Quella stessa sera il terrore prese ad assalirmi dall'interno, abilmente nascosto nel profondo della mia anima come un'ombra che, funesta, si cela tra le sue simili. Non riuscivo a muovermi, ogni piccolo muscolo del mio corpo tremava talmente forte da farmi comprendere che ciò che stavo provando in quel preciso istante non era freddezza, ma pura e terrificante paura.
Rimasi immobile in quella stanza che mi aveva fatta sentire al sicuro da quando avevo messo piede all'interno dell'immensa villa, osservando con attenzione ogni suo piccolo aspetto, dal pavimento chiaro ai muri intonacati, fino a raggiungere i mobili che fino a pochi minuti prima contenevano con estrema maestria tutta la mia roba.
Dana fu comprensiva nei miei riguardi e mi permise di sostare per tutto il tempo necessario fino a quando non si trovò costretta a risvegliarmi dai miei freschi ricordi, ricordandomi che di lì a breve avrei giaciuto con colei che era destinata a possedermi in eterno. Il solo pensiero di concedermi, di doverle permettere di usarmi ogni qualvolta ne sentisse il bisogno come un oggetto di misera importanza, mi portò a percepire un tenue bruciore agli occhi che, ormai, conoscevo fin troppo bene. Trattenni un singhiozzo mentre abbandonai quella stanza che, probabilmente, non avrei più rivisto e presi a camminare accompagnata dalla badante verso quella che sarebbe stata la mia nuova zona notte. Il mio passo così lento e tremolante portò la donna ad avvolgermi protettiva con un braccio, regalandomi subito dopo un sorriso di quelli rassicuranti che mi portò ad allungare di poco le labbra di rimando.
Quando finalmente mi decisi a mettere piede nella nuova area, un sospiro di sollievo abbandonò automatico il mio petto, constatando come il posto contornato dalle mura spesse che caratterizzavano la villa fosse ancora deserto, lasciato a sé stesso, in balia del suo misero silenzio. Salutai la badante e, dopo essermi resa conto della presenza di un secondo armadio che, senza alcun dubbio, avrebbe contenuto i miei abiti, mi affrettai a cambiarmi in qualcosa di più comodo e adatto alla situazione notturna, sedendomi poi nel lato destro del letto che osservava statico i due armadi, trovandomi a giocherellare con le mie stesse dita mentre l'indice si premurava di grattare il dorso del pollice con estrema attenzione. La stanza in sé non era niente male; più grande di quella in cui ero stata abituata a riposare, possedeva un paio di finestre perfettamente serrate che andavano ad abbellire il muro spoglio sul quale si affiancava il materasso matrimoniale e i comodini, estremamente lucidi e levigati, risaltavano con il loro colore splendente, andando a spezzare, in parte, la monotonia della camera. Sorridendo quasi senza rendermene conto, arrivai a pensare che quel posto sarebbe potuto essere davvero rilassante se solo non avessi avuto quei pensieri negativi che, imperterriti, continuavano a volermi terrorizzare nel profondo.
E come se una sorta di forza telepatica si fosse messa in gioco, la porta si aprì e il mio petto smise di alzarsi per qualche istante, portando il mio capo a prestare la sua più completa attenzione alla figura che aveva appena attraversato la porta, osservando i suoi contorni con sguardo terrorizzato. Aveva i capelli umidi e leggermente scompigliati, un asciugamano sulle spalle; al petto una fascia sportiva che celava le sue forme, mentre i pantaloni, scuri come la notte, fasciavano le gambe andando a terminare di poco sopra la caviglia, coperta a sua volta da un paio di calze bianche. Mi osservò per un istante, mantenendo la stoffa impiegata per asciugare il volto salda tra le sue dita, per poi dirigersi al suo armadio, permettendomi di ammirare la sua schiena che presentava ancora delle gocce d'acqua che, nonostante gli sforzi, non erano morte insieme alle compagne."Quello è il mio posto."
Mi informò calma mentre si preoccupò di prendere una maglietta a maniche corte dal suo armadio per poi infilarsela con maestria, girandosi poi per lasciarmi uno di quegli sguardi intimidatori che mi portavano sempre a tremare di paura. Non appena le mie orecchie percepirono le sue parole, mi affrettai a spostarmi di lato, lasciandole così il posto che tanto agognava e permettendo al suo ghigno soddisfatto di mostrarsi sotto quella freddezza che era solita rendere pubblica. Non appena la vidi fare un passo verso di me, quasi senza rendermene conto, fui lesta a stringere le lenzuola con quanta più forza possibile, cercando disperatamente di contenere il tremore che, senza alcun dubbio, si era fatto evidente. Il mio sguardo era perso nel vuoto, non riuscendo a trovare il coraggio di sostenere il suo, e le mie gambe si avvicinarono al petto, portandomi ad assumere quasi la forma di un riccio. Alzai lo sguardo confusa quando la sentii ridacchiare divertita e solo allora mi resi conto che aveva già raggiunto il bordo del letto; scostò di poco le coperte e ci si infilò con calma, senza mai staccare il suo sguardo dal mio, restando seduta con la schiena poggiata contro il poggiatesta, mentre le sue labbra vennero umidificate dalla lingua.

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Sara
RomansLa vita di una ragazza viene stravolta quando, dopo aver perso la memoria, si troverà costretta in casa di sconosciuti; la sua libertà comprata. Trattata come un oggetto di poco valore, riuscirà a conquistare nuovamente il libero arbitrio o resterà...