La mattina seguente i raggi di luce che penetrarono abili attraverso la finestra socchiusa, che a sua volta permetteva il passaggio della fresca aria mattutina, raggiunsero le mie palpebre addormentate, portandomi ad abbandonare gradualmente il regno di Morfeo per tornare a puntare i piedi alla cruda realtà. Quando fui completamente cosciente, mi resi conto che la parte del letto in genere occupata da Selene era vuota. Non gli diedi molto peso e, dopo aver steso con accuratezza i muscoli ancora intorpiditi dalla notte passata, mi recai in bagno, dove ero sicura vi avrei trovato la padrona di casa.
I baci silenziosi scambiati quella notte mi resero quasi impossibile prendere sonno, tanto da trovarmi a fingere la trance mentre Selene si rigirava nel letto. Convinta che non la stessi ascoltando, continuava a ripetere di voler cambiare, di voler diventare migliore, ma le parole non erano chiare e la voce usciva a fatica ancora comandata dall'alcol mentre il sonno iniziava a impossessarsi di lei.
Raggiunsi la porta del bagno con leggerezza, come trasportata da una fresca brezza estiva, e ne varcai la soglia, spinta da un velo di positività. Il sorriso sul mio volto scomparve non appena mi resi conto che quella stanza era vuota, fredda come se non fosse stata usata dal giorno prima. Rimasi qualche istante ad osservare la mia immagine riflessa sullo specchio, un lieve accenno di occhiaie che non sembravano voler andare via. Sciacquai ripetutamente il volto e, dopo aver terminato il rituale mattutino, scesi al piano di sotto dove trovai Dana già operativa, intenta a preparare la colazione; quella mattina aveva deciso di cucinare dei pancakes con la marmellata di fragole e lamponi. Non appena si rese conto della mia presenza, mi sorrise e si avvicinò per avvolgermi in un caldo abbraccio materno. Non le chiesi dove fosse Selene, non volevo turbare il suo sereno stato d'animo.
Dopo colazione, mi recai verso l'esterno dell'abitazione per prendere una boccata d'aria ed ammirare la natura circostante a contatto con la fresca erba del mattino. Camminai verso il mio punto preferito, una zona sempre posta all'ombra, coperta da un paio di alberi secolari, dimora di diverse famiglie di volatili, e costeggiante un laghetto artificiale che fu costruito su richiesta dalla famiglia Devis. Selene era lì, sdraiata sul prato ancora umido dall'innaffiatura notturna, le braccia riposte sotto il capo, una gamba alzata in modo da permettere alla pianta del piede di toccare il suolo, gli occhi chiusi privi di rilassamento poiché le palpebre risultavano essere di poco strizzate, come se qualcosa le stesse importunando. Quando si rese conto della mia presenza, si alzò quasi di scatto e sorrise, avvicinandosi a me come con cautela mentre con una mano prese a grattarsi la nuca. Sembrava imbarazzata, così impacciata da risultare persino adorabile, trovandomi a non poter fare a meno di sorridere intenerita."Buongiorno."
Salutò, avvicinandosi maggiormente per potermi avvolgere tra le sue braccia come farebbe una normale coppia. Ricambiai quel saluto seppur non chiaramente e ci sdraiammo su quel prato così fresco da inebriare la schiena. Selene sembrava serena a vederla, ma presentava comunque un non so che di pensieroso, così, con la speranza di non turbare il suo quieto stato d'animo, mi decisi a provare ad investigare.
"Tutto bene? Sembri pensierosa."
Non rispose subito; annuì piano con il capo, poi estrasse il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e ne prese una, infuocandola subito dopo per inalarne i fumi. Attesi pazientemente un suo riscontro mentre la osservai maneggiare un foglietto di carta tutto stropicciato, lo stesso foglietto che le aveva dato Apollo la sera prima. Me lo porse, invitandomi ad aprirlo per poterne leggere il contenuto, rivolgendole poi un'espressione confusa subito dopo aver prestato la mia attenzione alle poche parole scritte sopra.
"È un indirizzo."
Sospirò guardando con astio il vuoto. Si portò la sigaretta nuovamente alle labbra, inspirò a fondo e, questa volta, trattenne il fumo più del solito per poi permetterne l'uscita attraverso le narici. Il mio sguardo fisso sul suo volto ricadde immancabilmente sul piercing abilmente avvolto intorno al labbro inferiore mentre la mia mente continuava ad attendere di sentire ancora una volta il suono della sua voce.
"A quanto pare Apollo è riuscito a trovare la donna che mi ha messo al mondo."
"Hai intenzione di incontrarla?"
"Non lo so ancora. Abbiamo altre cose in ballo al momento."
Si alzò di scatto, gettò ciò che ne restava della sigaretta al suolo schiacciandola con cura con la scarpa e si sistemò i vestiti di poco stropicciati. Quando si girò indietro a guardarmi, allungò una mano per invitarmi a raggiungere il suo livello, sorridendo.
"Abbiamo un matrimonio da organizzare."
Sorrisi nel sentire quelle parole e mi affrettai a seguirla all'interno della villa, dove vi trovai, con mia sorpresa, il signor Trevor intento a degustare con signorile eleganza una semplice tazzina di caffè. Non appena si rese conto della nostra presenza, sorrise, poggiando il piccolo contenitore sul piattino riposto sul tavolo in legno, alzandosi a fatica subito dopo, per poi raggiungere la nipote ancora ferma al mio fianco. Nel notare lo sguardo serio di Selene e la velocità che impiegò nel distaccarsi da me, non potei fare a meno di chiedermi se la sua decisione di cambiare atteggiamento dipendesse dal ritorno dello zio; probabilmente lei sapeva già che si sarebbe presentato quella mattina e si premurò di sistemare la situazione il più in fretta possibile oppure si trattava solo di una gran coincidenza.
Insieme a lui vi erano un paio di ragazzi intenti a sfogliare un catalogo ed una ragazza al telefono, evidentemente nervosa, che cercava di prendere degli appuntamenti. Ne dedussi che, dato l'ovvio motivo che ha portato il signor Trevor a tornare, quei tre avrebbero giocato un ruolo fondamentale nell'organizzazione del matrimonio. Uno dei due, dal capello corto e biondo, bassino e quasi scheletrico, si avvicinò con un sorriso che avrei giurato sarebbe riuscito a toccare le estremità degli occhi, portando con sé il catalogo che poco prima era gelosamente custodito da entrambi."Buongiorno, buongiorno. Abbiamo selezionato alcuni colori per le decorazioni e diversi gusti per la torta, dovete solo scegliere quale volete. Marta sta cercando la location."
Disse girandosi per poterci indicare la ragazza ormai furiosa urlare contro il telefono. Quando si rese conto di essere osservata, cambiò totalmente espressione e scosse di poco il palmo in aria in segno di saluto, tornando subito dopo a dialogare con la persona all'altro lato della cornetta. Il ragazzo davanti a noi fece spallucce, accompagnando il gesto da un piccolo verso divertito, per poi riportare la sua attenzione a noi.
"Preferite spiaggia, montagna o chiesa? Sapete cosa? Non importa, ci pensiamo noi."
Io e Selene ci scambiammo uno sguardo confuso. Di certo non ci aspettavamo che un gruppo di estranei avrebbe organizzato tutto senza nemmeno interpellarci più di tanto. A me non interessava poi tanto, ma la ragazza tatuata sembrò alquanto infastidita dalla situazione bizzarra che si stava creando. La vidi prendere un respiro profondo, probabilmente per impedire alla rabbia di fuoriuscire, poco prima di avvicinarsi allo zio con passo sicuro.
"Che ci fanno loro qui? Ti avevo espressamente detto che-"
Il signor Trevor la zittì con un gesto della mano, assumendo un'espressione infastidita come se si trovasse davanti una mosca che non ne voleva sapere di lasciarlo in pace. Nel vedere con maggiore attenzione il suo comportamento nei confronti della nipote, mi si spezzò il cuore, riuscendo in parte a comprendere il perché del carattere di Selene, sviluppatosi come conseguenza all'educazione ricevuta in passato.
"Tutto questo non è di tua competenza. Dedicati piuttosto a fare ciò per cui ho pagato."
Affermò serio, squadrando la mia figura da capo a piedi. Notai come i pugni della padrona di casa si strinsero talmente tanto da riuscire senza ombra di dubbio a lasciare dei segni profondi sui palmi con le unghie. La raggiunsi nell'immediato e le avvolsi un braccio con le mani per cercare di placare il suo stato d'animo ora visibilmente irrequieto, mentre il signor Trevor si girò verso i tre ragazzi per poter rispondere a delle domande riguardanti l'organizzazione del matrimonio. Selene puntò i suoi occhi seri su di me e, dopo qualche secondo di attenta attesa, accennò ad un sorriso che non persi tempo a ricambiare. Sapevo che avrebbe dovuto mantenere l'accordo preso con l'anziano signore ed in cuor mio speravo solo di non dover più rivedere quel lato oscuro di lei che tanto mi terrorizzava. Il signor Trevor ripose nuovamente la sua attenzione su di noi e ci osservò come infastidito.
"Che stai aspettando? Va di sopra e ingravida questa ragazza!"
Quasi urlò, iniziando a gesticolare come un pazzo. Selene abbassò il capo, mi prese per mano e mi trascinò con sé verso le scale, osservandomi con mortificazione in volto.

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Sara
Roman d'amourLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...