Tornammo alla villa quella sera stessa, poco dopo la spiacevole discussione avvenuta in quella casa sicura che fungeva da ritrovo per le anziane signore. Dana era stranamente assente, fu impossibile percepire il suo passaggio tra le stanze, come se fosse stata portata via da un vortice ignoto.
Cercai di allontanarmi a passo spedito dalla ragazza tatuata, ma a nulla servirono i miei scatti veloci; la sentii afferrarmi per un braccio, le unghie salde nella carne, mentre le sue labbra presero a borbottare un qualcosa di incomprensibile. Cercai di opporle resistenza quando il suo piede oltrepassò il primo gradino della scalinata che portava al piano di sopra, ottenendo in tutta risposta uno sguardo talmente truce da permettermi di percepire un freddo gelante paralizzarmi la spina dorsale.
Quando raggiungemmo la camera da letto, il mio cuore sembrò come paralizzarsi; Selene mi spinse con forza contro il letto ancora disfatto da quella mattina e si fiondò a cavalcioni su di me, bloccandomi i polsi sopra la testa con una presa ben salda. Il suo ghigno perverso si fece strada sul suo volto nell'esatto istante in cui le sue gambe si premurarono di divaricare le mie, consentendole di impossessarsi di quel posto che tanto agognava occupare.
Trattenni il respiro quando la vidi avvicinarsi al mio viso, percependo le sue labbra sulle mie in un bacio avido di potere per poi soffermarsi poco sopra la spalla; il suo respiro caldo si scontrava lento alla base del mio collo e le parole sembrarono uscire a malapena dalla sua gola."Sei stata forte prima. Non pensavo ne avessi il coraggio."
Cercai di dimenarmi nella speranza di riuscire a farle allentare la presa sui polsi, ma la forza che vi stava applicando era talmente tanta che, ne ero sicura, avrebbe lasciato il segno. Selene allontanò di poco il suo busto dal mio, mi osservò con attenzione, quasi incuriosita dalla mia figura come se fosse la prima volta che permetteva ai suoi occhi di scrutarmi con tale enfasi. Poi una sua mano, che prima era occupata a bloccarmi i movimenti insieme alla compagna, scese rapida lungo il mio corpo e, senza alcun preavviso, la sentii insinuarsi sotto i pantaloni, portando il mio intero essere ad agitarsi per lo stupore, cercando ancora una volta di liberarsi dalla sua presa. Sorrise, si leccò le labbra e si avvicinò al mio orecchio mentre la sua mano prese a muoversi costante.
"Tuttavia, sei stata una bimba cattiva. E come tutte le bimbe cattive..vai punita."
Quelle parole le uscirono tetre dalle labbra ed il sangue, che prima pompava forte per cercare di liberarsi, ora si gelò di colpo, il respiro si spezzò e tutto il mio corpo prese a tremare.
La mia mente ed il mio cuore sembravano scontrarsi senza esclusione di colpi, bloccati in un turbinio di emozioni che non riuscivo a decifrare. Sapevo bene che ciò che stava accadendo era terribilmente sbagliato, ma qualcosa dentro di me, quella piccola e fastidiosissima vocina che mi ripeteva che c'era del buono in lei mi portò a smettere di scalciare e strattonare le braccia in cerca di libertà, assumendo così una nuova strategia.
Stetti al suo gioco; mi feci baciare e la baciai. Fui in grado di percepire la sua mano allentare la presa sui miei polsi dopo poco ed il suo sorriso inarcarsi sulla mia pelle. Quando finalmente mi lasciò, portai le mani dietro la sua schiena stringendo con forza il tessuto che ne ricopriva i contorni, strizzando gli occhi quasi senza rendermene conto sotto il suo abile tocco. Ciò che stava facendo al mio corpo paralizzò ogni mia parte razionale, portandomi quasi a chiedere di più; aveva il controllo e lo sapeva bene.
Si allontanò da me poco dopo, lasciandomi come assente su quel letto ora disfatto e prese ad osservarmi come un trofeo vinto ad una qualche competizione d'alto livello, ridacchiando divertita mentre nascondeva le mani in tasca in un vano tentativo di eliminare la mezza erezione presente. Mi sentii sporca, ma in qualche modo anche appagata, trovandomi a vagare nuovamente al centro di quel turbinio di emozioni contrastanti.
La vidi poi sedersi sul bordo del letto, allungare una mano verso uno dei tanti pacchetti di sigarette disposti sul comodino estraendone un bastoncino infiammabile per poi dargli fuoco ed aspirarne il fumo. Mi tirai su poggiando il busto contro la spalliera del letto, osservandola con occhi indignati, rendendomi conto troppo tardi del mio interesse nei confronti della sua salute. Lei, come suo solito, sembrò intercettare ogni mio pensiero; abbozzò un mezzo sorriso e si posizionò al mio fianco. Era tranquilla, come se nulla di ciò che era successo poco prima, come se il puntare una pistola alle mie amiche, non fosse mai accaduto."Fumare mi aiuta a rilassarmi."
"Non m'importa."
"Ma davvero? Il tuo sguardo suggerisce il contrario."
Commentò, rilassando le spalle contro la testiera, aspirando una quantità eccessiva di fumo. La osservai infastidita dalla sua calma e, consapevole di non poter abbandonare la stanza, mi sdraiai sul fianco in modo da darle le spalle. Il silenzio fece da padrone per qualche minuto, prima di concedermi nuovamente la supremazia.
"Perché fai così?"
"Di che parli?"
Mi girai nuovamente quasi di scatto nella sua direzione e le lanciai uno sguardo truce, completamente accigliata. La luce accesa all'interno della camera si sovrappose a quella naturale ormai sempre più tenue, venendo a creare un magnifico contrasto di colori che si riflettevano contro il volto della ragazza semi seduta al mio fianco; la sigaretta ormai terminata lasciata a riposare all'interno del piccolo posacenere in ceramica posto sul comodino accanto al pacchetto mezzo vuoto.
"Un minuto prima sei dolce e quello dopo una psicopatica che va in giro con una pistola. Devo fare attenzione a cosa dico o faccio per paura di una tua reazione mentre tu puoi fare qualsiasi cosa senza prendere in considerazione i miei sentimenti."
Mi pentii subito dopo aver detto quelle parole e portai il busto lievemente indietro mentre il mio sguardo non perse per un istante il suo. Lei non sembrò irritata da ciò che le avevo detto, era impassibile, immobile come una statua, mentre continuava a scrutarmi con quegli occhi profondi. Poi sorrise.
"Ti sei fatta coraggio, bambolina."
Selene si alzò dal letto, raggiunse l'armadio e si cambiò i vestiti, infilandosi il pigiama, per poi tornare verso la mia direzione con in mano un paio d'indumenti che selezionò appositamente per me. Ignorò il mio discorso come se non fosse mai avvenuto e mi costrinse a sottostare ad un suo abbraccio saldo.
"Dormi. Domani dobbiamo alzarci presto."
"Perché?"
Infilò una mano sotto la mia maglietta in modo da poter raggiungere indisturbata uno dei seni mentre il resto del suo corpo si compresse maggiormente contro la mia schiena. Mi lasciò un bacio umido sul collo, per poi poggiare la sua guancia contro la mia, impedendo al mio orecchio di percepire con chiarezza ogni singolo suono.
"Andiamo a cercare mia sorella."

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Sara
RomanceLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...