Il processo sembrò non raggiungere mai una fine; a turno io e Selene venivamo chiamate a testimoniare per cercare di rendere chiara la situazione al giudice in modo da permettergli di emanare una sentenza il più corretta possibile; i miei vuoti di memoria, però, non erano per niente d'aiuto.
"Signorina, com'è iniziato tutto?"
Osservai l'uomo in tunica poco distante da me, deglutii pesantemente e presi un respiro profondo dopo aver spostato la mia attenzione sulla ragazza incatenata.
"Sono stata portata via su un furgone e...venduta."
"Venduta a chi?"
Selene mi fece cenno col capo come a rassicurarmi, invogliandomi quasi a fare il nome di suo zio. Mi grattai il dorso del pollice con l'indice in maniera quasi ossessiva e permisi al mio sguardo di perdersi nel vuoto.
"Al signor Trevor. È il parente adottivo di Selene."
Il giudice si prese qualche secondo per leggere le carte poste davanti a lui, poi annuì e permise all'avvocato difensore di Selene di farmi le domande che si era preparato.
Lo vidi alzarsi con compostezza dal suo posto a sedere, schiarendosi la gola mentre le mani si premurarono di allacciare il bottone della giacca blu. Si avvicinò al mio banco e poggiò una mano su di esso, alzando un sopracciglio con aria saccente."Signorina, mi dica, è vero che lei ha visto l'imputata solo dopo essere stata portata alla tenuta del signor Trevor?"
Feci cenno di sì con il capo, ma dovetti rispondere oralmente per la verbalizzazione del processo. La mia voce risultò flebile, faticava ad uscire, e ad ogni suono che cercavo di emettere sembrava di avere dei coltelli conficcati in gola.
Notai Selene osservarmi per tutto il tempo; il suo volto mostrava una stanchezza che faticava a nascondere. In quel tempo passato con lei, imparai gradualmente a riconoscere le sue espressioni; poteva apparire sempre impassibile ad un occhio non allenato, ma i miei impararono a percepirne ogni minuscolo movimento. Potevo vedere quanto in quel momento fosse stanca, delusa, a tratti impaurita. Era venuta in questo paesino con una speranza; non ci saremmo di certo aspettate di scoprire di essere imparentate per poi successivamente dover affrontare un processo.
Mi sarei dovuta sentire sollevata; finalmente avevo ritrovato la mia famiglia, ero stata liberata e chi mi aveva strappato dalla mia vita l'avrebbe pagata; eppure perché percepivo in me una sensazione di angoscia? Tutto quello che volevo era lasciare quell'aula e scappare lontano, affiancata da Selene, potendomi finalmente sentire libera come quegli uccelli che spiccano il volo senza curarsi di ciò che hanno intorno."Signorina, mi sente?"
I miei occhi si spalancarono per un istante e la mia mente, persa nei pensieri, tornò bruscamente alla realtà.
"S-sì?"
"Le ho chiesto se la mia cliente ha dimostrato segni di essere a conoscenza della situazione."
L'avvocato di Selene aveva scelto una strategia abbastanza valida. Avevo intuito come stesse cercando di scagionare la ragazza in manette addossando tutta la colpa a Trevor. In cuor mio speravo che la sua tattica avrebbe funzionato, ma una parte di me sapeva che non sarebbe stato così.
"No, non sapeva niente."
"E mi dica, ha per caso tentato di opporsi a questa iniziativa?"
"Sì."
"Non ho altre domande, vostro onore."
L'avvocato si mise a sedere e subito dopo fu il turno del mio. Si alzò prontamente dalla sua postazione e, con un sorrisino sicuro, si avvicinò a me.
"Signorina, per tutta la sua permanenza in quella tenuta, l'imputata non ha provato in alcun modo a contattare la polizia per favorire le indagini, è corretto?"
"Sì."
"Ed è altrettanto corretto che, per la maggior parte del suo tempo, se non per tutto, trascorso con lei ha abusato fisicamente di lei?"
Ripensare a quei momenti fu come farsi schiacciare da un treno in corsa; i polmoni iniziarono a fare male ed il respiro ad accorciarsi, mentre il cuore perse un battito, sentendolo stringersi come a voler scomparire. Avevo volontariamente rimosso quegli avvenimenti dalla mia memoria e doverli ripescare, seppur solo per qualche secondo, risultava estremamente doloroso.
"S-sì."
"Non ho altre domande, vostro onore."
Il giudice annuì e mi permise di tornare al mio posto, annunciando che a breve sarebbe iniziato il turno di Selene.
Le sue domande furono molto simili alle mie e, in linea di massima, le risposte combaciarono quasi completamente. Cercò di spiegare la situazione al di là delle semplici risposte brevi, ma non glielo consentirono. Poco dopo, il giudice e la commissione si ritirarono per valutare quale sarebbe stata la sentenza ed i miei occhi iniziarono a lasciar scorrere lacrime amare, consapevoli che non l'avrei più rivista. Decisi dunque di alzarmi dal mio posto e dirigermi a passo calmo verso di lei; le guardie si misero subito sull'attenti, ma non mi impedirono di avvicinarmi alla sua sagoma."Hey."
Sussurrai. Il suo sguardo era basso verso le sue mani; si stava grattando nervosamente il dorso del pollice con l'indice e, solo in quel momento, mi resi conto che possedevamo lo stesso tick. La vidi alzare lentamente il capo e, non appena i suoi occhi furono saldi sui miei, sorrise; un sorriso tenero, quasi rassicurante.
"Come stai? Non sembri tanto in forma."
Quasi sussurrò, cambiando immediatamente espressione. I miei occhi presero a bruciare insistentemente mentre cercarono di cacciar via le lacrime; azione che, a quanto pare, risultò impossibile. Scossi la testa e mi avvicinai maggiormente a lei, facendo cenno alle guardie di non preoccuparsi. Non appena fui abbastanza vicina, avvolsi il suo collo con le mie braccia e le lasciai un casto bacio sulle labbra, per poi accarezzarle il volto contuso.
Il momento venne interrotto dal rumore della porta che annunciava il ritorno della corte di giuria accompagnata dal giudice incaricato del caso. Riprendemmo tutti i nostri posti attendendo con trepidante silenzio il responso. Passarono un paio di minuti, un tempo che a me sembrò infinito, prima di sentire finalmente la voce del giudice.
Si mise gli occhiali, sfogliò con attenzione i documenti e prese il foglio che avrebbe dovuto leggere per poi schiarirsi rumorosamente la voce."Singorina Selene, con l'accusa di sequestro di persona e stupro, la condanno a scontare otto anni di reclusione nel carcere femminile di Scandolf. Sotto attenta valutazione della giuria, non sarà sottoposta a castrazione chimica, ma una volta terminato il periodo di reclusione, non le sarà possibile avere alcun tipo di contatto con la signorina Shamira. Alla famiglia della vittima dovrà risarcire una somma in denaro pari a tre milioni di euro e versare mensilmente una quota pari a seicento euro per le cure mediche della ragazza. Con questo, la corte si ritira."
I miei occhi furono invasi prepotentemente dalle lacrime e il mio cuore sembrò fermarsi, forse per sempre. Vidi le guardie prendere a forza Selene e portarla verso l'uscita dell'aula mentre tutti i presenti esultarono entusiasti. Il suo sguardo preoccupato mentre mi chiamava disperatamente, cercando di contrastare le guardie, fu l'ultima cosa che vidi; poi il buio mi avvolse.

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Sara
RomansaLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...