posizione contro il muro.

"Se hai finito di fasciare la mano perché non sei tornata di là?"

"Devo andare in bagno."

"E perché non ci sei ancora andata?"

Si girò di scatto nella mia direzione con fare sconvolto, un'espressione che quasi mi fece ridere.

"Hai idea di quanto sia difficile andare in bagno con un'erezione?!?"

A quelle parole non fui in grado di trattenermi, trovandomi a ridere d'impulso quasi senza nemmeno rendermene conto. L'atmosfera sembrava essersi smorzata, tanto che la ragazza tatuata non sembrò irritata dalla mia reazione. Continuò ad osservarmi con tranquillità, sorridendo lievemente al suono delle mie risate, fino a quando il suo volto non mutò istantaneamente di espressione nell'esatto istante in cui, per scherzare, le proposi di darle una mano.
Si avvicinò maggiormente a me con fare predatorio, poggiando entrambe le mani contro il muro, ai lati del mio viso, sorridendo soddisfatta. Le sue labbra si fusero con il mio collo in una serie di baci caldi, lenti, umidi, mentre il resto del suo corpo si pressò piano contro il mio.

"I-io...stavo scherzando."

"Io no."

Rispose solo per poi prendere una delle mie mani per il polso e portarsela molto lentamente sotto i tessuti inferiori. Fu la prima volta che ebbi modo di percepirla con mano ed il mio corpo, d'un tratto, fu come attraversato da un'imponente fuoco selvaggio che portò le mie guance ad infiammarsi di un rosso acceso. Poi la sua mano prese a sfiorarmi in quel punto ben coperto, ben nascosto, e le mie labbra non persero tempo a tradirmi in un lieve mugolio d'apprezzamento.

"Io tocco te, tu tocchi me. Ok?"

Annuii quasi istintivamente, maledicendomi subito dopo per quel gesto impulsivo. Le sue dita presero a muoversi molto lentamente contro la mia pelle mentre l'altra sua mano si posò sul mio fianco e le sue labbra catturarono le mie in un paio di baci affamati prima di tornare nuovamente a risiedere sul mio collo. Come presa di sorpresa, mi paralizzai, trovandomi costretta contro il muro senza muovere un muscolo. Selene mi lasciò dei piccoli morsi alla base del collo mentre, con i fianchi, iniziò a spingersi piano contro la mia mano.

"Muovi quella cazzo di mano."

Il suo tono di voce esprimeva chiaramente un comando, ma percepii anche una punta di necessità; così, come risvegliata dalla sveglia un lunedì mattina, feci come da lei richiesto e diedi alla mia mano, seppur titubante, il comando di muoversi.
Il momento d'intimità venne interrotto quando, d'improvviso, la suoneria del suo cellulare, quel maledetto cellulare che portava sempre con sé, iniziò a diffondersi improvvisamente nella stanza. Selene sembrò non voler sentire quella distrazione, intenzionata a concludere ciò che aveva iniziato, lasciandole riempire l'area delimitata finché non fu più percepita. I suoi fianchi prepotenti mi ricordarono di mantenere in movimento la mano che, per un piccolo istante, aveva smesso il suo lavoro.
D'un tratto la sentii abbassare con premura i tessuti che avvolgevano morbidi le mie gambe per poi prendermi in braccio e lasciarmi sedere sul lavandino poco distante. Il freddo della superficie entrò in contrasto con l'immenso calore provato dalla mia pelle e, solo per un istante, temetti di poter percepire del fumo fuoriuscire da tale unione. Selene mi tirò di poco verso di lei, in modo da poter usufruire di quella singola parte di me che bramava tanto. Si abbassò gli indumenti e si avvicinò a me, lasciandomi un bacio famelico nell'esatto istante in cui, per l'ennesima volta, prese a farmi sua.
Il telefono squillò nuovamente e questa volta la ragazza tatuata lo afferrò rabbiosamente, lo poggiò sulla superficie vicino a lei e, dopo avermi ordinato di stare zitta, rispose alla  chiamata attivando il vivavoce mentre i suoi fianchi non smisero di muoversi nemmeno per mezzo secondo.

"Cosa vuoi?"

"Gentile come sempre."

Era la voce di Apollo. Sembrava come divertito da quell'interazione. Vidi Selene alzare gli occhi al cielo mentre una sua mano si premurava fi tenermi tappata la bocca in modo da potersi assicurare che non disobbedidssi al suo ordine. L'imbarazzo provato in quel momento fu tale da farmi pentire di essere in quella situazione.

"Si può sapere dove sei finita? Ti sto aspettando qua davanti come mi hai chiesto. Dobbiamo trovare questa misteriosa sorella, ricordi?"

"Certo che lo ricordo. Scendo tra poco."

"Ma-"

Selene chiuse la chiamata senza attendere oltre la replica di Apollo; mi liberò le labbra ed usò entrambe le mani per stringermi i fianchi mentre la sua fronte si pressò costante sulla mia spalla. La sentii fermarsi poco dopo, prendendo poi un sospiro di sollievo. Dopo essersi allontanata del tutto dalla mia figura e rivestita, mi impose di ripulirmi in fretta e raggiungerla al piano di sotto. Avevo gli occhi lucidi, ma stranamente nessuna lacrima segnò le mie guance e mi affrettai per l'ennesima volta a fare come da lei ordinato, raggiungendola davanti la porta di casa pochi minuti dopo.

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